I due Imperatori, la recensione del nuovo episodio della saga de La legione occulta

La nostra recensione de I due Imperatori, opera di Roberto Genovesi che amalgama saggiamente insieme fatti storici ed occulto.

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a cura di Giacomo Todeschini

Editor

Prodi condottieri e valorosi nemici, intrighi politici e cruente battaglie: tra i periodi storici più floridi di avvenimenti e fertili di cultura è praticamente impossibile non mettere tra i primi posti la dominazione romana che ha dato lo stigma a quelle che sono le radici del mondo che ora conosciamo. Centinaia e centinaia di anni che hanno segnato profondamente l’umanità, consegnando alla storia delle personalità indimenticabili e tutta una serie di vicende conosciute e narrate ai quattro angoli del pianeta. Proprio la grandezza dell’impero romano, e prima ancora di esso della repubblica di Roma, è al centro delle vicende narrate da I due imperatori, ultimo tomo appartenente al La Saga della legione occulta, serie nata dalla saggia mano di Roberto Genovesi che amalgama in sé fatti storici ed esoterici in una commistione unica colma di fascino e magia.

I due imperatori: un nuovo inizio

I due imperatori non è infatti la prima opera della saga ma bensì una nuova epopea, un nuovo inizio dopo le vicende narrate dalla precedente trilogia formata da La legione occulta dell’impero romano, Il comandante della legione occulta e Il ritorno della legione occulta: il re dei giudei. Nonostante si tratti quindi di un punto di partenza differente, sono comunque molte le caratteristiche riprese dalla prima serie, tra cui il duplice e peculiare sistema di narrazione, vero marchio di fabbrica della serie di cui parleremo più approfonditamente a breve, e, ovviamente, ambientazione e vicende narrate. Anche per quanto riguarda i personaggi, oltre alle immancabili new-entry, sono molti i cavalli di ritorno, tra cui la colonna portante Victor Iulius Felix, che faranno felice più di un fan. Un’opera quindi completa, che fa da ponte tra il passato e il futuro della saga, aprendo nuovi ed intriganti scenari per quello che sarà il proseguo di questa particolare simbiosi tra misticismo e aspetti storici.

Come dicevamo poco fa I due Imperatori fa largo uso di un sistema a doppia narrazione, con la sinossi che rimbalza temporalmente e spazialmente ad ogni capitolo. L’ultimo lavoro di Roberto Genovesi si snoda infatti sia durante l’assedio di Alesia che durante i preparativi per la battaglia di Azio, saltando regolarmente e sistematicamente dall’epoca di Giulio Cesare a quella di Marco Antonio e viceversa. I due inarrivabili e statuari personaggi storici non irrompono però mai pesantemente in quelle che sono le vicende del tomo e ne rappresentano quindi più lo sfondo che il vero cuore pulsante. Se da una parte tale sistema funziona egregiamente, permettendoci di addentrarci più nel profondo in entrambi i filoni senza trascurare uno dei due, d’altro canto rappresenta anche il tallone d’Achille dell’opera, obbligandoci a salti spesso fin troppo repentini. Talvolta capita infatti di trovarsi a dover cambiare personaggi e vicende ogni due-tre pagine e, sebbene tutto ciò concorra a rendere più serrata la narrazione, ci si ritrova spesso straniati e disorientati, incapaci di tenere in pugno l’intrigante racconto.

Il romanzo ci fa quindi addentrare in due epoche decisamente diverse, per quanto non temporalmente così lontane. In Gallia ci troveremo catapultati tra le legioni di Giulio Cesare, braccate da delle terribili e misteriose forze nemiche, mentre una ventina di anni dopo il focus si sposterà in un recondito accampamento montano, dove le truppe di Ottaviano stanno portando avanti un criptico e pericoloso progetto. Due filoni decisamente differenti su un elevato numero di piani, come ampiezza delle vicende narrate e ambientazioni, ma entrambi uniti dalla presenza del sovrannaturale, una componente esoterica che tanto ben si amalgama con la sinossi e che ben riesce ad ammaliare ed incantare il lettore, sempre più voglioso di saperne di più pagina dopo pagina.

Fatti storici e sovrannaturale

Un racconto decisamente notevole, che riesce a mischiare insieme alcuni dei fatti storici più importanti dell’epoca con elementi fantastici, senza mai scadere nel ridicolo e riuscendo al contempo a tenere sempre alta l’attenzione del lettore. Nonostante la mancanza di straordinari colpi di scena o di escamotage particolarmente inventivi, infatti, I due imperatori non molla mai sul piano del ritmo e riesce nelle sue oltre 300 pagine a non ammorbare mai il lettore. Un’impresa certamente non facile ma che il tomo riesce a compiere senza troppe fatiche, regalandoci anche diversi passaggi decisamente interessanti. Volendo trovare il pelo nell'uovo I due imperatori fallisce purtroppo in parte in quello che è il finale, regalandoci un cliffhanger, per quanto interessante sul piano delle future evoluzioni della saga, non troppo riuscito. Non stiamo parlando di qualcosa di eccessivamente negativo, anzi, ma piuttosto di un piccolo ma evidente neo in una comunque decisamente avvincente narrazione.

Un ulteriore punto di forza dell’opera è sicuramente derivante da uno stile di scrittura assolutamente superbo, colmo di azzeccate figure retoriche e passaggi degno di nota. Più volte, nel corso della nostra lettura, ci siamo difatti ritrovati ammaliati da qualche metafora o conquistati da qualche descrizione particolarmente riuscita, in quella che possiamo definire senza ombra di dubbio alcuno un’esperienza decisamente memorabile. Nota di merito va inoltre anche all’accurata rievocazione storica dell’epoca, che tradisce uno studio certosino ed approfondito di quelle che erano le usanze e i modi di fare di quegli anni. Ottimo infine anche l’uso del latino, mai eccessivo e usato al punto giusto, che contribuisce a dare un quid non indifferente in quanto ad immedesimazione e appeal dell’intera opera.

Conclusioni

I due imperatori è l’inizio della nuova epopea de La saga della legione occulta di Roberto Genovesi, che ci trasporta nel bel mezzo di un’avventura memorabile, colma di fatti storici e misticismo. La realizzazione editoriale è di ottimo livello sia nella impostazione stilistica sia nella cura dei materiali che risultano quindi di ottimo livello.