Hardware, nessuno uscirà vivo dal futuro

Il film di Richard Stanley è una centrifuga psichedelica di tutti i luoghi comuni cyberpunk, ma il risultato è un film autoriale, con una visione assolutamente originale sul rapporto tra uomo e tecnologia. Un piccolo cult dimenticato, tutto da riscoprire.

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a cura di Alessandro Crea

retrocult

Di Hardware - Metallo Letale (sì, per una volta anche il sottotitolo italiano è bello) probabilmente non si ricorda quasi nessuno, eppure il film che segna l'esordio al cinema di Richard Stanley, è un piccolo cult che vale la pena riscoprire, pur con tutti i suoi evidenti limiti. Realizzato con un budget ridicolo, il film può apparire ai meno attenti un frullato psichedelico di Terminator e Mad Max. Mal recitato tranne che per una o due eccezioni, con una trama i cui snodi logici non sempre appaiono convincenti, Hardware ha però anche diversi punti di forza. Tra questi una regia che riesce  a tenere l'attenzione sempre alta in un film quasi esclusivamente ambientato tra le quattro pareti di un appartamento e una fotografia che si potrebbe definire espressionista per l'utilizzo del colore in chiave psicologica ed emozionale. Ma è soprattutto la visione assolutamente originale sul rapporto tra l'uomo e la macchina proposta allo spettatore a convincere.