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Quando l'America si chiese Hai sentito che fatto Eddie Gein?, recensione

'Hai sentito cosa ha fatto Eddie Gein?', alle origini del capostipite dell'orrore moderno nella società americana

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a cura di Manuel Enrico

In sintesi

'Hai sentito cosa ha fatto Eddie Gein?', alle origini del capostipite dell'orrore moderno nella società americana

Hai sentito che ha fatto Eddie Gein? Un titolo e allo stesso tempo una spiazzante istantanea di quotidianità, la domanda che si sarà rincorsa per tutte le stradine di Plainfield, il paesino del Wisconsin, divenuto celebre per esser stato il teatro della macabra mattanza di Ed Gein. Nome assurto al ruolo di oscura leggenda nel mondo della psichiatria forense e capace di sconvolgere a tal punto la società americana da divenire l’origine di una narrativa sanguinaria che ha conquistato letteratura e cinema. Hai sentito cosa ha fatto Eddie Gein? è il volume con cui Panini Comics presenta al pubblico italiano la ricostruzione a fumetti della storia dell’incubo americano per eccellenza, non limitandosi ai più noti e morbosamente affascinanti dettagli di questa leggenda, ma andando a scavare sino all’origine di questa mente malata.

Sarebbe ingiusto, parlando di una figura così controversa, non rubare una definizione utilizzata da un duo autoriale italiano, Jacopo Masini e Francesco Paciaroni, che in un loro graphic novel (Ed Gein, la madre di tutti i serial killer) hanno raccontato l’oscurità di Gein definendolo con arguzia ‘la madre di tutti i serial killer’. Vuoi perché la complessa dinamica famigliare, con una sudditanza psicologica verso la dispotica madre, sia stata un elemento scatenante della devianza di Gein, vuoi perché prima di questo sanguinoso caso il concetto di serial killer era sconosciuto alla società americana. Un aspetto che non viene adeguatamente valorizzato da Harold Shechter, autore della trama di Hai sentito che ha fatto Eddie Gein?, che ha preferito concentrarsi sulla vicenda umana del carnefice di Plainfield.

Hai sentito cosa ha fatto Eddie Gein? : l'orrore colpisce l'America

La letteratura sul caso di Gein è incredibilmente ampia, ma al grande pubblico, affascinato da certe morbose figure ma poco propenso a indagare nei motivi che conducono a simile devianze, difficilmente è stato presentato il mostro alle sue origini. Shechter, al contrario, ha messo a frutto la sua decennale esperienza come narratore di true crime storici, per offrire un ritratto di Eddie Gein che andasse oltre il suo efferato crimine, ma che andasse alla radice, alle potenziali cause della follai di quest’uomo. Una scelta arguta che coinvolge il lettore in una discesa nella follia preceduta da un’insolita pena, grazie a una scaltra suddivisione in capitoli che, partendo dall’infanzia di Gein, arrivano sino alla sua morte. L’intento di Schecther non era quello di mostrare ai lettori i dettagli più scabrosi della vicenda, ma di offrire una visione diversa di questo caso umano, mostrando come dietro la follia di Gein ci fosse un tessuto sociale e domestico malato.

Motivo che ha spinto Shecter a compiere un certosino lavoro di ricerca, tra archivi storici e documenti ufficiali, un’indagine accurata nel passato di Gein e della sua famiglia con l’obiettivo di trovare i presupposti della tragedia ben nota. Ne risulta uno spaccato domestico delirante e angosciante, con una madre, Augusta, dispotica e angustiata da un marito incapace e inetto, capace solo di cedere alla tentazione dell’alcol e a repentini scatti d’ira, che lo portavano ad accanirsi sulla donna e i due figli. Una disfunzionalità evidente, che spinge Augusta a divenire devota al punto del fanatismo, tanto da vincolare i due figli a un’osservanza eccessiva, in cui ogni aspetto delle Scritture viene inteso come un dogma di vita inappellabile. La sessualità è un male, ovviamente, e la castrazione mentale continua a cui la donna sottopone i due figli ha conseguenza nefaste sulla mente di Eddie.

Sia chiaro, Shechter non utilizza mai questa ingombrante figura materna come scusante per la crudeltà di Eddie, ma cerca di arrivare a una spiegazione razionale su come un uomo abbia potuto cedere a una follia simile. La prima parte del volume è interamente fondata su questo intento, con una dovizia di aneddoti e particolari della vita della famiglia Gein che trovano posto in una narrazione pacata, studiata per fornire un metro della sofferenza interiore di Gein, plasmata a dovere dalla morale fanatica della madre. Ne risulta un ritratto gretto, in cui emerge una costante sensazione di separazione auto imposta dal resto del mondo, con una visione estremamente negativa del resto del mondo, un odio velenoso verso la sfera femminile che dalla madre permea in modo malato nella mente di Eddie.

Shechter costruisce con calma la sua storia, si prende il giusto tempo per mostrare come si sia lentamente formato il mostro. In questa fase, Eric Powell si adegua alla sua narrazione realizzando tavole che giocano su una visione quasi metaforica della personalità dominante di Augusta Gein, ritratta spesso come un torreggiante incubo sul minuto Eddie. Espressioni arcigne e pose imponenti, sguardi mai apertamente ritratti ma enfatizzati da un’oscurità perenne che lasciano trasparire tutta la meschinità di questa donna, che vediamo progressivamente invecchiare ma senza perdere l’incredibile ascendente su Eddie. Questo perfetto equilibrio tra trama e racconto visivo avvince il lettore, non lascia emergere tempi morti nella narrazione ma anzi, ne amplifica la solidità, che si fonda su dialoghi dotati di una vis graffiante e ritratti di situazioni familiari angoscianti e disturbanti.

Shechter e Powell trovano una sintesi ottima nel ritrarre questa storia macabra, non mancando di segnare un radicale passo emotivo nell’avanzare nella narrazione. Dopo una prima parte preparatoria, fondata sulla crescita di Eddie, si passa rapidamente alla storia focale, la sua mattanza di donne. Se da un lato Shechter mantiene il ritmo sempre teso, complice un’ottima gestione degli aspetti quotidiani della gente di Plainfield, creando una disturbante separazione tra il mondo di Eddie e quello cittadino, dall’altro Powell lentamente lascia emergere dettagli di macabra e cruda realtà, che riconnettono il lettore alla leggenda di Gein. Definire Hai sentito che ha fatto Eddie Gein? un fumetto horror sarebbe eccessivo, ma specialmente la parte dedicata alla scoperta di trofei e degli interni di casa Gein al momento dell’arresto del serial killer, è una lettura che mette a dura prova anche gli stomaci più forti.

Non è questa la sede per entrare nei disturbanti dettagli, ma va tributato a Powell il merito di avere portato su carta l’orrore di Gein, legandolo alle umane e comprensibili reazioni di coloro che scoperchiarono questo sanguinoso vaso di Pandora. Un utilizzo della bicromia mai banale, con una libertà della gabbia intesa a ritrarre la perversa umanità del mondo di Gein, focalizzandosi su momenti salienti di angosciosa violenza o di urticanti manifestazioni di una mente malata, senza cedere alla tentazione dello splatter ma giocando su un delicato equilibrio di valorizzazione dell’espressività degli attori di questa tragedia.

L'uomo dietro al mostro

Leggendo Hai sentito che ha fatto Eddie Gein? si comprende come questo caso sia stato una linea di demarcazione nella società americana. Gli anni ’50 erano ancora piagati dalla memoria della Seconda Guerra Mondiale, e l’orrore negli occhi dei cittadini erano le gesta dei nazisti in Europa, i campi di concentramento e le foto arrivate dal fronte (come raccontato anche  da Barry Windsor-Smith nel suo Mostri). Un orrore lontano, che arrivava nelle case americane tramite riviste e cinegiornali, in una forma quasi sicura ed esperibile con la curiosa morbosità di chi si sente protetto e mero spettatore. Eddie Gein infranse questa sicurezza, Plainfield avvicinò Auschwitz all’America, sconvolgendo le piccole comunità.

Shecther enfatizza questo aspetto, lo rende centrale nei dialoghi con cui i concittadini parlando di Gein prima e dopo la scoperta della sua ecatombe, presentandosi un dizionario di frasi stupefatte e sconvolte che ancora oggi accompagnano la rivelazione di efferati crimini. Eddie Gein ha infranto il sogno di sicurezza dell’American Way, ha ricordato che l’orrore non è solamente oltreoceano, ma può annidarsi anche nella nostra comunità. Un brusco risveglio che ha sconvolto a tal punto gli americani da rendere Gein un capostipite, al punto da essere l’ispiratore di Norman Bates (protagonista del romanzo Pyscho di Bloch, divenuto poi film cult sotto la mano di Alfred Htichcock) e di divenire il padre dell’immaginario slasher, contribuendo a definire figure cult dell’horror con il Leatherface di Non aprite quella porta o ispirare il Buffalo Bill de Il Silenzio degli Innocenti.

Il volume di Panini ha il merito non solo di raccontare da una diversa prospettiva questa vicenda divenuta cult, ma anche di mostrare la ricerca fatta da Shechter nel dare vita a questo suo ritratto di uno dei più efferati criminali della storia americana. La ricca sezione di extra del volume contiene non solo una serie di riferimenti a dettagli presentati nel racconto, collocandoli temporalmente e fornendo una loro liceità, ma riporta chiari segnali di come Eddie Gein abbia profondamente segnato l’immaginario americano

Voto Recensione di Hai sentito che fatto Eddie Gein?



Voto Finale

Il Verdetto di Tom's Hardware

Pro

  • - Ricostruzione storica avvincente

  • - Powel ritrare con spiazzante sensibilità anche gli elementi più macabri

  • - Edizione bene realizzata e con interessanti contenuti extra

Contro

  • - Tavole della seconda parte decisamente forti

Commento

Leggendo Hai sentito che ha fatto Eddie Gein? si comprende come questo caso sia stato una linea di demarcazione nella società americana. Gli anni ’50 erano ancora piagati dalla memoria della Seconda Guerra Mondiale, e l’orrore negli occhi dei cittadini erano le gesta dei nazisti in Europa, i campi di concentramento e le foto arrivate dal fronte (come raccontato anche  da Barry Windsor-Smith nel suo Mostri). Un orrore lontano, che arrivava nelle case americane tramite riviste e cinegiornali, in una forma quasi sicura ed esperibile con la curiosa morbosità di chi si sente protetto e mero spettatore. Eddie Gein infranse questa sicurezza, Plainfield avvicinò Auschwitz all’America, sconvolgendo le piccole comunità

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