Genius: Aretha, anteprima della serie sulla regina del gospel

La recensione dei primi due episodi di Genius: Aretha, serie biografica dedicata alla star Aretha Franklin

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a cura di Simone Soranna

Dopo la prima stagione dedicata alla figura di Albert Einstein e la seconda a quella del pittore Pablo Picasso, la serie antologica Genius è pronta a tornare per raccontare la vita di un altro, incredibile talento: Aretha Franklin. Disponibile dal 4 giugno all’interno del catalogo di Disney+, Genius: Aretha è la prima e unica serie autorizzata sulla vita dell’universalmente acclamata Regina del Soul. Questa terza stagione si prefigge quindi di esplorare il genio musicale e l’incomparabile carriera di Aretha Franklin, così come l’enorme influenza che ha avuto sulla musica e sulla cultura di tutto il mondo. Aretha è stata un prodigio del gospel, una schietta sostenitrice dei diritti civili ed è considerata la più grande cantante degli ultimi cinquant’anni, con innumerevoli premi ricevuti durante la sua carriera. Tutto questo e molto altro, troverà spazio in Genius: Aretha.

Genius: Aretha: da una parte il talento, dall’altra la persona

Abbiamo visto in anteprima i primi due episodi della serie, dunque non possiamo quindi sbilanciarci su un commento complessivo e definitivo dello show. Tuttavia, già da queste due puntate di Genius: Aretha possiamo intuire qualche siano le intenzioni narrative. La serie infatti sembra proprio essere fedele al titolo volendo raccontare le due facce della stessa medaglia. Da un lato il genio musicale e unico di Aretha Franklin, dall’altro la sua persona, il suo passato più intimo e fragile. Genius: Aretha potrebbe quindi quasi cambiare titolo divenendo Genius & Aretha.

Così, in un continuo viaggio temporale che intreccia momenti dell’infanzia di Aretha ad altri di grande soddisfazione da un punto di vista professionale, Genius: Aretha prova a ricostruire una della figure più drammaturgicamente sofferenti della scena popolare. Basti pensare che, con più di settantacinque milioni di dischi venduti nel corso della sua carriera, la leggendaria cantante è uno degli artisti musicali più apprezzati di tutti i tempi. La sua voce è stata riconosciuta come una “risorsa naturale” dal suo stato natale, il Michigan. Eppure Aretha è stata anche protagonista di vicende familiari controverse.

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Il padre, un famoso e consolidato predicatore battista, non è sempre stato all’altezza di ricoprire il ruolo di un genitore che si rispetti e la stessa Aretha divenne madre giovanissima (prima a dodici, dopo a quattordici anni) lasciando più di qualche ombra sulle scelte di vita della sua famiglia. L’unica cura, l’unico rimedio che la giovane bramava per lasciarsi tutto alle spalle e provare a fuggire da quella triste realtà era appunto la musica. In effetti, in Genius: Aretha le sequenze canore sembrano avere un marcia  in più, quasi come se fosse precisa intenzione dello show innalzare la componente artistica da quella privata per far percepire lo sguardo sognante e libero della giovane promessa.

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Black Singers Matter

Come buona parte dei titoli mainstream degli ultimi anni, anche Genius: Aretha non ha timore di fare i conti con la componente razziale. Per chi avesse già visto il film Netflix premiato agli Oscar Ma Rainey’s Black Bottom, l’ultima straziante pellicola interpretata dal compianto Chadwick Boseman prima della sua dipartita, non sarà certo una novità notare come la carriera di una delle voci più intense e interessanti del panorama discografico statunitense possa diventare anche l’occasione per affrontare tematiche più corpose. È esattamente quello che accade alla giovane Aretha. Il talento, senza dubbio, va conservato e accudito come una perla rara. Eppure, se il colore della pelle di chi lo possiede è diverso dal bianco, allora le ragioni per interagire con tale persona sono puramente commerciali.

Genius: Aretha mette in evidenza le difficoltà degli afroamericani di farsi accettare in una società profondamente razzista che, anche di fronte alla bellezza canora, non era disposta a cedere il passo. Così, la serie diventa l’occasione non solo per continuare a raccontare e trattare tematiche urgenti e necessarie quali quelle appena enunciate, ma anche per ricordare a tutti che spesso, dietro ai grandi artisti si nascondono delle grandi difficoltà e delle lacune affettive che difficilmente potremmo immaginare. La genialità di Aretha, dunque, non è da ricercare esclusivamente nel suo timbro vocale e nelle sue canzoni più celebri e amate, ma anche in un carattere testardo e saldo nel non voler cedere il passo a un principio di prepotenza che, duole dirlo, ancora oggi sembra non essere stato domato.

Una serie tutta da cantare e da ballare

Se, come già brevemente accennato, la componente musicale sembra avere un notevole impatto sul pubblico e sul ritmo della serie (a discapito invece delle sequenze legate all’infanzia e alla vita privata di Aretha, un po’ troppo ingessate e meno emozionanti), il merito è sicuramente anche dei brani che hanno trovato la giusta collocazione all’interno di Genius: Aretha. Nella serie sono infatti presenti molti dei più grandi successi di Aretha Franklin, tra cui svettano senza dubbio I Never Loved a Man (the Way I Love You), Chain of Fools, Don’t Play That Song e Save Me.

Inoltre, Genius: Aretha include nomi noti che hanno incrociato la vita di Aretha Franklin, tra cui Dinah Washington, King Curtis, Clara Ward, Art Tatum, il reverendo James Cleveland, Sydney Pollack, Angela Davis, Martin Luther King Jr, Curtis Mayfield e George Michael. Insomma, un viaggio dentro il mondo dello showbusiness a stelle e strisce che lascerà sicuramente appagati tutti gli appassionati, soprattutto gli amanti del leggendario film The Blues Brothers dove Aretha si concesse per un cameo semplicemente strepitoso.

Non sappiamo se la fattura e il tenore di questi primi due episodi di Genius: Aretha saranno effettivamente mantenuti nel divenire dell’intera stagione. Sarebbe sicuramente positivo anche solo vedere confermati, se non addirittura ampliati, il brio e la passione musicale capaci di far scaldare gli occhi del pubblico. Inoltre, se oltre a questo anche la sfera più intima e domestica riuscisse a trovare una dimensione più sincera e meno ingessata, saremmo di fronte a un prodotto di notevole fattura.