Descent Viaggi nelle Tenebre - Il Destino di Fallowhearth, recensione

Il Destino di Fallowhearth è il primo romanzo pubblicato da Aconyte Books e Asmodee ambientato nell'universo di Descent - Viaggi nelle Tenebre.

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a cura di Domenico Bottalico

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Dopo Keyforge - I Racconti del Crogiolo (recuperate la nostra recensione)Arkham Horror - La Collera di N'Kai (recuperate la nostra recensione), Asmodee e Aconyte Books portano in Italia Il Destino di Fallowhearth ovvero il primo romanzo ambientato nell'universo di Descent - Viaggi delle Tenebre. Per chi non lo conoscesse si tratta di uno dei più celebri giochi da tavolo di genere dungeon crawler a tema fantasy pubblicato da Asmodee e Fantasy Flight Games.

Il Destino di Fallowhearth: c'è qualcosa di marcio...

Terrinoth, Baronia di Forthyn. La baronessa Adellyn incarica l'orco Durik, conosciuto come lo Scovasentieri, di ritrovare sua figlia Kathryn scomparsa dopo essere stata inviata a governare le terre intorno alla piccola cittadina di Fallowhearth. L'orco richiama allora i suoi vecchi compagni d'avventura divenuti famosi con l'appellativo de I Quattro delle Terre di Confine: Logan Lashley, ladro e avventuriero, Ulma Grimstone, nana alchimista, e Dezra, maga e incantatrice. È proprio Logan il primo a giungere nella città di Forthyn per ricongiungersi con il vecchio amico Durik ed apprendere dell'incarico che accetta seppur mostrando più di una riserva.

I due vengono ufficialmente investiti della missione dalla baronessa che li congeda comunicandogli che, oltre ad avere a disposizione una piccola guarnigione di guardie, verranno accompagnati anche dalla sua consigliera, la misteriosa Lady Damhàn. Giunti a Fallowhearth, dopo aver recuperato lungo la strada Ulma e non aver avuto notizie di Dezra, i tre avventurieri capiscono che non si tratta di un semplice rapimento o di una fuga.

Nelle stanze di Kathryn infatti viene ritrovato un pericoloso tomo di magia oscura e la presenza del santuario di Nordros, il dio della morte, e della impenetrabile Foresta Cieca ai confini della città fanno presagire che qualcosa di oscuro e pericoloso stia tramando nell'ombra. Il fatto poi che si additino i selvaggi Clan del Nord come responsabili della sparizione di Kathryn e che nel cimitero cittadino aumentino le tombe scoperchiate fanno presagire che all'opera ci sia una necromante.

Magia oscura, capri espiatori e una fitta rete di inganni è nulla in confronto alla scoperta dell'orrore che sta stringendo una morsa raccapricciante intorno agli avventurieri e che fa capo addirittura alla avventura che gli ha resi celebri in tutta Terrinoth.

Il Destino di Fallowhearth: fantasy ma non troppo (classico)

Robbie MacNiven imbastisce un romanzo fantasy scorrevole, a tratti davvero coinvolgente, che si muove nel solco di una tensione fra i classici topoi e stilemi del genere ed una costante ricerca di dare al racconto un taglio diverso che possa appassionare magari anche lettori casuali e meno avvezzi alle grandi saghe della letteratura fantasy o più semplicemente ai fruitori del gioco da tavolo che vogliono rivivere le stesse atmosfere di una sessione di gioco.

Il risultato è apprezzabilissimo ma non esente da qualche passaggio meno convincente. È subito evidente, dopo una prima manciata di capitoli, come l'autore non abbia intenzione di costruire una narrazione frenetica né tutta imperniata sull'azione. In questo senso va letta la componente detection che di fatto non solo risulta essere l'espediente che avvia gli avvenimenti ma sin da subito diventa il volano del plot facendo propendere la narrazione proprio per il murder mystery a tratti che per il fantasy se non fosse che ambientazione e personaggi ci ricorda sempre a quale genere il romanzo appartenga.

C'è da dire che proprio la componente detection risulta un ottimo spunto in più di un frangente anche perché MacNiven costruisce una narrazione in crescendo in cui i protagonisti sembrano in più di un occasione vicini alla risoluzione del mistero salvo essere spesso clamorosamente smentiti o da nuove rivelazioni o da complicazioni inattese. Da sottolineare come questo gioco di rimandi non sempre riesca a dovere all'autore che molte volte, soprattutto nella parte centrale del romanzo, si trova a dover fare i conti con qualche rivelazione anti-climatica che abbassa notevolmente la tensione trovandosi costretto a recuperare elementi dai capitoli precedenti apparentemente liquidati in precedenza in fretta e furia.

Altro aspetto su cui l'autore indugia forse un po' troppo spesso sono le descrizioni. Minuziose, a volte evocative sullo stile del miglior Terry Brooks, ma spesso un po' ridondanti, MacNiven non perde occasione per soffermarsi ora sugli ambienti, ora sugli abiti non sempre in maniera pregnante ed effettivamente utile mentre più efficaci sono le descrizioni dei vari comportamenti e atteggiamenti dei personaggi che lasciano intendere i rapporti passati fra i protagonisti ma anche l'evoluzione psicologica della vicenda su di essi con dubbi, incertezze e supposizioni.

La componente fantasy riemerge prepotentemente superata la metà de Il Destino di Fallowhearth. Risolto in parte il mistero sulla scomparsa Kathryn, la narrazione diventa più robusta e concitata non solo perché si rivela il vero antagonista (identità su cui l'autore semina almeno due grossi indizi nella prima meta del libro) ma anche perché la lettura e l'esperienza del gioco da tavolo trovano finalmente sinergia in una serie di sequenze d'azione, esplorazioni sotterranee e battaglie, in cui emerge invece l'amore di MacNiven per Andrzej Sapkowski, ed in cui l'autore stesso si esprime al meglio dando libero sfogo alla sua capacità di descrizione (davvero vive e vibranti quelle delle magie) e alla sua scrittura più "didascalica" che dialogica per un finale tutt'altro che scontato al netto di un plot che si dipana poi in maniera abbastanza semplice e diretta.

Alla fine della lettura Il Destino di Fallowhearth risulta un romanzo avvincente con alcuni spunti davvero interessanti e alcuni passaggi bene riusciti che cerca di ritagliarsi una certa autonomia sia dal gioco da tavolo a cui si ispira sia dai classici della letteratura fantasy. Se si prendesse in prestito il linguaggio degli stessi giochi da tavolo e GDR, verrebbe quasi da dire che quella scritta da Robbie MacNiven sia quasi una side quest, una di quelle missioni secondarie che apparentemente facili mettono il giocatore/lettore di fronte invece a insidie e pericoli inaspettati e letali.

Il volume

Asmodee e Aconyte Books confezionano un agile volume brossurato con alette di circa 300 pagine. La veste grafica ovviamente richiama quella della confezione del gioco da tavolo e particolarmente accattivante, seppur non propriamente azzeccata almeno fintanto che non si arrivi alla metà circa del romanzo, l'immagine scelta per la copertina. Si opta fra l'altro per una immagine dal tratto e dal gusto aggressivo e moderno anziché la più classica illustrazione pittorica tipica dei classici del fantasy.

La carta scelta è usomano di buona qualità, bianca con caratteri di stampa di grandezza media ed una ottima spaziatura che permette una lettura agevole. Discreto sia l'adattamento (anche se il titolo originale The Doom of Fallowhearth probabilmente sarebbe stato tradotto meglio come "La Maledizione di Fallowhearth" anziché "Il Destino di Fallowhearth") che la traduzione, giusto un paio di passaggi risultano forse un po' troppo colloquiali. Da segnalare la presenza di una piccola mappa ad inizio volume, non disegnata benissimo c'è da sottolinearlo, che aiuta relativamente il lettore ad orientarsi. Dal punto di vista della cura editoriale l'unico appunto che si potrebbe fare è quello di inserire proprio delle mappe più dettagliate e magari qualche illustrazione in più che arricchirebbero l'esperienza di lettura.