Fedeltà, recensione: tradimento e inganno nella nuova mini serie Netflix

Fedeltà è la nuova serie tv italiana Netflix che si focalizza sull'amore, gli inganni e le bugie di una coppia allo sbaraglio.

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a cura di Valentina Valzania

Gelosia, ossessione e sesso sono i temi centrali di un matrimonio qualsiasi, felice ma insicuro, stabile apparentemente ma, nel profondo, intriso di dubbi e di segreti nascosti negli angoli più reconditi della loro relazione. Sono questi anche i temi principali che costituiscono Fedeltà, la nuova limited series italiana di Netflix, composta da 6 episodi di durata media, tratta dall’omonimo romanzo di Marco Missiroli,  finalista al 73° Premio Strega e vincitore del Premio Strega Giovani. Dato il tema dell'amore tormentato sotto ogni suo aspetto, Netflix ha deciso di renderlo disponibile a partire da domani 14 febbraio, proprio per l'attesissimo San Valentino. Una scelta molto interessante e, soprattutto, estremamente cinica, proprio come il prodotto seriale di per sé.

Fedeltà è un titolo scritto da Alessandro Fabbri, Elisa Amoruso e Laura Colella, diretto dal regista Andrea Molaioli che sicuramente conoscerete già per La ragazza del lago e Suburra - la serie. Anche il cast vanta nomi già conosciuti nel panorama cinematografico italiano a partire da Michele Riondino che interpreta il protagonista Carlo Pentecoste, passando per Lucrezia Guidone nel ruolo della moglie, Margherita Verna, fino ad amici e parenti della coppia. Si tratta di una serie che cerca di raccontare le dinamiche di una relazione instaurata da anni ma, per qualche motivo, piena di insidie in parte già radicate nel cuore nei protagonisti e che, proprio per questo, sono pronte a distruggere tutto ciò che si è costruito nel corso degli anni. Un racconto che cerca anche di puntare sull'empatia con il pubblico nel tentativo di affrontare un tema universale, come l'insicurezza di un amore che non ha il coraggio di ammettere i propri errori e le proprie mancanze.

Tradimenti e complicità: il mix perfetto per una coppia imperfetta

Il prodotto Netflix è ambientato tra Milano e Rimini e, prima di tutto, cerca di parlare delle complicazioni che i desideri nascosti portano con sé, anche tra due coniugi sposati e apparentemente felici come Carlo e Margherita. Carlo è un professore part-time di scrittura creativa, appassionato del suo lavoro eppure in una situazione di pura impasse per quanto riguarda la stesura del suo secondo romanzo. Margherita invece è un'agente immobiliare, appassionata e alla ricerca di un nuovo focolare per il loro matrimonio. I due in effetti sono innamorati, lo deduciamo fin dai primi minuti della serie ma non è solo la passione a unirli. Si supportano, condividono costantemente, parlano tra di loro di gran parte dei problemi che li affliggono e tutto sembra filare perfettamente, nulla fuori posto, una normale coppia borghese che cerca di più di quel che ha ma che si stringe nel proprio amore. Eppure, non è così.

C'è qualcosa che si nasconde sotto la parvenza di coppia felice. In realtà avvertiamo che c'è qualcosa di troppo statico, manca forse proprio quella discussione che, sì, è sintomo di mancata armonia ma, allo stesso tempo, permette di scontrarsi e trovare un punto d'incontro. Parte fondamentale di qualsiasi rapporto, probabilmente non solo di quello amoroso. Carlo, che inizialmente sembra solo un grande appassionato di letteratura e scrittura, è in realtà estremamente preso da sé stesso e dai propri desideri e nel suo egoismo si trova anche la forte attrazione verso una delle sue studentesse, la giovane Sofia. Da pochi sguardi e una rapida mano sul fianco capiamo dov'è il problema: l'ego di Carlo che sa di poterla avere e cerca, a malapena, di non provare ad approcciarsi. Dall'altro lato, Margherita fantastica ampiamente sul suo nuovo fisioterapista Andrea, subentrato dopo un infortunio del suo predecessore. E come fa una coppia, così divisa dalla brama sessuale e dai proprie istinti, a volersi focalizzare nella ricerca di una nuova casa a Milano? Da qui, nasce e cresce sempre di più la comprensione di due adulti veramente allo sbaraglio, qualcosa di reale e fastidioso da vedere sullo schermo allo stesso tempo.

La voglia di avere altro, di sperimentare altrove ma, allo stesso tempo, la necessità di avere un luogo dove appartenere con una persona "sicura": questa è la fedeltà fittizia a cui si appella la finta moralità dei nostri protagonisti. Tutto questo, scena dopo scena, fa male allo spettatore. Non perché non si siano già visti dei tradimenti all'italiana in film e serie di ogni genere, ma perché Fedeltà rappresenta perfettamente l'egoismo di due persone che vogliono essere qualcosa oltre a due "semplici" coniugi innamorati, adulti e carichi di responsabilità, ma incapaci di essere sinceri con se stessi e con il proprio partner, perché? Perché la paura di rimanere soli è troppo grande, all'inizio in particolare modo.

Ed è proprio su questo che Fedeltà, pur avendo un enorme impegno alle spalle ed essendo un buon prodotto, rimane troppo legato a degli stereotipi che finiscono per "stuccare" lo sguardo dello spettatore. I due protagonisti, per come sono stati concepiti, vogliono rappresentare l'ipocrisia e il finto buonismo che ci imponiamo di possedere una volta superati i 18 anni e l'impegno, da questo punto di vista, è assolutamente lodevole. Trattare questo tema, secondo questa prospettiva, è molto più interessante del semplice tradimento passionale: c'è di più, c'è la brama di una libertà che di sessuale ha veramente poco, nonostante i tradimenti che vediamo sullo schermo. Però, l'eccessivo egoismo ed egocentrismo che caratterizzano Carlo e Margherita, a lungo andare fanno provare più rabbia che vera empatia con i loro personaggi. C'è troppa mancanza verso l'altro, troppa voglia di mettersi al centro di se stessi e del mondo intero per riuscire a condividere davvero queste complicate emozioni con lo spettatore, senza tagliarlo fuori.

Nel corso degli episodi di Fedeltà, si rimane quasi tagliati fuori dalle narrazioni, dai dialoghi che sono espressione di un ego troppo grande per essere ancora solo lontanamente scalfito da pareri o opinioni personali, sia per quanto riguarda la moglie, sia per quanto riguarda il marito. Ma mettendo da parte l'aspetto narrativo, che si impegna ma finisce per chiudersi molto in sé stesso, regia e fotografia hanno svolto un lavoro interessante e si nota il budget speso per la creazione di questa serie tv Netflix, dal primo all'ultimo minuto. Una visione esteticamente piacevole e accattivante fin dai primi minuti: curata nei dettagli e perfettamente calibrata rispetto a ciò che viene raccontato sullo schermo.

Fedeltà: le problematiche di una coppia egocentrica

In conclusione, si tratta indubbiamente di un prodotto che ha cercato di proporre qualcosa di diverso, pur basandosi su un tema estremamente sfruttato nel cinema contemporaneo europeo e non solo italiano. Il tradimento è in realtà la puntata dell'iceberg dei problemi personali e di coppia che affliggono i due protagonisti, immersi in un mondo in cui forse, in gran parte, non riescono più a ritrovare punti di riferimento, se non nell'altro. Questa prospettiva, funziona ma fino a un certo punto, essendo i due estremamente difficili da sopportare già dopo le prime due puntate, e forse il prodotto Netflix stava cercando proprio questo. Fedeltà è una serie tv ben lavorata, nella media, che forse avrebbe potuto tentare qualcosa di diverso nella scrittura dei personaggi ma che, nell'insieme, ha proposto "l'altra faccia della medaglia".