He's all that, recensione: il remake di Kiss Me

La recensione di He's all that, il remake in chiave contemporanea del film Kiss Me del 1999 è dal 27 agosto su Netflix.

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a cura di Francesca Sirtori

Tempo di remake per il mondo dello streaming, non solo con il titolo in arrivo su Prime Video di Cenerentola, ma anche su Netflix non si resta indietro su questo fronte, proponendo dal 27 agosto He’s all that, rilettura in chiave contemporanea e decisamente patinata del film di oltre vent’anni or sono, Kiss me (She's All That in originale). Se la pellicola dell’epoca contava un cast composto da volti perlopiù ignoti al grande pubblico, eccezion fatta per il compianto Paul Walker, questa riedizione non si pone su livelli di notorietà maggiori e porta sui nostri schermi un teen drama decisamente frizzante, ma a tratti superficiale. Diretto da Mark Waters , già padre di Mean Girls e La rivolta delle ex, l’adattamento letterario del Pigmalione del titolo originale viene qui a perdersi del tutto, lasciandosi alle spalle qualsiasi citazione letteraria. Quanto più di colto potrete trovare saranno “tips’n’tricks” di bellezza e makeover, ma scopriamo di più insieme nella nostra recensione cosa vi attende.

He's all that, tra social network e apparenza

La trama di He’s all that è quanto di più semplice ci possa essere, nulla di trascendentale, per quanto negli ultimi tempi i teen drama si stiano popolando anche di titoli interessanti e in grado di trattare anche tematiche un po' più profonde e particolari, tra serie e film, come Skam Italia, The end of the f*****g world e altri ancora. Qui però siamo in un mondo dove l'apparenza è tutto, e non solo nella vita reale ma anche e soprattutto sui social, come ci insegna la tiktoker Addison Rae, i cui panni sono vestiti dall'attrice al suo film di esordio Padgett Sawyer. Patita di dirette social, proprio durante una di queste viene ripreso in diretta il tradimento da parte del suo fidanzato, umiliandola e portandola addirittura a perdere il supporto del brand di cui lei era volto sui social.

Tutto per colpa di un meme divenuto virale. Successivamente sarà però il "contest" lanciato da Addison e dalle sue amiche, come sfida personale, a porsi come turning point della storia, portando la ragazza a conoscere Cameron Kweller, uno "sfigato" nerd appassionato di equitazione e di street photography, che diventa il prescelto per la rinascita che lo attende, da brutto anatroccolo a cigno, grazie al lavoro della nostra influencer. Come andrà a finire? Non vi diamo troppe anticipazioni, se non che la trama non si rivelerà particolarmente ricca di colpi di scena e momenti mozzafiato e inimmaginabili.

Un film privo di mordente e originalità

Come anticipato infatti, rispetto al titolo originale, questa versione si presenta sotto vesti pudiche, evitando una narrazione più "impegnata" se vogliamo, per lasciare spazio ad aspetti più attenti da un punto di vista estetico, come la cura dettagliata del comparto visivo e alcuni rimandi scenici a Kiss Me, ma tutto porta a comparare He’s all that con una pletora piuttosto ampia di film e serie non particolarmente memorabili o degni di nota. Il titolo in questione si presta sicuramente a una visione giovanile, senza particolari tematiche importanti e spunti di riflessione validi e profondi, rischiando di apparire come un titolo che non sarà in grado di lasciare traccia nella memoria degli spettatori.

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Come se non bastasse, i cliché presenti nel film non sono pochi e anzi fanno sì che a ogni scena possiamo facilmente intuire cosa accadrà in quella a seguire, inseguendo una infilata di stereotipi romantici, superficiali e dalla recitazione piuttosto piatta e scontata da parte degli attori. Certo, non mancano nemmeno i cameo, come il ritorno di Rachael Leigh Cook, qui nei panni della madre single di Padgett come infermiera stressata e oberata di lavoro. In questo film però il suo ruolo non è fondamentale, se non altro per creare una sorta di très d'union tra i due film.

Da un punto di vista meramente tecnico infine, He's All That è stato girato con una certa cura visiva, come anticipato, dando la sensazione che l'intero set sia stato attrezzato con ring-light, non per nulla amatissime dagli influencer. Potremmo forse individuare il maggior risultato possibile da raggiungere grazie a questo film nella sua potenziale capacità di rimandare gli spettatori più giovani alla scoperta dell'originale del 1999, ancora oggi un titolo rappresentativo della satira divertente, e spesso pungente, degli adolescenti dell'era MTV a cavallo tra la Generazione X e Y.

In conclusione

He's all that non ci ha convinti, non riuscendo a segnare l’immaginario collettivo della generazione a cui cerca di rivolgersi in primis, per mancanza di una trama con un certo mordente. Un titolo privo probabilmente di stelle emergenti, a differenza del film di oltre vent'anni fa e non rivelandosi quello che quest'ultimo era stato: un cult della generazione adolescente dell'epoca. Nel complesso si tratta di circa un'ora e mezza di storia dove anche il messaggio che vorrebbe essere comunicato, ossia quello di rimanere fedeli a se stessi e di non cambiare per volontà altrui, appare chiaramente forzato, un pourparler quasi di facciata, banale e retorico, vuoto di vero senso profondo.

Non siamo stati convinti da questo titolo che va sì a riempire la libreria già piuttosto folta e ampia del colosso dello streaming, ma ne avevamo davvero bisogno? Una visione consigliata dunque a coloro che sentono la necessità di trascorrere 90 minuti di superficialità, recitazione lontana dall'eccellenza e una ripresa del modello dei classici teen movies degli anni Duemila.