Ghostbusters: le armi del mestiere

Quali sono le armi dei Ghostbusters? Ecco le dotazioni più importanti dei quattro acchiappafantasmi

Avatar di Manuel Enrico

a cura di Manuel Enrico

Quando nel 1984 uscì Ghostbusters, i quattro folli scienziati protagonisti divennero immediatamente icone della pop culture. Difficile non lasciarsi affascinare dall’ironia e dalla unicità di questa insolita avventura newyorkese, ma ad affascinare gli spettatori furono anche le incredibili dotazioni con cui i Ghostbusters svolgono la loro attività, caratterizzate da un desigh che sembra appellarsi ai classici della weird science. Che si tratti della leggendaria Ecto-1 o degli zaini protonici, all’uscita del primo film dedicato agli acchiappafantasmi tutti rimasero colpiti dalla genialità e dal look sci-fi delle armi dei Ghostbusters, che poteva vantare un’attrezzatura all’altezza della loro missione.

Che si tratti dei film o della serie animata The Real Ghostbusters, i quattro scienziati newyorkesi hanno mostrato di sapere come affrontare i fantasmi, avvalendosi di armi sempre all’altezza della situazione. Dotazioni che hanno suscitato l’invidia dei fan, che hanno potuto colmare la loro voglia di emularli usando le armi dei Ghostbusters tramite alcune prop come la Ghostbusters Plasma Series - Bacchetta a neutroni di Egon Spengler di Hasbro.

https://youtu.be/O4aN8rBVxwA

Ma quali sono le armi dei Ghostbusters?

Ecto-1

Per muoversi lungo le affollate strade newyorkesi, i Ghosbusters si affidano alla loro leggendaria Ecto-1, automobile che diventa una vera e propria base mobile, presentanosi come una delle più caratteristiche armi dei Ghostbusters. Caratterizzata dai tipici colori dei quattro acchiappafantasmi, rosso e bianco, la Ecto-1 sfoggia una serie di strumentazioni che, nel primo capitolo del franchise, non vengono particolarmente valorizzate, ma che faranno bella mostra di sé nel prossimo film della saga, Ghostbusters: Legacy.

Quando Dan Aykroyd aveva concepito Ghostbusters, la Ecto-1 non era una semplice automobile, ma era una vera e propria base mobile, capace di viaggiare anche attraverso diverse dimensioni. Il design inziale prevedeva avesse una colorazione nera, con lampeggianti bianchi e porpora, ma come altri aspetti dell’iniziale script di Aykroyd vennero in seguito modificati per andare incontro alle esigenze di budget della produzione.

Per creare la Ecto-1, si scelse una combination car, ovvero un’auto che era assemblata su un apposito chassis allungato in modo da essere impiegata come autoambulanza, carro funebre o limousine. Popolare negli anni ’60 negli States, questa tipologia di veicolo era ormai un ricordo negli anni ’80, ma la produzione riuscì a trovare un modello ancora funzionante, una Cadillac Miller-Meteor Combo del 1959, attrezzata per essere un’ambulanza, che venne appositamente modificata da Stephen Dane per essere utilizzata in Ghostbusters. Data la particolarità del mezzo, ne venne trovato un solo esemplare, che fortunatamente resistette per tutta la durata delle riprese. Per la sua inconfondibile sirena, Richard Beggs, sound designer del film, campionò il ringhio di un leopardo, elaborandolo poi analogicamente.

All’uscita di Ghosbusters II nel 1989, per trasmettere il senso di fallimento dei quattro acchiappafantasmi, la Ecto-1 venne inizialmente mostrata come una macchina da sfasciacarrozze. Con il rinnovato successo dei Ghosbuters, l’auto venne ristrutturata, venendo riqualificata come Ecto-1A, anche se in alcune scene si può vedere che la targa recita Ecto-2, in virtù del fatto che nelle prime idee si era pensato di ribattezzare l’auto con questa sigla, che venne invece utilizzata in seguito in The Real Ghostbusters, serie animata in cui i gli acchiappafantasmi utilizzavano anche un piccolo elicottero identificato dalla sigla Ecto-2

Nel reboot della saga del 2016, la Ecto-1 era stata realizzata una Cadillac Fleetwood del 1984, mentre la Ecto-2 era una moto, realizzata usando una Harley SX250.

Rilevatore di energia psicocinetica (P.K.E. Meter)

Per svolgere il loro lavoro, i Ghostbuster utilizzando un Rilevatore di energia psicocinetica ( P.K.E. Meter), che consente loro di individuare i fantasmi, come vediamo nella scena della biblioteca nel primo Ghostbusters, ma anche di rilevare eventuali possessioni, capacità che aiuta Egon a riconoscere la presenza del Mastro di Chiavi in Luis Tully. Costruito da Egon Spengler, questo strumento appare anche in una prima versione piuttosto elementare durante la scena della biblioteca, dimostrando la genialità di Egon nel realizzare attrezzature incredibili con scarse risorse, mentre una volta raggiunta la celebrità, con la disponibilità di fondi Egon riesce a creare strumentazioni dall’aspetto più funzionale. Il Rilevatore, data la sua utilità durante la caccia agli ectoplasmi, è una delle principali armi dei Ghostbusters.

Nella serie animata, venne presentato un modello di Rilevatore ancora più evoluto, con uno schermo che agevola la lettura dei dati, oltre a mostrare una serie di ulteriori comandi che consentono di tarare al meglio i sensori del dispositivo.

Una curiosità: il Rilevatore usato in Ghostbusters venne riutilizzato in Essi Vivono di John Carpenter (1988), dove viene impiegato come detector da parte delle truppe aliene nelle scene finali del film.

Zaini Protonici

Le armi dei Ghostbusters per eccellenza, gli zaini protonici sono acceleratori nucleari capace di generare un flusso di energia, sparato da un fucile collegato agli zaini stessi, con cui si possono catturare i fantasmi, trattenendoli sino al completamente della cattura.

Il design degli zaini protonici, come per gran parte delle attrezzature dei Ghostbusters, fu realizzato Stephen Dane, che si lasciò ispirare da una rivista di dotazioni militari. Dopo aver visto la fotografia di un nuovo modello lanciafiamme, Dane utilizzò quell’arma come modello su cui realizzare lo zaino protonico dei Ghostbusters. Dovendo realizzare tutta la dotazione per gli acchiappafantasmi in meno di sei settimane, Dane realizzò lo zaino protonico con particolare rapidità:”

“Dopo avere visto quell’immagine, andai a casa e presi dei pezzi di foam, raccolsi della roba e assemblai il tutto per avere un’idea del look. Era incredibilmente macchinoso ma doveva dare la sensazione che si trattasse di un attrezzo fatto in casa e utilizzando avanzi di strumentazioni militari”

Per agevolare i tecnici degli effetti speciali, Dane posizionò sull’estremità del fucile protonico una lampadina, in modo da dare un punto di riferimento da cui far partire i flussi protonici.

Trappola per fantasmi

Una volta imbrigliati i fantasmi, è necessario riporli all’interno di un’apposita Trappola, contenitore temporaneo che i Ghostbusters utilizzano in attesa di stivare gli ectoplasmi catturati nell’Unità di Contenimento. La Trappola, una delle armi dei Ghostbusters più note,  viene attivata tramite un pedale, collegato a un filo che trasmette l’apertura del dispositivo, che emette un fascio magnetico che attrae il fantasma catturato.

Per Ghostbusters, vennero realizzati da Chuck Gaspar quattro Trappole perfettamente funzionanti, con un rudimentale impianto elettrico e un pedale idraulico, che consentiva l’apertura del dispositivo. Per l’effetto del fumo che si vede alla chiusura della Trappola dopo la cattura di un fantasma, si utilizzavano delle strisce di tessuto imbevute di un apposito liquido che genera fumo.

Unità di contenimento

Una volta catturati, i fantasmi devono essere riposti in un’apposita zona detentiva, nota come Unità di Contenimento. Installata nello scantinato della base dei Ghostbusters, in questo dispositivo vengono scaricate le trappole contenenti i fantasmi catturati. Il funzionamento dell’Unità di Contenimento si basa su quello delle Trappole, prevedendo una griglia di contenimento che racchiude l’energia ectoplasmica dei fantasmi. Nel primo film, l’Unità di Contenimento è al centro degli eventi finali della pellicola, quando Walter Peck ne impone lo spegnimento, causando il rilascio di tutti i fantasmi contenuti.