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a cura di Tom's Hardware

Non è difficile capire il perché all'uscita questo film venne distrutto dalla critica. Il fatto è che la commistione d'idee e concetti, ficcati a forza l'un sull'altro, fa sì che si annullino a vicenda. Non è chiaro dove il film voglia andare a parare né cosa voglia essere: un fantasy, una commedia, un action-adventure o chissà cos'altro. Per ogni segmento narrativo messo in scena, si va per frasche. Prima una cosa poi l'altra e così via, senza mai un reale approfondimento e/o direzione. In altre parole, è come cercare d'incastrare fra loro, a tutti i costi, pezzi di puzzle diversi.

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L'Eddie Murphy dell'epoca, che sparava battute a raffica senza mai fermarsi, riesce sempre a divertire, ma è proprio il suo personaggio che non funziona in un contesto caotico e disfunzionale. Per fare un esempio, è come se vedessimo un film d'Indiana Jones ambientato in un lager nazista, in cui l'azione improvvisamente si stoppa per lasciare spazio a un taglio assurdamente drammatico alla Schindler's List. E subito dopo Jones inizia ad affrontare zombie molesti in un trionfo di splatter estremo. Nel frattempo però, sullo sfondo s'intreccia una storia d'amore da commediola romantica, tipo quelle con Sandra Bullock. Alla fine della fiera, è questo Il bambino d'oro: una gran cagnara.

Un guazzabuglio che s'è venuto a creare in fase di stesura, principalmente a causa di due fattori. Primo: la sceneggiatura originale fu scritta per essere un'avventura in stile Raymond Chandler. Il tono sarebbe dovuto essere molto più drammatico, mentre gli elementi sovrannaturali un semplice sfondo per rendere il tutto più esotico, e richiamare atmosfere alla John Silence. Oltretutto a dirigere Il Bambino d'oro era stato chiamato John Carpenter, il quale dovette abbandonare per dedicarsi a un film più o meno simile, ma molto più riuscito, vale a dire il citato Grosso Guaio a Chinatown.

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Secondo: in virtù di tutto questo, il ruolo di Chandler fu affidato a Mel Gibson. L'attore inizialmente accettò ma si tirò indietro all'ultimo momento, e la produzione ripiegò su Murphy - attore che allora non tirava più di tanto. Così la sceneggiatura, da avventura drammatica e cupa quale doveva essere, venne riadattata alla meno peggio per Murphy, trasformandosi così in una specie di commedia dai toni molto più leggeri.

Ora, per quanto mi riguarda, sono dell'idea che esista sempre un "ma" che vada al di là di tutto. Appunto, al di là degli evidenti difetti, non posso negare che a me il film piace. Vale pure la pena ricordare che fu un successo di pubblico. Inizialmente l'avevo detto, no? Tanto per, su venticinque milioni spesi ne incassò circa ottanta. Tutto può dirsi, dunque, tranne che fallimento. Il punto è questo: anche tenendo in considerazione il caos generato da uno script troppe volte rimaneggiato, sta di fatto che i personaggi, così come la vicenda in generale, comunque riescono ad appassionare.

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Nel momento in cui guardo, posso anche accorgermi di tutto quello che non va e non funziona, certo. Tuttavia il ritmo narrativo è veloce, la storia non s'arena e non ammorba. Non risulta ridicolo nonostante tutto, assolutamente. Per come la vedo io, Il bambino d'oro potrà anche avere tutti i difetti del mondo, ok? Però trovo difficile credere che qualcuno possa dire "basta, togli 'sta vaccata che m'ha scocciato". Alla fine lo si guarda volentieri e, dopotutto, immagino sia questo il requisito fondamentale di un film, no? Lasciarsi guardare.

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