Godless, donne e fuorilegge nel Far West

La nuova miniserie Netflix ci porta nelle lande del selvaggio West, in una storia di vendetta, redenzione ed elaborazione del lutto. Registicamente valida e dalla sceneggiatura profonda e attenta, Godless è un ottima rilettura moderna del canone western.

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a cura di Andrea Balena

Nonostante il suo periodo d'oro sia finito da tempo, il genere western esercita ancora un forte richiamo nell'immaginario collettivo in ogni tipo di forma artistica. Ad aver sempre attratto il pubblico è l'ambientazione, l'entroterra statunitense dove Madre Natura rappresenta ancora un pericolo per l'uomo. Storie in cui la legge è rappresentata dai soli sceriffi e i fuorilegge sono spesso creature demoniache e tuttavia il confine tra il Bene e il Male assoluto non è sempre ben definito.

Mentre attendiamo che produzioni televisive italiane possano riportare in auge il genere degli spaghetti western, Netflix gioca d'anticipo pubblicando Godless, una miniserie autoconclusiva ideata dal pluripremiato regista Steven Soderbergh - suoi Traffic, la trilogia degli Ocean's e la serie TV The Knick - e lo sceneggiatore Scott Frank (Logan). La serie si propone di superare i limiti del genere, beneficiando di una sceneggiatura più complessa e sfaccettata e sfruttando un punto di vista inedito per il settore d'appartenenza: le donne.

La storia orbita attorno alla tremenda vendetta del fuorilegge Frank Griffin (Jeff Daniels, The Newsroom) verso il suo partner e figlioccio Roy Goode (Jack O'Donnell, Skins), che ha osato tradirlo durante l'ultima rapina. Nella sua disperata fuga, Roy capita nella cittadina di La Belle, quasi unicamente abitata da donne, per lo più giovani vedove che hanno perso i mariti in un incidente nella miniera. Frank ha pubblicamente minacciato di ammazzare chiunque offra rifugio al suo ex compagno di scorribande, incluso donne e bambini, ed è solo questione di tempo prima che arrivi a La Belle.

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L'inizio è tra i più forti visti recentemente in video: una innaturale carrellata senza fine di cadaveri in una cittadina devastata dalla banda di Griffin, segno tangibile della sua sete di vendetta. La prima puntata è una lunga introduzione a ritroso, resa efficace da un buon montaggio alternato fra presente e flashback. La serie non si risparmia in crudezza, prerogativa necessaria per rappresentare il vecchio West, e il personaggio interpretato da Daniels, per quanto sia il classico villain, riesce a portare qualche nuova sfumatura alla tavolozza.

Frank è un uomo apparentemente composto e religioso, che nasconde un cuore deviato e spinto da pulsioni di onnipotenza che lo portano a credersi uno strumento divino. Non a caso è lui a definire questo angolo del continente "una terra senza Dio" e autoproclamarsi suo unico regnante. Il suo ossessivo istinto paterno, la sua morale corrotta e le farneticazioni di stampo biblico ne fanno il personaggio più magnetico e imprevedibile dello show, anche grazie alla bravura dell'attore, perfettamente calato nel ruolo.

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Roy invece rappresenta il suo doppio positivo, in antitesi con le scelte del mentore, a partire dal rifiuto di insegnare a un ragazzo come sparare, fino al suo desiderio di imparare a leggere. Sempre tramite i flashback apprendiamo maggiori dettagli sul rapporto fra i due e sui motivi per cui l'allievo abbia scelto di ribellarsi, deciso a ricercare una vita più tranquilla di quella del bandito.

Anche le donne della città sono ben caratterizzate e rappresentano il vero elemento distintivo della serie: vediamo persone che hanno tutte subìto un forte colpo emotivo da cui si stanno ancora riprendendo e a cui ognuna di esse reagisce in modo diverso. C'è chi è visitata dai fantasmi del passato e chi ha voltato pagina e guarda con speranza al futuro. In un modo o nell'altro tutti i personaggi affrontano il tema della perdita, facendo intuire come spesso sono i vuoti improvvisi nella vita di un uomo a definirne la figura.

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Ad impressionare visivamente non è tanto il lavoro dei registi, quanto la meraviglia nel vedere vallate incontaminate dove l'uomo non ha ancora messo piede. Le cavalcate dei cowboy sono potenti ed epiche, i colpi delle pistole e dei fucili riecheggiano, i topoi da perfetto western vengono esaltati da una macchina da presa che alterna sterminati campi lunghi a momenti intimi nella vita dei personaggi.

L'unico grande difetto di questa produzione è il ritmo con cui la storia è narrata: nonostante la durata di appena 7 puntate, la prima parte della vicenda viene tirata troppo per le lunghe e crea un po' di noia prima che comincino i fuochi d'artificio. Per il resto si conferma un lavoro egregio e d'impatto che galvanizzerà tutti i fan dei western e coglierà l'interesse anche di chi non è particolarmente interessato al genere, grazie ad una sceneggiatura molto più profonda e personaggi ben più "umani" di quelli a cui eravamo abituati.


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