I quattro fratelli Yuzuki 1, recensione: essere una famiglia

J-Pop porta in Italia I quattro fratelli Yuzuki di Shizuki Fujisawa: uno slice of life che racconta le vicende di quattro fratelli orfani.

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a cura di Beatrice Villa

Vivere con un fratello può essere dura a volte. Ci possono essere incomprensioni, litigi, ma anche tanto amore e gioia. Pensate a cosa significa essere responsabili di tre fratelli minori e farsi carico del loro benessere e incolumità. Può essere estenuante è vero, ma dall’altro lato famiglia significa stare vicini sempre, negli attimi più duri e non solo in quelli felici. E questo Hayato, il figlio più grande, lo sa bene. I quattro fratelli Yuzuki (Yuzuki-san Chi no Yon Kyoudai) parla proprio di quattro fratelli, rimasti orfani, e della loro vita quotidiana. Uno slice of life tenero, dolce, una narrazione delicata e profonda che ci porterà all’interno delle dinamiche di questa meravigliosa famiglia tutta al maschile. I quattro fratelli Yuzuki di Shizuki Fujisawa è l’opera vincitrice del 66° Shogakukan Manga Award come Miglior shoujo.

“Perché non importa cosa accadrà, noi siamo fratelli. Siamo una famiglia. E lo saremo per sempre.”

I quattro fratelli Yuzuki 1: cosa significa essere una famiglia

La famiglia Yuzuki è composta da quattro fratelli: il più grande Hayato, insegnate di 23 anni, Mikoto, il secondogenito e il più diligente, sempre con la testa sulle spalle, Minato, il terzo e il più irrequieto dei fratelli e il combina guai della famiglia e il più piccolo Gakuto, sempre coccolato dai più grandi ma che in realtà è già più maturo rispetto ai bambini della sua età. Dopo la morte dei loro genitori è Hayato che si occupa dei fratelli minori, incurante dell'opinione e dei giudizi delle altre persone, intenzionato a far si che la loro famiglia rimanga unita.

Ma non sempre tutto va come dovrebbe andare e i litigi e le incomprensioni sono dietro l'angolo, a partire da Minato, che non sopporta che il fratellone faccia sempre e solo affidamento su Mikoto, e questo a Minato non va sempre giù. In fondo hanno solo undici mesi di differenza. Dovete sapere che in Gippone, visto che la scuola inizia ad aprile, chi è nato il 2 di aprile viene messo nello stesso anno academico di chi nasce il primo d'aprile dell'anno successivo. Per questo i due fratelli, anche se non sono gemelli, frequentano lo stesso anno seppur in sezioni differenti. Per questo i loro ruoli sono un po' sbiaditi ed è difficile per Minato fare affidamento al fratello maggiore che in fondo non considera tale.

Gelosie, incomprensioni, modi di pensare differenti e sentimenti che vanno a sbattere tra di loro se non hanno una valvola di sfogo. Insomma, quella che ci presenta Shizuki Fujisawa è un'opera che coglie appieno che cosa significa essere una famiglia, una famiglia senza genitori, formata da quattro fratelli che devono imparare ad affrontare insieme le difficoltà, a crescere e a migliorarsi, facendo affidamento sugli altri ed esternando ciò che risiede nel loro cuore, per quanto difficile e complicata sia quell'emozione.

I quattro fratelli Yuzuki 1: l’incertezza del futuro e la bellezza del presente

Attraverso questa storia, dai tratti delicati, talvolta dolci-amari, Shizuki Fujisawa ci racconta la storia di quattro fratelli, così diversi tra di loro, ma uniti, decisi a vivere al meglio il presente nonostante l’indeterminatezza e l’incertezza di un futuro senza i genitori.

Quattro fratelli che talvolta sono degli amici altre volte dei rivali. Così come succede in qualsiasi altra famiglia. Quattro fratelli che devono imparare ad affrontare insieme le difficoltà, a chiedere anche aiuto e a fidarsi del prossimo, come Hayato, che per molto tempo, nonostante fosse uno studente universitario, ha cercato di farsi carico completamente da solo della responsabilità dei tre fratelli minori, deciso a non abbandonare nessuno né a inserire il più piccolo, Gakuto, in una struttura apposta che lo aiutasse con l'università, proprio per non causargli un ulteriore trauma dopo la pedinata dei genitori.

Ma quello che Hayato si dimentica ancora oggi è che è solo un ragazzo e chiedere aiuto non significa venire meno alle aspettative dei genitori defunti, di deluderli e di dimostrare di non essere capace. Toccante il momento in cui si rende conto di pensare a quanto la sua vita sarebbe stata differente se non avesse deciso di farsi carico dei fratelli. Un pensiero egoistico forse, ma che può permettersi di fare proprio perché è umano e perché sa che,  nonostante tutte le difficoltà, l'amore che la sua famiglia può dargli vale più di qualsiasi se e ma.

Abbiamo poi Mikoto e Minato, tra i quali non è sempre corso buon sangue e anche ora nel presente, nonostante siano cresciuti, alcuni momenti di tensione rimangono, proprio per la loro vicinanza d'età, per il modo diverso in cui vengono trattati che genera frustrazione e voglia di prendersi il proprio posto meritato all'interno della famiglia. Fujisawa ci dipinge un quadro a cui ogni fratello maggiore può immedesimarsi. Il diventare improvvisamente il fratello maggiore e dovere crescere troppo in fretta, comportarsi da esempio quando si è ancora un bambino. Molto spesso i genitori dimenticano che anche i fratelli maggiori sono ancora dei bambini e che caricarli di troppe responsabilità non è un bene e genera frustrazione e risentimento. Essere un esempio da seguire, comportarsi sempre bene, non pretendere nulla perché alla fine il fratello minore l’avrà sempre vinta e avrà sempre e incondizionatamente l’appoggio dei genitori, è difficile da sopportare e può essere causa di sofferenza.

Tutti i fratelli inoltre, hanno dovuto affrontare la morte dei genitori ed è normale sentirne la mancanza. Da una parte l’adulto Haytao che comprende quando difficoltosa sia la scelta che ha fatto, così carica di responsabilità, dall’altra i fratellini, ancora emotivamente feriti. Anche il piccolo Gakuto che a malapena ricorda i genitori all’inizio cerca di frenare i suoi desideri per non caricare ulteriormente di lavoro il fratello maggiore. Perché nonostante l’età sa e comprende quanto sia difficile per lui.

Un racconto entusiasmante, divertente e qualche volta malinconico. Un ritratto perfetto di che cosa significa essere una famiglia ecco quello che ci presenza l’autore.

Una storia dai colori sgargianti, che insegna cosa significa crescere, diventare adulti, superare il dolore e condividere le frustrazioni e le emozioni negative, ma anche la felicità e i momenti di serenità. Perché essere una famiglia significa questo. La famiglia non abbandona nessuno e sosterrà sempre i suoi membri.

Lo stile grafico e narrativo

I disegni di Shizuki Fujisawa sono molto belli, dalle linee delicate che mettono a nudo le emozioni dei personaggi: il loro dolore, la loro gioia, la loro preoccupazione sono incredibilmente reali, tangibili. Il nero diventa più pressante quando insorge un'emozione negativa, mentre i colori si fanno più chiari e brillanti per descrivere la felicità e le emozioni positive. In tutto il manga si respira un’atmosfera soft, davvero tranquilla e magica.

La narrazione è tranquilla, semplice, intervallata da alcuni flashback che ci aiutano a comprendere meglio le dinamiche famigliare. Ogni capitolo è dedicato a uno dei fratelli e l’autrice ci avverte fin da subito chi sarà il protagonista, mettendolo come immagini inziale del capitolo. Mi sarebbe piaciuta un'immagine iniziale a colori, ma nonostante ciò, ancora una volta l’edizione della J-POP è curata nei minimi dettagli!