Film al cinema Febbraio 2020: la nostra classifica

Film al cinema Febbraio 2020. Quali sono stati i film più e meno belli di questo mese? Ecco la nostra lista dei 3 film migliori e dei 3 film peggiori

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a cura di Giovanni Arestia

Quali sono stati i film più e meno belli di Febbraio 2020? Febbraio è giunto al termine con qualche problema, dal punto di vista cinematografico, causato dalla diffusione del COVID-19 che ha portato e sta portando alla chiusura di molti cinema e al rinvio dell'uscita di tanti film attesi per le settimane a venire. Nonostante ciò siamo riusciti a visionare la maggior parte dei film in programmazione ed ecco la nostra lista dei migliori e peggiori film di Febbraio.

Se a gennaio l'elemento principale del mese era stata la varietà, a febbraio abbiamo potuto osservare la lancetta spostarsi verso il ritorno di alcuni vecchi franchise e l'uscita di alcune tra le pellicole più discusse come ad esempio Sonic - Il film e Cats. In ogni caso l'eterogeneità dei generi ha, anche questo mese, permesso di non annoiare mai il pubblico, ma la comparsa di notizie di cronaca più importanti ha nascosto alcune grandi perle e salvato altre cocenti delusioni. Prima di iniziare con la lista ricordo che l'ordine di proposizione è puramente casuale e la classifica vede in totale sei titoli, di cui tre tra i migliori e tre tra i peggiori.

I migliori

Fra i film proposti in sala solitamente alcuni riescono a spiccare sulla concorrenza e ad aggiudicarsi la palma di "migliori" fra i disponibili. Ecco quali sono per noi quelli di Febbraio 2020.

Alla mia piccola Sama

Alla mia piccola Sama, il nuovo documentario della giornalista siriana Waad al-Khateab che ha ricevuto una candidatura agli Oscar come Miglior Documentario e ha vinto i BAFTA proprio in questa categoria, è una perla rara, ma necessaria all'interno di un mare sempre più vasto di contenuti multimediali. È un documentario sul conflitto siriano, il quale risulta assolutamente evitabile così come d'altronde ogni conflitto, ma che come tutte le guerre ha bisogno di essere documentato per far conoscere a tutti gli orrori purtroppo esistenti e che si perpetrano ogni giorno. Alla mia piccola Sama è un film crudo, vero, duro da accettare e difficile da dimenticare. Raccoglie uno spettro emotivo talmente ampio da portare lo spettatore all'interno di un turbinio che lo condizionerà fino alla fine: si passa dall'essere tranquilli, ad una rabbia cieca e dalla tristezza ad una fittizia e momentanea gioia. In poche parole si tratta di uno dei film più cruenti e strazianti che, forse mai, vi capiterà di vedere riguardo alla guerra siriana e vi farà porre talmente tante domande, che l'incessante mancanza di risposte vi porterà ad un'unica e semplice soluzione: la guerra non può mai essere positiva e non può mai essere accettata.

Una visione consigliata a tutti, ma soprattutto a coloro i quali nutrono diffidenza nei confronti delle notizie che fuoriescono dai telegiornali e dai giornali. In questo documentario è tutto vero, non c'è finzione, lo spettatore viene portato proprio nel mezzo dei campi di battaglia reali e dentro il dolore dei civili siriani inermi senza filtri e senza censure, nemmeno ai sogni di rinasciti di chi ancora pone speranze ad una vita normale. La domanda che poi vi assillerà per giorni è quella che, nel cuore del film, Waad pone a sua figlia Sama durante una conversazione ideale: "Mi incolperai per essere rimasta o mi incolperai per essere andata via?". Dietro questa domanda si nasconde tutto il dolore di un popolo ignaro del proprio futuro e di quello che stanno lasciando ai loro figli. Una domanda tanto semplice quanto enigmatica che Waad al-Khateab pone ai suoi concittadini e al mondo intero.

Criminali come noi

Criminali come noi è una commedia argentina diretta dal regista Sebastián Borensztein e che prende ispirazione dal romanzo di Eduardo Sacheri "La notte degli eroici perdenti" (Premio Novel Alfaguara 2016). La commedia ha vinto un premio ai Goya come Miglior film Iberoamericano e offre un ventaglio di personaggi incredibilmente realistico e ben caratterizzato che sa reggere, fin dall'inizio, il ritmo non sempre incalzante e soprattutto il divertimento senza mai abbandonare il messaggio di critica sociale insito nel romanzo da cui si ispira. Il film, infatti, è ambientato durante la crisi argentina del 2001 che divenne celebre per la sua complessità tanto da portare i conti correnti bancari al congelamento e a vietare ai cittadini di prelevare qualsiasi somma di denaro causando proteste in piazza e una grave crisi di governo. Il film inizia con un evento tragicomico: il protagonista Perlassi insieme alla moglie e ad un gruppo di amici e vicini di casa, proprio poco prima dell'inizio della crisi, decidono di investire i risparmi di una vita per creare una cooperativa e si ritrovano, increduli, nel bel mezzo di una grave crisi economica e di una truffa tra un avvocato e il direttore della banca di cui si erano fidati. Sembra l'inizio di un film drammatico, ma provate ad immaginare un incipit del genere in una commedia, e comprenderete bene la difficoltà nel rendere divertente ogni scena.

Pochi, infatti, sono gli esempi riusciti e noi italiani lo sappiamo bene con il grande Mario Monicelli e Totò con la pellicola I soliti ignoti, e Criminali come noi è un altro degno esempio. Tutti i protagonisti riescono a dare vita ad un film tanto sensibile e geniale, quanto assurdo, goffo e imprevedibile che non cade mai nei cliché e negli stereotipi. La forza del film e soprattutto del regista e dello sceneggiatore sta nell'aver rappresentato persone comuni con le loro relative qualità e difetti e riuscire a far immedesimare lo spettatore in essi sperando, fino alla fine, in un lieto fine. Il finale, che ovviamente non spoilererò, è un'altra chicca di Borensztein poiché permette allo spettatore di avere differenti chiavi di lettura ognuna collegata allo stato d'animo che l'intera pellicola ha generato in sé. In conclusione Criminali come noi è una commedia leggera e divertente che farà trascorrere velocemente due ore, ma che alla fine lascerà un messaggio tanto profondo quanto indimenticabile.

Doppio sospetto

Doppio sospetto è il nuovo meraviglioso thriller di Oliver Masset-Depasse già vincitore di ben nove premi Magritte. È un film che racchiude in sé numerosissimi colpi di scena tutti incredibilmente inaspettati e sono poche le pellicole del genere che riescono ad attrarre senza mai cadere nella banalità, ma Depasse riesce a lavorare il genere nei migliori dei modi raccontando una storia intrigante, con un ritmo incalzante e dalla tensione sempre alta creando una costante crescita del senso di inquietudine e di curiosità durante il proseguo della storia. La storia raccontata è quella di Alice e Céline, due madri che vivono all'interno di una bifamiliare e che sono legate da una grande amicizia trasposta anche ai due figli. Un giorno, però, Alice assiste alla morte del figlio di Céline e quest'ultima arriva a colpevolizzare l'amica per la morte del figlio. Ecco che inizia la fase thriller della pellicola, dove le due protagoniste cadono all'interno di un abisso di paranoie, insicurezze e dubbi che finirà per logorare i rapporti tra le due.

Doppio sospetto mostra tutto ciò che un thriller deve essere prendendo spunto da opere sacre come La donna che visse due volte di Alfred Hitchcock, Mulholland Dive di David Lynch o romanzi come La verità sul caso Ashlyn Bryant di Hank Phillippi Ryan: non cade mai nella banalità, non prende mai pieghe troppo esagerate o inverosimili e soprattutto non esagera mai nei toni con il rischio di far crollare l'incredulità dello spettatore. Le due attrici protagoniste, Anne Coesens e Veerle Baetens, sono bravissime e soprattutto sono il vero punto di forza di questa pellicola grazie alla loro interpretazione vera, cruda e intensa. Insomma, Doppio sospetto è un ottimo thriller psicologico che mostra tutte le sfaccettature di due menti turbate da un tragico evento, ma combattute dal sentimento di amicizia. Uno scontro tra pensieri benevoli e pensieri malvagi che scaturirà in colpi di scena e un finale forse un po' troppo leggero e pendente verso il primo pensiero.

I peggiori

La speranza di ogni amante della settima arte è sempre quella di non imbattersi in nessun film da inserire in una categoria dei "peggiori"... ma fra le decine di prodotti proposti ogni mese qualcuno purtroppo arriva a ricadere fra i "meno riusciti" fra quelli arrivati in sala. Ecco quali sono per noi quelli di Febbraio 2020.

La mia banda suona il pop

La mia banda suona il pop rappresenta tutto ciò che un film comico non deve essere. Fausto Brizzi, infatti, decide inspiegabilmente di allontanarsi da una comicità agrodolce e leggera come in Se mi vuoi bene o Notte prima degli esami e mostra il fianco ad una comicità più popolare e pecoreccia. Il problema è che non fa mai ridere ed è il difetto più grande per un film che pone come obbiettivo proprio la risata e il divertimento. Non fa ridere perché tratta tematiche pesanti come potrebbe essere un Tolo Tolo di Checco Zalone o perché fa l'occhiolino alla malinconia come Odio l'estate di Aldo, Giovanni e Giacomo (film presi ad esempio da Christian De Sica durante un'intervista), ma semplicemente perché ogni battuta è strutturata male e soprattutto sanno di già visto e sentito. La mia banda suona il pop si riduce ad un film che riesuma vecchie gag e battute sempliciotte che in quasi tutti i casi risultano banali, grossolane e volgari.

La storia riprende il filone delle reunion che hanno recentemente infiammato anche il palco dell'Ariston di Sanremo, solo che in questo caso la band fittizia prende il nome di Popcorn che ricorda un misto tra i Ricchi e Poveri e gli Abba. Gli spunti sono anche interessanti poiché ogni personaggio, prima della reunion, compie ciò che di fatto fanno molti personaggi famosi caduti nel dimenticatoio: Tony Brando, il frontman del gruppo interpretato da Christian De Sica suona ai matrimoni e si prepara a partecipare ad un reality show, Micky interpretata da Angela Finocchiaro si è lasciata andare all'alcol e conduce un programma di cucina, Lucky, nonché Massimo Ghini lavora in una ferramenta mentre Jerry, ovvero Paolo Rossi si è ridotto a suonare per strada. C'erano tutte le carte in tavola per una commedia divertente e velatamente accusatoria nei confronti della realtà, ma i problemi arrivano quando il film prende una piega da action movie trasformando i protagonisti in delle macchiette prive di carattere e mordente. Le battute si riducono in scorregge, insulti o frasi pecorecce dal retrogusto omofobo e sessista come fossero dei brutti montaggi di pessimi cinepanettoni.

Cats

Cats è divenuto celebre per le polemiche riguardanti l'aspetto tecnico poco convincente e per il fatto che i produttori hanno cercato di metterci una pezza quando già la pellicola era uscita nelle sale. Ovviamente non mi aspettavo un capolavoro tecnico, in poco tempo non si sarebbero potuti compiere miracoli, ma quantomeno speravo in un film godibile dal punto di vista della storia e della sceneggiatura. Invece il nuovo film di Tom Hooper, che prende spunto dal musical in due atti del 1981 composto da Andrew Lloyd Webber, è semplicemente un disastro sotto ogni punto di vista. Il film inizia mostrando tutto il vero potenziale che avrebbe avuto Hooper: le scene sono folli e visionarie così come lo era il musical da cui prende spunto, nonché uno dei più importanti di sempre tale da essere costantemente riproposto per 21 anni nel West End di Londra e 18 sui palchi di Broadway. Dopo soli venti minuti, Cats abbandona totalmente il binario del musical manifestando le vistose differenze tra l'esperienza teatrale e quella cinematografica finendo per trasformare l'opera in un miscuglio di scene piatte, confuse e tecnicamente pessime.

Per coloro i quali non fossero a conoscenza della storia del musical originale, esso si basa su Il libro dei gatti tuttofare di T.S. Eliot ovvero una raccolta di strane poesie sul comportamento e sulla mentalità dei gatti. In realtà c'è pure una trama, ma è solo un contorno per unire le varie canzoni presenti nel musical: la storia è ambientata a Londra e in particolare assistiamo alla gatta Victoria che viene abbandonata in una piccola strada. Qui incontra i Jellicles che preparano una serata speciale, ovvero un concorso dove ogni partecipante deve presentarsi cantando al cospetto di Old Deuteronomu la quale poi deciderà chi è degno di accedere all'Heavyside Layer, ovvero la rinascita. Tutti attendono l'inizio dell'evento, ma il terribile Macavity vuole far sparire la magia per poter vincere. In un musical l'aspetto principale dovrebbe essere proprio la componente musicale, ma questa è proprio la caratteristica peggiore dopo il lato tecnico. Hooper, infatti, ha un difetto che non riesce a risolvere: il primo piano e i campi corti. Questi aspetti erano anche presenti in Les Misérables, ma lì servivano per rafforzare la componente emotiva delle canzoni, qui invece distrugge totalmente ogni sequenza trasformando ogni scena pregna di energia e follia in una confusione generale e coreografie inguardabili. Non c'è alcuna patch correttiva per questo, nonostante comunque l'aspetto tecnico sia ancora molto grezzo.

Fantasy Island

In questi tempi è difficile trovare un horror degno del genere, ma la presenza di attori come Michael Peña facevano presagire in un risultato migliore di quello che in realtà si è dimostrato. Fantasy Island è il remake dell'omonima serie Tv andata in onda dal 1977 al 1984 e conosciuta in Italia come Fantasilandia, ma in chiave horror. La storia ruota intorno all'isola che porta lo stesso nome del film e che viene gestita dall'enigmatico Mr. Roarke con l'aiuto dell'assistente Tattoo. Ogni visitatore, pagando, poteva esprimere liberamente qualsiasi desiderio rispettando un'unica condizione: una volta avveratosi il desiderio, la fantasia doveva raggiungere naturalmente la sua conclusione. Questo significa che ogni ospite poteva anche avere delle conseguenze non del tutto positive sia sul piano fisico che morale, ma le cose, ad un certo punto, hanno preso una piega del tutto inaspettata e a dir poco esagerata.

Nel film, però, mancano sia la figura metafisica dell'isola sia il personaggio di Tattoo, ma c'è Roarke interpretato da Peña ed è l'unico che si salva grazie alla sua credibilità e ottima interpretazione. Il resto è un'accozzaglia di robe che snaturano totalmente la serie Tv e si allontanano dagli standard del genere horror. Quest'ultimo potrebbe essere un aspetto positivo qualora mostrasse degli elementi più originali e innovativi, invece viene distrutto da una sceneggiatura contorta e approssimativa rendendo l'intero film piatto e soprattutto senza alcun aspetto spaventoso e memorabile. La regia di Jeff Wadlow conferma la sua scarsa bravura nel gestire le scene horror e pertanto osserviamo jumpscare telefonati e a tratti imbarazzanti. Anche gli effetti speciali e i costumi non aiutano trasformando la pellicola in una sorta di parodia alla Scary Movie. Peccato, perché le potenzialità erano alte.