Hollywood: la recensione in anteprima

Hollywood è una miniserie tv targana Netflix che segue le vicende di aspiranti attori e registi nella Hollywood del dopoguerra

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a cura di Imma Antonella Marzovilli

Hollywood è la nuova miniserie TV Netflix disponibile sulla piattaforma online a partire dal prossimo primo Maggio. Da un'idea di Ryan Murphy (Nip/Tuck, American Horror Story) e Ian Brennan (Glee, Scream Queens), nel cast della miniserie si annoverano Darren Criss, David Corenswet, Jeremy Pope e Laura Harrier, giovani attori affiancati da star del piccolo e grande schermo come Jim Parsons, Patti LuPone, Holland Taylor e Dylan McDermott.

Abbiamo visto tutti gli episodi della miniserie Tv in anteprima.

Scandalosa Hollywood!

Hollywood segue le vicende di un gruppo di giovani aspiranti attori, registi e sceneggiatori nella Hollywood del dopoguerra. Nelle sette puntate che compongono questa miniserie seguiamo l'ascesa dei protagonisti che, tra molte peripezie e compromessi, cercano di ritagliarsi il loro posto all'interno della fabbrica dei sogni. Non solo, in un crescendo di emotività, assistiamo anche al sordido e scandaloso retroscena della Hollywood di quegli anni fatto di favori sessuali, prostituzione, razzismo e intolleranza di genere.

La narrazione inizia proprio da questi non troppo ortodossi compromessi a cui le aspiranti stelle di Hollywood devono scendere. In particolar modo, nelle prime puntate seguiamo le vicende di Jack Castello, giovane prestante che per mantenere vivo il suo sogno di diventare attore e una moglie in dolce attesa, è costretto a diventare un gigolò "sotto copertura". Infatti, l’ingegnoso Ernie, affascinante uomo di mezza età, accalappia e riunisce giovani aspiranti star di Hollywood, in cerca di soldi per vivere, presso la propria pompa di benzina che, in realtà, offre altri tipi di servizi. 

Parallelamente al sordido dietro le quinte delle varie produzioni hollywoodiane, entriamo nel vivo della narrazione solamente dopo qualche puntata che ci prospetta una visione d'insieme più gradevole. Si passa quindi dai lussuriosi salotti del cinema al mestiere vero e proprio in cui si passa ad analizzare la macchina cinematografica nel suo insieme. 

Facciamo un film

Nella seconda parte della miniserie, la narrazione si concentra sulla realizzazione di un film che sconvolgerà per sempre gli Stati Uniti. Siamo negli anni Cinquanta e, in alcune parti degli USA, soprattutto al sud, la segregazione razziale è un problema ancora attuale, unito alle repressioni attuate dal Ku Klux Klan. Il gruppo di giovani attori ingaggiati dalla Ace Studios ha intenzione di girare il primo lungometraggio con protagonista una donna di colore. La storia seguirà le vicende di questa giovane donna alle prese con il suo sogno di diventare attrice e di non essere più relegata a semplici ruoli di cameriera.

Le aspre polemiche che accompagnano tutta la produzione del film sono incentivate anche dai vari pettegolezzi che riguardano i protagonisti dell'opera e anche lo sceneggiatore, un giovane afroamericano omosessuale. Interessante è vedere, portato sul piccolo schermo, le varie e complesse fasi di produzione di un film. Una meta narrazione che fa da padrona per tutta la durata della miniserie. In sostanza, oltre alle pruriginose immagini che si alternano a questo concetto di meta cinema, l'opera non regala grandi slanci di riflessione e rimane una sorta di incompleta e a tratti anche superficiale opera di intrattenimento che non aggiunge né toglie nulla a ciò che già conosciamo.

Il riscatto di Hollywood?

Se pure in una prospettiva di riscatto sia per gli attori, sceneggiatori, registi, sia per tutti coloro che fanno parte della macchina hollywoodiana, non c'è una vera e propria denuncia di quelle dinamiche che fino agli anni Sessanta, se non oltre, hanno dettato legge negli studios di Los Angeles. La miniserie non fa altro che presentare quelli che sono i problemi di razzismo e omofobia della società statunitense di quegli anni e li risolve in maniera semplicistica pensando che un semplice film possa, in qualche modo, cambiare il mondo.

Sappiamo bene che le cose non andarono proprio così e non vanno così nemmeno tutt'ora, in un momento storico dove i tabù sono sdoganati e retaggio di un passato ormai lontano. Se l'industria hollywoodiana ha contribuito all'accettazione di quelle che vengono definite minoranze e che ha dato voce alla diversità (da cosa poi?), è pur vero che ha contribuito anch'essa alla creazione di cliché tanto radicati nella cultura pop.

Un vero e proprio riscatto di tutte quelle persone che negli anni hanno subito discriminazioni e persecuzioni, quindi, non c'è in Hollywood. C'è però il lieto fine, il tutti vissero felici e contenti, realizzando i propri sogni pubblici e privati, elaborando quella manna dal cielo, una sorta di deus ex machina senza fine e motivazione. Non c'è dramma in questo sceneggiato che stanca nell'apoteosi del diverso, nella identificazione massiva della comunità hollywoodiana alla diversità ostentata, a ben vedere, ma priva di ricerca. Il dolore è buttato lì, quasi invisibile, è una nota a piè pagina come se dovesse essere nascosto, come quando Ulisse torna a Itaca e fa uccidere le prostitute, quel dolore, a detta di Odisseo, durò poco, invisibile anche agli occhi del sofferente.

Conclusioni

La miniserie TV Netflix, Hollywood, si presenta come un prodotto d'impatto. La scelta di una fotografia dai toni caldi, lussureggianti, si sposa bene con i contenuti che, soprattutto nelle prime puntate, invadono lo schermo. In un turbine di corpi virili intrecciati e tematiche che spaziano dall'omosessualità alla segregazione razziale.

Quella di Hollywood è un'occasione sprecata, tanto si ostenta la sessualità e la ricerca del superamento dei limiti sul set e fuori dal talamo. Tante sono le tematiche appena sfiorate e risolte in maniera sbrigativa, non contestualizzate e rarefatte. La visione però non è del tutto deludente, per la prova attoriale del cast che ci regala delle belle interpretazioni e l'evoluzione finale di tutta la narrazione ha quel non so che di romantico, propriamente anni '50 che regala un po' di sana nostalgia.

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