Goodnight Mommy, recensione: un remake privo del guizzo giusto

Goodnight Mommy con Naomi Watts, già disponibile su Prime Video, è il remake dell'omonimo thriller austriaco uscito del 2014.

Avatar di Nicholas Mercurio

a cura di Nicholas Mercurio

Goodnight Mommy, disponibile su Amazon Prime Video, è il remake del film thriller austriaco uscito nel 2014 diretto da Veronika Franz e Severin Fiala, che ottenne un buon successo di critica e pubblico in particolare per le interpretazioni dei piccoli gemelli Schwarz. Nel nuovo remake, invece, vediamo alla regia il giovane cineasta Matt Sobel, alla sua quarta produzione, con al fianco Naomi Watts, celebre per aver impersonato in passato la figura di Lady Diana in Diana - La Vera storia di Lady D.

  • Per iscrivervi al servizio di streaming Prime Video, sfruttando anche i 30 giorni di prova, potete utilizzare questo link.

Goodnight Mommy: una Madre e i suoi (?) gemelli

In Goodnight Mommy i piccoli gemelli Elias e Lucas (interpretati da Cameron Crovetti e Nicholas Crovetti), rimasti per un lungo periodo con il loro papà (Peter Hermann), sono felicissimi di ritornare dalla loro mamma, impersonata proprio da Naomi Watts. Ex modella famosa in tutto il mondo, nonché icona di bellezza e stile, la Madre è però ben diversa da come la ricordavano i due gemelli, perché indossa una garza che le copre totalmente il volto.

La scena iniziale del film, infatti, si apre con un’introduzione commovente, in cui la vediamo cantare per i figlioletti la classica canzone che le mamme intonano prima di rimboccare le coperte e far addormentare: la dolce, mai scontata e sempre benvenuta “Ninna nanna”. Mentre vediamo la cinepresa allontanarsi, ci troviamo i piccoli Elias e Lucas nella macchina del padre, diretti verso la casa di campagna della madre, un luogo isolato e rurale con una stalla al centro di una brughiera.

La pioggia, che cade adagio, dà il benvenuto ai piccoli i quali non vedono loro di trasmettere le loro emozioni, ormai incontenibili, con un caldo abbraccio alla loro mamma. I bambini, sicuri di rivedere il volto splendido della loro mamma, notano però uscire dall’oscurità una figura ben diversa. È magra, il volto è nascosto da una garza e indossa una lunga vestaglia da notte. Una volta proferita parola, però, la voce che entrambi i gemelli riconoscono è proprio quella della loro mamma. Le saltano al collo, stringendola forte e con amore, mentre lei si scusa per non essersi mostrata prima e per averli tenuti a distanza. Tutto appare commovente, amorevole, c’è tutto quello che chiunque genitore e figlio vorrebbe davvero. Viene da domandarsi, in effetti, cosa possa andare storto. E in realtà non passa molto tempo per scoprirlo.

I gemelli passano del tempo con la Madre, eseguendo gli ordini, divertendosi e giocando nella loro cameretta. A loro, però, è severamente vietato accadere nella stanza della madre e in alcune stanze della casa. Sorpresi e sgomenti, i bambini accettano con riserbo, e si chiedono perché di tutta questa segretezza. Giorno dopo giorno è evidente che la mamma voglia stare a distanza dai bambini, come se ci fosse qualcosa da nascondere e non volesse avere a che fare con loro. Lucas ne ha la prova tangibile quando, curioso di sapere cosa nasconda la Madre nella sua stanza, scopre il disegno che le ha regalato strappato e gettato in un cestino dell’immondizia. Triste per l’accaduto, racconta della scoperta ad Elias, anch’egli confuso per l’accaduto. I due decidono, dopo aver atteso abbastanza, di parlare con la Madre, dicendole che, normalmente, lei non strappa mai i loro disegni. Mettono in dubbio che lei, insomma, sia la loro vera mamma.

Dall’Austria ad Hollywood

La narrazione del remake ruota attorno alla ricerca costante della verità. I due bambini, rimasti a lungo senza una mamma, inizialmente accettano difficilmente il suo comportamento, cercando tuttavia di seguire alla lettera ogni suo ordine. Se da una parte abbiamo la paura della perdita, che viene rappresentata in maniera azzeccata, dall’altra c’è un tentativo maldestro di proporre il racconto sintetizzando alcuni degli avvenimenti più rilevanti rispetto all’originale. Non facendovi spoiler, sappiate soltanto che siamo davanti a un’ossatura narrativa poco coinvolgente e confusionaria, che lascia poco spazio alla vera star del film: Naomi Watts. La scrittura, nonostante provi a fare di tutto per risultare intrigante, offre dei momenti che non rispecchiano appieno il genere cui fanno riferimento.

È complesso produrre un film thriller e In Goodnight Mommy, in effetti, gli accadimenti si susseguono in maniera confusa, non dando mai la sensazione ansiogena caratteristica del genere. Matt Sobel, cercando di sintetizzare e andare dritto al sodo, ha reso in tutto e per tutto meno coinvolgente la storia dei gemelli, sminuendoli esageratamente. Li vediamo muoversi da una parte all’altra della casa senza trovare un reale modo per smascherare la madre, inventando modi diversi per incriminarla. Il film, scopre di essere un thriller solamente alla fine, esaurisce con rapidità le sue carte e finisce con l’essere privo del proverbiale guizzo in maniera banale.

La sceneggiatura, risultando poco ispirata, compromette persino la caratterizzazione dei protagonisti, con una Madre mai realmente spaventosa o inquietante. Naomi Watts non è stata sfruttata a dovere e non l’è stato dato lo spazio significativo perché si esprimesse nel modo adeguato né il regista è stato capace di darle il giusto risalto.

Una nota di merito, però, va ai gemellini Crovetti, che hanno impersonato Lucas ed Elias nel migliore dei modi, grazie ad una prova positiva sin dalle prime battute. A riguardo, infatti, c’è da dire che sono stati capaci di eseguire una prova interpretativa brillante. Mentre Lucas soffre perché la madre lo tiene a debita distanza, Elias risulta l’unico appiglio della Madre. Rimane assodato che le tematiche del film sono trattate con estrema superficialità e poca passione, cozzando terribilmente con la trama e l’approccio scelto per proporla al pubblico. Nel film originale i temi sono trattati con maggiore intensità e cura: riflettendo la solitudine, la privazione, l'ansia da separazione, la fantasia, le paure e le incertezze lasciando lo spettatore con un pesante senso di inquietudine.

In conclusione: Goodnight Mommy merita una possibilità?

Nonostante provi ma non riesca a proporre una storia migliore e orchestrata meglio, Goodnight Mommy risulta una produzione priva di spirito e amore per il materiale originale. Con l’opera originale, e non soltanto in termine di fedeltà, ha davvero poco in comune anche solo considerando il finale, che avrebbe dovuto sorprendere lo spettatore ma in realtà lo lascia abbastanza indifferente.

C’è poca passione, c’è scarsa voglia di dimostrare e lasciare qualcosa allo spettatore, che alla fine non ne esce appagato o in qualche modo soddisfatto, bensì disorientato. Forse certe produzioni non sono replicabili, o forse l’approccio utilizzato è stato sbagliato. Siamo davanti a una occasione mancata.