Hellboy: Il diavolo salvatore di Mike Mignola

Figlio degli inferi ma destinato a salvare il mondo: Hellboy! Storia del personaggio creato da Mike Mignola, dalla prima apparizone al suo successo!

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a cura di Manuel Enrico

Eroe dei fumetti, star dei cinecomic e carismatico leader di una squadra di outsiders che nell’ombra ha difeso l’umanità da innumerevoli ed incredibili minacce. Definizione che potrebbe calzare a diversi eroi del mondo del fumetto, ma uno in particolare è al centro della nostra attenzione in questo momento: Hellboy. Il massiccio agente del B.P.R.D. creato dal geniale Mike Mignola è una figura del mondo delle nuvole parlanti grazia anche tre film che ne hanno raccontato le imprese, ma è nella dimensione cartacea che il buon vecchio Red, come viene soprannominato dagli amici, ha dato mostrato la sua incredibile potenza narrativa.

E pensare che tutto ebbe inizio quasi come scherzo!

Insolite origini

A ben pensare, l’intera storia editoriale di Hellboy, dalla genesi all’epilogo, si potrebbe racchiudere in una delle frasi più intense della prima avventura cinematografica di Red

“Cos'è che fa dell'uomo un uomo?" Si chiese una volta un mio amico. Forse le sue origini? Il modo in cui nasce alla vita? Io non lo credo. Sono le scelte che fa. Non come inizia le cose, ma come decide di finirle”

Per Helboy questo è quasi una verità assiomatica. E non potrebbe essere diversamente, considerato che il primo schizzo del personaggio venne fatto da Mike Mignola quasi per caso, quando l’autore, durante un’edizione del Salt Lake City Comic-Con, realizzò un abbozzo di idea per una creatura demoniaca con la scritta ‘Hellboy sulla cintura, per accontentare la richiesta di un fan. Questa creatura era nelle corde di Mignola, che dopo avere lavorato per anni in Marvel e DC, voleva dare vita ad una prima serie che unisse occulto e indagini.

Da questo primo passo datato 1991, la storia di Hellboy fa un salto in avanti di due anni e si sposta di parecchie miglia, arrivando nel vecchio continente e facendo tappa nientemeno che in Italia. Nel marzo 1993, sulla fanzine nostrana Dime Press, il quarto numero sfoggia in copertina un disegno che farà la storia della creazione di Mignola.

Disegnata a quattro mani da Mike Mignola e Nicola Mari, questa copertina mostra Nathan Never, il popolare Agente Alfa di casa Bonelli, mentre sta per essere attaccato da una creatura demoniaca. Se da un lato possiamo stupirci nel vedere un Nathan dotato di alucce e coda demoniaca, dall’altro è impossibile non riconoscere nel minaccioso essere che lo attacca Hellboy.

Nonostante la colorazione della copertina di Dime Press lo avesse reso grigio, le caratteristiche del futuro Hellboy sono già evidenti. Le corna limate, la mano destra ‘particolare', la coda e il simbolo del B.P.R.D. sono già belli in mostra. Certo, non possiamo ancora considerarlo il nostro Red, ma non dimentichiamo che le prime colorazioni differenti spesso portano bene ai personaggi dei fumetti (chiedete a un certo Bruce Banner).

La copertina di Dime Press #4, quindi, mostra la seconda versione di Hellboy, una fase intermedia in cui Mignola ha già infuso nel personaggio quelli che saranno i suoi tratti distintivi, seppur ancora in fase embrionale. L’avventura italiana di Red sembra esser però decisiva, e la sua successiva apparizione nell’agosto dello stesso anno diventa la prima uscita ufficiale del personaggio come oggi lo conosciamo.

In occasione del San Diego Comic-Con, Mignola partecipa con una storia breve in bianco e nero alla pubblicazione San Diego Comic-Con Comics #2, in cui Hellboy compare come protagonista, in veste di investigatore del paranormale. Il passaggio finale alla forma attuale del personaggio avviene in John Byrne’s Next Men #21, dove Hellboy appare a colori e finalmente sfoggia la sua caratteristica carnagione rossastra.

È l’ultimo tassello della creazione di Red, che trova la sua prima vera incarnazione nel primo arco narrativo, Il seme della distruzione, frutto della collaborazione tra Mike Mignola e John Byrne.

Il mondo di Hellboy

Leggere la saga di Hellboy vuol dire affrontare una serie di rivisitazioni di grandi miti, epici e narrativi, che vengono riscritti e adattati all’interno della mitologia di Hellboy. Dalla leggenda di San Giorgio al drago passando per Baba Yaga sino alle arpie, passando per vampiri e licantropi, Mignola struttura un mondo in cui il paranormale con cui Red si confronta abbia una certa familiarità per i lettori. Il contesto narrativo costante della saga, comunque, è una profonda affinità con la narrativa gotica, in particolare con il Dracula di Bram Stoker, vero e proprio punto di svolta per il giovane Mike Mignola

“Non ricordo cosa leggessi in quel periodo, ma quando lessi Dracula pensai ‘Ho chiuso con tutto il resto, questo è il mio genere’”

A catturare in particolare la sua attenzione fu la forma di orrore old school, una scoperta che spinse Mignola ad esplorare ulteriormente questa tipologia di letteratura. Da Stoker fu un attimo passare al mostro di Frankestein di Mary Shelley o alle storie di fantasmi di William H. Hodgson, la cui anima marinara influenzò anche le prime storie di Hellboy, come per la definizione della famiglia Cavendish in Il seme della distruzione.

Ma è innegabile come la cosmogonia dell’universo narrativo di Hellboy sia stata pesantemente influenzata da un altro scrittore horror: H.P. Lovecraft. La presenza, specialmente nelle prime storie, della figura di Ogdru Jahad, entità aliena devastatrice di mondi, ricorda non poco la dinamica narrativa di Lovecrat, con minacce orrende non solo frutto di presenze demoniache, ma anche legata ad una visione cosmica dell’orrore, al confine con la fantascienza.

Non a caso, Mignola sembra appellarsi spesso a quella weird science divenuta celebre nei racconti e fumetti pulp tipici della Golden Age. Pur avendo infatti una cronologia precisa degli eventi, la narrazione delle avventure di Hellboy ha una forte componente episodica, fatta di short story in cui Red affronta missioni e nemici apparentemente estranei alla trama orizzontale della saga, ma che hanno in realtà una serie di riferimenti al corpus narrativo principale.

Questo modo particolare di costruire il mito di Hellboy è un tratto distintivo che nasce proprio dall’apprezzamento di Mignola per la narrativa pulp e il concetto di orrore cosmico, come conferma lo stesso autore

Credo che la parte fondamentale della struttura narrativa di Hellboy derivi da autori di pulp magazine come Robert E. Howard e Manly Wade Wellman. In particolare, l’idea di un personaggio che vaga per il mondo e si imbatte in storie incredibili. Ma anche il formato, che non è quello più comunemente utilizzato per raccontare storie, ma dopo la prima miniserie ho voluto dedicarmi a delle storie brevi, anche stravolgendo l’ordine cronologico”

Una libertà che ha consentito a Mignola di introdurre con naturalezza e precisione elementi di folklore variegati e provenienti da diverse parti del mondo. Dai vampiri rumeni alle suggestioni nordiche, fino alle leggende popolari russe, Mignola sintetizza tutte queste ispirazioni in un mondo paranormale in cui Hellboy si muove con curiosità e spesso incuranza.

Pur essendo una creatura inumana, Red si trova spesso a dover fronteggiare esseri e sfide che mettono a dura prova il suo carattere semi-divino, consentendo al lettore di conoscere nuovi elementi mitologici. Ovviamente, il rispetto del canone folkloristico viene presto piegato alle esigenze narrative di Mignola, ma è comunque apprezzabile questa ricerca di spunti e varietà che rendono Hellboy un costante viaggio in un mondo magico e spaventoso.

Ma non è solo la tradizione ad ispirare l’inventiva di Mignola. Nel dare corpo alla saga di Hellboy, l’autore si lascia guidare anche da suggestioni più moderne e pop, come la presenza dei nazisti, tanto cara alle avventure di Indiana Jones, unendola a realtà storiche come la malsana attrazione del Fuhrer per l’occulto, creando un ulteriore elemento fondante di questo universo che si lega profondamente al personaggio stesso.

Il cuore pulsante dell’universo narrativo di Hellboy è una dimensione fantasy che scaturisce da questa caleidoscopica unione di svariati archetipi narrativi, da cui scaturisce un mondo ancestrale e magico in cui convivono atavici orrori e meraviglie indicibili. Ma permane un senso di malinconica ineluttabilità, la sensazione che questa magia stia andando verso una fine, una lenta agonia che porti la fiamma del magico a spegnersi, lasciando a Red e ai suoi amici il compito di eliminare la minacce paranormali cercando di preservare il buon del mondo ignoto e magico.

Un eroe fuori dagli schemi

Nel dare vita al suo Hellboy, Mignola era inizialmente indeciso su come caratterizzarlo: solitario o parte di un gruppo? Sin dal principio, Red era inserito all’interno di un gruppo (quello che poi sarebbe divenuto il B.P.R.D.), ma era da definire il suo modo di relazionarsi con il mondo.

Data la sua natura e il suo presunto ruolo, Hellboy aveva bisogno di un certo distacco dalla comunità umana, che lo avrebbe comunque visto come ‘diverso’, ma non poteva essere un lupo solitario. Caratterialmente ironico, burbero ma fondamentalmente buono, Red ha la possibilità di vivere avventure in solitaria, ma aveva bisogno di un telaio sociale entro cui mostrare il proprio animo, una presenza dinamica e flessibile che consentisse anche di rendere più solido e vitale il suo mondo.

Con la creazione del Bureau of Paranormal Research and Defense (B.P.R.D.), Mignola preserva la sua idea iniziale di raccontare le avventure di una squadra di eroi insoliti impegnati a difendere il mondo da minacce paranormali. Questa idea era già presente nell’estate del 1993, quando si andava definendo il corpus narrativo di Hellboy, salvo decidere di focalizzarsi sul rosso eroe. Rimaneva comunque la necessità di dare a Red una sorta di famiglia, che trova forma proprio nell’agenzia segreta in cui Hellboy opera.

Abe Sapiens, Roger, Liz e Kat diventano quindi elementi essenziali nel definire Hellboy, non solo come eroe ma come individuo. Nel corso delle avventure del personaggio, le interazioni tra i componenti di questa insolita famiglia consentono di apprezzare maggiormente l’umanità di queste figure anomale e lontane dal consesso civile, anche in virtù di una contrapposizione con i colleghi umani che invece si muovono agilmente in questi due mondi, quello visibile e quello segreto.

Mignola, nel corso della vita editoriale di Hellboy mostra anche il suo passato, la sua adolescenza. Un periodo particolare dell’esistenza del personaggio, che apre ad una dimensione più divertente e comica, ma comunque indicativa di come dietro questo aspetto demoniaco si celi un animo fondamentalmente buono ed eroico. Mignola riesce, infatti, a tratteggiare la sua creazione dandogli una profonda umanità, che spesso emerge a contrastare pulsioni più negative di controparti umane.

A ben vedere, il successo di Hellboy come personaggio risiede proprio in questa anima profondamente sensibile e positiva, quasi un contrasto con quello che dovrebbe esser il suo destino. Venuto al mondo come araldo della fine dei tempi, destinato a governare sugli inferi, Hellboy mostra un attaccamento sincero e vivo alla sua umanità, resa possibile dalla sua vita con i colleghi del B.P.R.D. .

Lo si vede anche nel modo in cui riesce a non vedere subito nei mostri una minaccia, ma nella sua tendenza a vedere in tutte queste creature tormentate una storia non scritta da un aspetto inumano. Basti pensare al modo in cui si relazione con Roger, l’homunculus che da nemico in una delle prime storie della sua saga (Quasi un colosso) diventa una parte integrante della squadra di Hellboy.

Tutto queste componenti della personalità di Hellboy concorrono alla creazione di un personaggio che, pur avendo tratti tipici dell’eroe, si discosta dall’immaginario classico. Mignola rende il suo Red una perfetta incarnazione del tipico protagonista da film western: pratico, diretto e con una vena umoristica secca. Per trovare il giusto equilibrio di questa miriade di aspetti di Hellboy, Mingola infonde nel suo figlio cartaceo parte della sua personalità, modellandola fisicamente su suo padre

“La personalità di Hellboy è principalmente frutto della mia indole, ma gran parte dei suoi tratti fisici sono ispirati a mio padre. Non ha fatto la Seconda Guerra Mondiale, ma ha combattuto in Corea, era un tipo duro, coriaceo”

Mignola: padre, ma non padrone

La particolarità più immediata di Hellboy è il disegno di Mignola, che sin dal primo arco narrativo, Il Seme della Distruzione, si presenta come una vera e propria boccata d’ossigeno nel mondo del fumetto. Mignola arrivava da una dimensione del fumetto affermata come quella dei due grandi colossi del comics americano, in cui si era già distinto con lo spettacolare elsewhere dedicato al Cavaliere Oscuro, Batman by Gaslight, riscrittura del Crociato di Gotham in chiave steampunk, o al maxi evento Odissea Cosmica, fortemente voluto da Jim Starlin. Non meno importante il suo periodo al fianco di Bill Mantlo, che lo volle come disegnatore della miniserie dedicata a Rocket Raccoon.

Ma in questa fase della sua carriera, Mignola è comunque legato ad una concezione precisa del disegno. Il suo tratto mostra già i segni distintivi che lo consacreranno come uno dei più apprezzati fumettisti, ma non ha ancora l’intensità esplosiva che caratterizzerà Hellboy. Per arrivare a quella potenza, Mignola deve spezzare la collaborazione con le major e, come ricordò anni dopo, a dargli fiducia fu una persona in particolare

“All’epoca del lancio di Hellboy feci un gran casino. Dopo dieci anni in Marvel e DC avevo realizzato parecchio, ma vedevo altri artisti che erano riusciti a creare dei personaggi propri e stavano facendo soldi. Dopo Gaslight mia mogli era convinta avessi ricreato Batman, ma in realtà avevo solo dato un’altra versione di Batman. Volevo creare qualcosa di veramente mio, ma l’unico nome che avessi inventato era ancora Hellboy. E così decisi di realizzarlo, ma quando uscì la prima serie, nonostante fosse andata tutto sommato bene, ero pronto a tornare in DC per realizzare un altro Batman. Fu mia moglie invece a spingermi a realizzare un altro ciclo di storie di HEllboy. Non credo fosse totalmente convinta dell’idea di Hellboy, ma era pronta a dargli una chance”

Finalmente libero di sperimentare e sbizzarrirsi, Mignola accentua la spigolosità del suo tratto, gioca con inquadrature e prospettiva, inserendo anche campi lunghi in vignette dalle dimensioni compatte pur di mantenere alta la tensione narrativa. Pur non realizzando tavole particolarmente ricche di dettagli, Mignola trasmette con perizia la dinamicità e l’emotività del personaggio, frutto anche di una narrazione visiva che rispecchia lo spirito con cui il disegnatore si approcciava al racconto

“Non saprei motivare la popolarità del fumetto, so solamente che ho inserito all’interno tutto ciò che amo. Ho cercato di raccontare Hellboy non come un supereroe, ma come una persona normale. E credo che questa mia scelta si sia percepita”

A sorprendere è anche l’incredibile apertura che l’autore ha avuto nei confronti della sua creazione. Solitamente le produzioni creator-owned vedono una presenza massiccia ed invasiva del creatore, che tende a monopolizzare il processo creativo. Mignola, invece, una volta gettati le basi di quello che è un intricato universo narrativo non ha avuto difficoltà ad affidare la propria serie e i suoi derivati ad altri autori. Ennesimo segnale di rottura di una personalità che sfugge a certe logiche del settore, ma che ha consentito al mondo di Hellbory di arricchirsi di altre personalità come gli agenti del B.P.R.D. o l’eroe pulp Lobster Johnson.

Autori come Dave Stewart e John Arcudi hanno avuto un ruolo centrale in questa espansione dell’universo narrativo di Hellboy, complice la scelta di Mignola di non rimanere ossessivamente legato alla sua creazione

“Il mio coinvolgimento nella gestione del mondo di Hellboy è progressivamente diminuito, non disegnando più gli albi e realizzando poche copertine. Non sono più interessato nella creazione di nuovi volumi, a volte parlo con gli sceneggiatori delle loro idee, o con i disegnatori che realizzano le tavole. In pratica, mi curo della parte divertente, lasciando il lavoro pesante ad altri”

Decisione lungimirante, che ha consentito a Hellboy e ai suoi compagni di avventure di godere di una proficua e lunga vita editoriale, con un capitolo finale uscito nel 2016, che potenzialmente ha posto fine alle imprese del personaggio di Mignola. Momento ideale, dunque, per poter leggere tutto d’un fiato la saga di un eroe atipico che con la sua grinta e il suo spirito indomito ha attraversato due decenni di storia del fumetto, divenendo uno dei personaggi più amati del mondo delle nuvole parlanti.

Se volete conoscere le origini di Hellboby, vi consigliamo Hellboy Omnibus: volume 1