Grass Kings: i re della prateria, recensione di un'utopia rurale

La nostra recensione di Grass Kings: i re della prateria, graphic novel nata dalla sapiente mano di Matt Kindt e Tyler Jenkins.

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a cura di Giacomo Todeschini

Editor

Non è raro che qualcuno possa talvolta sentirsi oppresso dalla società, schiacciato come da un masso da sensi di responsabilità e dovere. Un nodo in gola, che non accenna a sparire e che può anche arrivare a condizionare pesantemente la vita di una persona. In queste situazioni sarebbe bello sparire, prendere e andarsene di punto in bianco, alla ricerca di una nuova forma di libertà. Il Regno della Prateria, piccolo regno indipendente situato nelle enormi lande americane, sembra esistere proprio per rispondere a queste esigenze, sembra nato proprio per rappresentare una sorta di paradiso per tutti coloro che non ne possono più della società. Purtroppo, come spesso accade, l’utopia di poter vivere una vita migliore resta spesso tale e, dopo un periodo di iniziale benessere generale, la realtà prende inesorabilmente il sopravvento. Tra gli apparentemente altruisti e gentili abitanti del regno della prateria potrebbe infatti nascondersi uno spietato serial killer, autore nel corso degli anni di una lunga serie di efferati crimini. Grass Kings: i re della prateria di Matt Kindt e Tyler Jenkins racconta quindi la storia di questo piccolo insediamento autoctono, in continua lotta con l’esterno per la propria indipendenza e, ora, anche ghermito internamente da dubbi e sospetti.

Grass Kings: tre fratelli e un regno

A regnare su questa utopia rurale sono tre fratelli, i cosiddetti Grass Kings, che hanno ricevuto l’onore e l’onere di difendere il Regno della Prateria dai propri genitori. Robert, questo il nome del vero sovrano tra i tre, è però ultimamente disperso nei fiumi dell’alcool e della disperazione a causa della scomparsa di sua figlia; una perdita inspiegabile che lo ha portato a diventare l’ombra di sé stesso. In questo momento di fragilità emotiva del reggente a farne le veci e a controllare che tutto vada per il meglio in questa particolarissima enclave è il fratello più anziano Bruce, ex sceriffo della vicina città di Raven. Ashur, il terzo dei fratelli, è invece ancora giovane e passa le giornate a bighellonare in giro e a dedicarsi alla musica.

A comporre il ricco musaico culturale del Regno della Prateria sono poi tutta una serie di persone con le più variopinte delle storie. Tra di essi possiamo infatti trovare donne scappate da mariti violenti, uomini che vogliono lasciarsi il passato alle spalle e, addirittura, un esperto aviatore ed un anziano scrittore. In questo incredibile melting pot, dove tutti sono gentili e disponibili, a conoscersi veramente sono davvero in pochi ed è un attimo farsi trasportare dal dubbio e dal sospetto.

Come seconda parte in gioco in questo particolarissimo scenario vi è poi la vicina cittadina di Cargill, il cui sceriffo Humbert Jr, per usare un'eufemismo, non vede di buon occhio né il Regno della Prateria né tanto meno i suoi abitanti.

Matt Kindt con Grass Kings è riuscito a ricreare un incredibile spaccato di mondo, capace di rapire grazie alla grande cura per i dettagli che contraddistinguono l’utopica enclave. Pagina dopo pagina, raffigurazione dopo raffigurazione la graphic novel procede infatti lenta ma inesorabile, come una storia che non vuole essere raccontata ma che sgorga copiosa lasciando ammaliato il lettore. Non farsi rapire dalle vicende narrate è infatti impossibile e la voglia di scoprire la verità è maggiore di capitolo in capitolo.

Dietro il sagace thriller vi è però un silenzioso protagonista, che quieto quieto ruba la scena alla più fragorosa caccia al serial killer. Il Regno della Prateria, che fa da sfondo alla maggior parte delle vicende narrate, sembra infatti quasi vivere di vita propria, un’entità capace di condizionare tanto i protagonisti dell’opera quanto i lettori stessi. Una terra intrisa di lacrime e storia, una terra che né ha viste tante e ancor di più né vedrà in futuro. Perché, alla fine, gli uomini con il tempo passano, ma la natura rimane, indelebilmente segnata dal passato.

Un tratto magnifico

Ad aumentare drasticamente la qualità della graphic novel sono soprattutto i colori dati dalla sapiente mano di Tyler Jenkins, un acquerello in grado di dare un quid assolutamente non indifferente a tutta l’opera. Un tratto leggero ma preciso, che riesce a trasmettere un turbinio sempre diverso di emozioni in base alla scena rappresentata. Più di una volta, nel corso della lettura di Grass Kings, ci siamo infatti trovati incantati ad osservare qualche raffigurazione particolarmente evocativa, ammaliati da dei colori talvolta quasi onirici. Innegabile come senza il magistrale tratto sia dei disegni che soprattutto dei colori il tomo avrebbe sicuramente avuto una marcia in meno e non sarebbe probabilmente riuscito a trasmettere con la stessa efficacia le vicende del Regno della Prateria. La grandissima bontà di tale aspetto, del resto, ben può essere ammirata nelle illustrazioni che accompagnano questa recensione.

Molto apprezzabile e degna di nota è infine la parte finale del tomo, dove sono state racchiuse tutta una serie di illustrazioni dell’opera, come le varie cover con tanto di variant. Tale sezione, veramente straordinaria per la bellezza di alcune raffigurazioni, è arricchita inoltre dalla presenza di alcune immagini dello studio di Tyler Jenkins, che ci permettono di traportarci nella fucina creativa dell’artista, dove le straordinarie immagini e colori di Grass Kings: i re della prateria hanno avuto vita.

Conclusioni

Grass Kings: i re della prateria edito da Oscar Vault Mondadori è un tomo unico che racchiude al suo interno l’intera epopea rurale di Matt Kindt e Tyler Jenkins. Una graphic novel capace sia di ghermire il lettore nel mistero che di deliziarlo con alcune illustrazioni sopraffine. La realizzazione editoriale va di pari passo con la grande bontà dell’opera e riesce con dei materiali di ottimo livello a rendere ampiamente onore all’elevata qualità del lavoro di Kindt e Jenkins. Volendo trovare il pelo nell’uovo un’opera di tale portata avrebbe forse meritato una copertina cartonata, ma quanto edito da Oscar Vault Mondadori resta comunque di altissima qualità.