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I Tre Adolf: a lezione di storia da sensei Tezuka, recensione

I Tre Adolf: raccontare la storia per guidare le future generazioni nei due volumi della Osamushi Collection edita da J-Pop.

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a cura di Manuel Enrico

Historia magistra vitae, recita un vecchio detto latino. Storia maestra di vita. Una speranza, un invito a non dimenticare gli errori commessi, a non lasciare che l’oblio cancelli gli sbagli fatto lungo la strada, ma che siano sempre presenti, monito di come l’umanità possa lasciarsi tentare e scivolare nell’oscurità. Ci sono molti modi perché questa massima latina venga preservata, non solamente insegnando alle nuove generazioni gli errori del passato sui banchi di scuola, ma anche affiancando allo studio la lettura di opere che ne rinforzino l’importanza, acquisendone ulteriore validità. E’ quanto potremmo augurare a I Tre Adolf, opera del sensei Osamu Tezuka, che nella prima metà degli anni '80 decise di non lasciare che gli orrori della Seconda Guerra Mondiale venissero dimenticati.

Per comprendere l’immane portata de I Tre Adolf non serve citare i prestigiosi premi vinti in patria, è sufficiente lasciare che siano le stesse parole di Tezuka a far comprendere la portata della sua opera:

“Non vogliamo nessun’altra guerra! Per questo mi sono messo a scriverne contro”

I Tre Adolf: raccontare la storia per guidare le future generazioni

Pubblicato tra il 1983 e il 1985, I Tre Adolf sembra un manga lontano dalla tradizionale narrativa di sensei Tezuka, amato per il suo AstroBoy. Forse proprio perché così lontana dalle atmosfere fantascientifiche a lui care, Tezuka con questo imponente manga ha voluto mettere in mostra una complessità spesso tralasciata nel raccontare la storia del secondo conflitto mondiale. Dal cinema ai fumetti, senza dimenticare romanzi e canzoni, la Seconda Guerra Mondiale è stata protagonista di una nutrita serie di racconti, che hanno cercato, in alcuni casi, di offrire una panoramica il più ampia possibile su questo triste capitolo della storia moderna. Spinti, a volte, da un senso di patriottico pudore, in queste opere si ravvisa spesso un’offuscata percezione del vero, guidata dalla volontà di raccontare una delle tante parti di questo conflitto.

Tezuka non scivola in questa trappola, ma anzi sembra volere fare di tutto per evitarla. Il suo I Tre Adolf si muove su questa omonimia dei tre protagonisti, facendo leva su un nome comune che separa irrimediabilmente amici e parenti, salvo poi condurre a tragici ricongiungimenti che, nuovamente, veicolano un messaggio quasi carico di rassegnazione: la violenza chiama violenza.

1936. A Berlino, già capitale del Terzo Reicht, si stanno tenendo le Olimpiadi, divenute un’occasione per Hitler per mettere in evidenza il suo potere e la superiorità della razza ariana. Per seguire questo evento, dal giappone viene inviata il reporter, Sohei Toge, il quale, durante il suo lavoro, viene contattato dal fratello Isao, studente a Berlino, che gli confessa di avere un segreto terribile da svelare. Poco prima di entrare in contatto col fratello, Soehi scopre che Isao è stato ucciso, in modo misterioso. L’istinto del reporter, unito alla disperazione di un fratello roso dai sensi di colpa, spinge Sohei ad indagare sulla morte violenta del fratello, un intento che, nonostante la reticenza delle autorità nipponiche e l’aperta ostilità di quelle tedesche, lo rende un bersaglio scomodo e da eliminare in fretta, prima che possa scoprire l’incredibile scoperta fatta dal povero Isao: Hitler ha origini ebree.

Mentre Soehi persegue il suo obiettivo, in Giappone due giovani amici si trovano a dover affrontare una situazione figlia delle vicende che devastano il Vecchio Continente. Adolf Kaufman, rampollo di un diplomatico tedesco di stanza in Giappone, e Adolf Kamil, figlio di emigrati ebrei che hanno ricostruito la propria vita nel Sol Levante, sono amici inseparabili, nonostante la reticenza delle rispettive famiglie. Saranno proprio loro due, raccontati attraverso la loro crescita da ragazzi amorevoli a uomini piegati dalla violenza di un periodo orribile, a dare il ritmo alla storia di Tezuka, una cadenza che viene, inevitabilmente, influenzata dal Terzo Adolf, Hilter in persona. Quando Adolf Kaufman, oppositore al nazismo visto come un male che lo separa dal suo più caro amico, viene inviato alla scuola formativa dei giovani ufficiali nazisti, la Hitler-Jugend, viene notato dal Fuhrer in persona, che lo accoglie nella propria cerca ristretta.

Con questa mossa, Tezuka mostra una lucidità narrativa encomiabile. Tramite questo passaggio,infatti, il mangaka riesce a mostrare come l’influenza di un ambiente fortemente radicalizzato possa influire in modo nefasto su una mente giovane, plagiandone gli intenti e veicolando in modo subdolo la coscienza e le emozioni. Nel leggere I Tre Adolf, l’aspetto più graffiante è proprio il mutare del carattere del giovane Kaufamn, da amorevole e dolce ragazzino a efferato aguzzino nazista, diviso tra il proprio cuore e la voglia di esser parte di un progetto politico presentato come una salvezza. Poco importa quali compromessi vengano richiesti, Kaufaman scivola quasi coscientemente nell’oscurità della presunta supremazia ariana, arrivando a utilizzarla come una ragionevole motivazione per perseguire obiettivi personali.

Tezuka mostra una sincerità e una volontà di offrire una storia quanto più possibile equa. Non si limita a raccontare l’aspetto europeo della vicenda, ma non lesina nemmeno critiche al Giappone, ai suoi occhi reo di aver accettato un patto faustiano che ha segnato intere generazioni. La parabola di Sohei Toge, uomo che pur costantemente vessato da agenti tedeschi con la connivenza delle autorità nipponiche, è un esempio di rettitudine morale, di ostinata volontà a non cedere alle angherie per non lasciare che l’oscurità inghiotta tutto. Tramite il report e la sua odissea, Tezuka racconta il Giappone del periodo, offrendo uno spaccato di rara intensità, complice una narrazione che preme sempre su una persistente sensazione di ineluttabilità, dando vita a un ritratto che unisca emozioni, drammi e analisi politica. Con un ritmo mai banale ma costantemente allineato alle esigenze della trama, Tezuka lascia emergere momenti di dramma e di orrore, sia nella gestione dei dialoghi che nella cura con cui realizza le sue tavole. Pur non mancando tipici attimi di espressività enfatizzata tipica dello stile di sensei Tezuka, spesso utilizzati come momenti di alleggerimento o di preparazione a un contrasto emotivo, sono le tavole in cui viene mostrata la diretta conseguenza della guerra ad urlare nel cuore del lettore. Tezuka ritrae con maggior veridicità la disperazione, vuole che le conseguenze di quanto di malsano e orrendo sia accaduto in quegli anni rimanga impresso nell’animo dei lettori, come monito.

L'opera più intensa e umana di Osamu Tezuka

Stupisce come non solo Tezuka abbia la forza di muovere accuse di negligenza e connivenza al proprio paese, ma anche come sia riuscito a trasmettere quel fascino malsano esercitato da Hitler. Specie nella prima parte de I Tre Adolf, Hitler viene ritratto come un leader carismatico anche se imperscrutabile, capace di concedersi battute divertenti salvo improvvisamente virare la conversazione su toni più furiosi. La parabola discendente del Terzo Reich coincide con un apparente declino umorale di Hitler, sempre più paranoico e instabile, creando una spiazzante sinergia con Kaufman: quanto più Hitler sembra perdere il controllo, tanto più il suo giovane omonimo sembra scivolare verso un’ossessiva aderenza ai precetti del nazismo.

I Tre Adolf è un manga che andrebbe portato nelle scuole, come tante altre manifestazioni della nona arte, da Maus a March, capaci di mostrare con un linguaggio differente i pericoli che si annidano nell’animo umano. Il manga di Tezuka non è una lettura leggera, richiede al lettore una dose di calma e di attenzione importanti, offrendo in cambio una storia della Storia, un racconto affascinante, anche nei suoi momenti più bui, che sembra indicare come anche nel momento più buio, sia necessario non dimenticare che non esistono differenze, a meno che queste non vengano creata appositamente.

Rileggere I Tre Adolf oggi è quasi un obbligo morale. L’opera di Osamu Tezuka è una voce importante, da ascoltare, e il modo migliore al momento per recuperare questa pietra miliare della nona arte mondiale sono i due volumi con cui J-Pop ha ripubblicato I Tre Adolf, all’intendo della Osamushi Collection nel 2018. Due tomi di un certo spessore, pubblicati come da tradizione, e che rispettano in modo encomiabile la caratura dell’opera di sensei Tezuka. Non un semplice manga sulla Seconda Guerra Mondiale, ma un manuale di umanità, dove i lati più onorevoli vengono spesso soffocati da ossessione e violenza, in una spirale, sperando che il messaggio di speranza dell’anziano Sohei Toge possa divenire realtà:

“Questa storia verrà letta da milioni di ‘Adolf’ in tutto il mondo. Ho intenzione di chiamarla semplicemente ‘I Tre Adolf’. E i figli di questi milioni di ‘Adolf’ tramanderanno la storia ai propri figli, e così di seguito, in modo che tutti possano capire davvero cosa significhi ‘giusta causa’…è solo un mio sogno”

Voto Recensione di I Tre Adolf



Voto Finale

Il Verdetto di Tom's Hardware

Pro

  • - Storia originale e perfettamente calata nel periodo

  • - Il tratto di Tezuka si presta al meglio per valorizzare la trama

  • - Una storia che andrebbe maggiormente valorizzata

  • - Edizoone di J-Pop encomiabile

Contro

  • - Non pervenuti

Commento

I Tre Adolf è un manga che andrebbe portato nelle scuole, come tante altre manifestazioni della nona arte, da Maus a March, capaci di mostrare con un linguaggio differente i pericoli che si annidano nell’animo umano. Il manga di Tezuka non è una lettura leggera, richiede al lettore una dose di calma e di attenzione importanti, offrendo in cambio una storia della Storia, un racconto affascinante, anche nei suoi momenti più bui, che sembra indicare come anche nel momento più buio, sia necessario non dimenticare che non esistono differenze, a meno che queste non vengano creata appositamente.

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