Freaks Out, recensione: di circo, supereroi e nazisti

Abbiamo visto in anteprima Freaks Out di Gabriele Mainetti: ecco la nostra recensione.

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a cura di Mabelle Sasso

Arriva finalmente in sala Freaks Out, secondo lungometraggio di Gabriele Mainetti. La pellicola narra le avventure di quattro artisti circensi, veri e propri fenomeni da baraccone dalle abilità e caratteristiche straordinarie, durante l’occupazione di Roma del 1943. Il film, inizialmente previsto a dicembre 2020 e rimandato a causa della pandemia, sarà disponibile nei cinema a partire dal 28 ottobre 2021, dopo aver conquistato all’ultimo Festival di Venezia il Leoncino d’oro. Si tratta di un riconoscimento assolutamente meritato in quanto il film regala 2 ore e 40 minuti di puro spettacolo visionario in grado di omaggiare contemporaneamente il cinema di genere e i maestri del cinema italiano.

Freaks Out vede nel suo cast Claudio Santamaria (Fulvio), Aurora Giovinazzo (Matilde), Pietro Castellitto (Cencio), Giancarlo Martini (Mario), Giorgio Tirabassi (Israel), Max Mazzotta (Gobbo) e Franz Rogowski (Franz). Il film è distribuito da 01 Distribution e prodotto da Goon Films, Lucky Red, Rai Cinema e GapBusters. Abbiamo avuto l’opportunità di partecipare alla proiezione in anteprima riservata alla stampa, di seguito potete leggere le nostre considerazioni riguardo uno dei film italiani più attesi di questa stagione.

Freaks Out: la trama

Fulvio, Matilde, Cencio e Mario sono quattro artisti circensi che si esibiscono presso il Circo Mezza Piotta di Israel. Il pittoresco gruppo vaga di città in città mettendo in scena il proprio spettacolo in cui le capacità sovraumane di ognuno dei freak, che intrattengono e regalano momenti di evasione per gli spettatori paganti.

A causa delle difficoltà dovute all’inasprirsi del conflitto mondiale e della loro condizione di persone ai margini della società, la compagnia si trova a dover fare i conti con la realtà e con l’idea di fuggire oltreoceano alla ricerca di un nuovo inizio nella terra della libertà. Israel lascia così i quattro circensi alle porte di Roma per andare alla ricerca dei documenti falsi necessari alla loro fuga, tuttavia l’impresario non farà più ritorno. Allo sbando e senza reali alternative i quattro decidono di avventurarsi a loro volta nel cuore di una Roma occupata dai tedeschi, in cui faremo la conoscenza di Franz, l’impresario del Zirkus Berlin, il cui sogno è quello di mettere insieme un manipolo di super uomini che guiderà il Reich alla vittoria.

Supereroi ma all’italiana (e non è un male)

Mettiamo subito le cose in chiaro: Freaks Out ci è piaciuto moltissimo, pur non essendo un film perfetto. Vediamo quindi di mettere nero su bianco i molti aspetti positivi, ma anche quello che riteniamo sia il maggior difetto della pellicola.

Il più grande merito di Freaks Out è quello di portare finalmente sullo schermo un racconto supereroistico convincente e rispettoso degli stilemi e del canone della narrazione di genere, risultando al tempo stesso splendidamente inquadrato nel contesto e nel territorio in cui si svolge la narrazione. Quello messo in scena da Mainetti non è il semplice compitino in cui si prova a fare il verso a un genere, con il rischio di produrre un risultato goffo e mediocre. Mainetti è chiaramente a suo agio con il tema supereroistico, basti pensare al suo Lo chiamavano Jeeg Robot (qui trovate il blu-ray) che presentava un’inedita origin story di un super vigilante romano, tuttavia in Freaks Out il tema supereroistico è ancora più centrale ed esplicito e fin dall’inizio si è consapevoli dei binari che la narrazione andrà a percorrere.

Ecco quindi che i quattro freaks con i loro superpoteri e il loro principale antagonista, anche lui con un dono non indifferente, mettono in piedi una vicenda appassionante sullo sfondo di uno sfarzosissimo circo postmoderno, un po’ à la The Greatest Showman. L’elemento anacronistico presente nel film è un grande tributo al contemporaneo e alla cultura pop, viene utilizzato in maniera piaciona (e piacevole), divertita ma assolutamente coerente con la narrazione.

Vi sono una quantità di influenze e citazioni che si riflettono su tutta l’atmosfera del film: dall’immancabile Tarantino (inevitabile un paragone con Bastardi senza gloria), ma anche autori di comics come Garth Ennis e il suo Le avventure della brigata fucilieri. Nonostante le contaminazioni internazionali in Freaks Out sono anche presenti e ben rappresentate influenze italiane, come ad esempio Fellini e Monicelli.

La capacità di realizzare una storia di genere ma all’italiana, dona una personalità unica a questo film, in grado di dimostrare che il cinema italiano può essere anche altro svincolandosi nuovamente dall’idea quintessenziale che vuole il cinema italiano inteso principalmente come esercizio di narrazione del drammatico reale, del verosimile, della commedia dolceamara e purtroppo anche dei cinepanettoni. Così, nel suo perseguire una scelta narrativa definita e riconoscibile Mainetti, coadiuvato ancora una volta alla sceneggiatura da Nicola Guaglianone, dà vita a una creatura che è inequivocabilmente italiana, al pari di generi seminali come i polizziotteschi o gli spaghetti western.

Dopo aver tessuto le lodi di questo film però dobbiamo anche sottolineare, ahinoi, un aspetto negativo del film, il quale però a conti fatti non scalfisce il nostro giudizio positivo.Come molti film contemporanei anche Freaks Out soffre di un’eccessiva lunghezza, con un atto finale davvero lungo e a tratti confuso, nel rappresentare gli eventi concitati a conclusione della vicenda.

Conclusioni

Con Freaks Out Gabriele Mainetti mette in scena una spettacolare avventura supereroistica ricca di influenze e atmosfere sia internazionali che italiane. La pellicola è connotata da un’incredibile personalità, che unisce conoscenza e consapevolezza della narrazione di genere, in grado di appassionare con i suoi personaggi picareschi e con un inatteso ma piacevolissimo tributo alla cultura pop.