Il Legame, recensione del nuovo horror italiano su Netflix

Magie oscure del folklore pugliese, peccati del passato e spiriti in cerca di vendetta sono al centro de Il Legame, l'horror italiano di Netflix

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a cura di Manuel Enrico

Trovare una buona storia d’orrore non è facile come un tempo. In un’epoca in cui si tende a prediligere l’approccio splatter e una narrazione che sia principalmente visiva, intercettare un racconto horror che invece preferisca affidarsi a una costruzione emotiva e capace di toccare le giuste corde emotive dello spettatore è una sfida improba. A cercare di cambiare questa tendenza arriva Il Legame, nuova produzione originale Netflix che parla italiano. Anzi, pugliese.

Il Legame potrebbe essere identificato come un film che al contempo unisce un contesto narrativo locale, affidandosi al folklore pugliese, a uno più internazionale, unendo alla storia delle caratteristiche tipiche di produzioni straniere. Un film composto da più anime, quindi, che cerca di rivolgersi a un pubblico il più ampio possibile, offrendo a tutti gli effetti una narrazione orrorifica che sappia inquietare soprattutto coloro che hanno poca familiarità con il concetto di malocchio.

https://youtu.be/4USuVdFiYyc

Il Legame, su Netflix l'orrore parla italiano

Di primo impatto si potrebbe temere un secondo Curon, recente serie italiana di Netflix in cui si era tentato un esperimento simile, ma i cui risultati sono stati tutt’altro che positivi. Memore di questa lezione, Domenico de Feudis sceglie con attenzione come impostare il proprio lavoro, affidandosi ad una tradizione dell’orrore che viene spiegata in modo semplice ma adatto a porre lo spettatore nel giusto spirito per assaporare al meglio questa storia inquietante.

Citare prima dell'inizioe del film le parole di Ernesto de Martino, autore dello studio Sud e Magia, vorrebbe essere una sorta di preventiva spiegazione a quanto vedremo, dandoci una visione razionale della fascinazione, o malocchio:

“…condizione psichica di impedimento e di inibizione, e al tempo stesso un senso di dominazione, un essere agitato da una forza altrettanto potente quanto occulta, che lascia senza margine l’autonomia della persona”

In queste parole, si nasconde l’essenza stessa de Il Legame. De Feudis sceglie di affidarsi a questa tradizione per imbastire una storia in cui conoscenze ataviche e modernità si scontrano, in una narrazione forte e ben scandita, ambientandola in una Puglia che sembra lontana dalla regione solare che abbiamo conosciuto in produzioni recenti di tutt’altro tenore.

Francesco (Riccardo Scamarcio) decide di portare la compagna Emma (Mìa Maestro) e sua figlia Sofia (Giulia Patrignani) in Puglia, per presentarle alla madre Teresa (Mariella Lo Sardo) e annunciare il loro matrimonio. Quello che nei primi istanti sembra un ritratto di una giovane famiglia in viaggio, ben presto assume toni differenti. All’arrivo presso la dimora della madre di Francesco, appare subito evidente un contrasto tra la mentalità moderna di Emma e le tradizioni che permangono forti e radicate in questa terra.

Un nuovo modo di raccontare l'orrore

Inizialmente, questa dissonanza si percepisce in una serie di piccole abitudini che risultano incomprensibili a Emma, mentre affascinano la piccola Sofia. All’interno della casa di Teresa, però, si nascondono segreti del passato che emergono lentamente, presentando un conto salato per Francesco. E ad essere coinvolta in prima persona sarà la piccola Sofia, che diventa la vittima di forze oscure e in cerca di vendetta.

De Feudis riesce a caratterizzare al meglio la storia de Il Legame. Pur essendo il suo film di esordio come regista, Il Legame arriva dopo una lunga gavetta, che ha consentito a de Feudis di apprendere alcune lezioni importanti. Nel suo curriculum, il regista vanta collaborazioni illustri (come esser stato aiuto regista di Sorrentino per La grande bellezza), ma soprattutto ha approcciato già in passato questi temi con il cortometraggio L’ora del buio, di cui Il Legame può esser considerata l’evoluzione.

Il merito principale di De Feudis è l’aver saputo cogliere la giusta cifra emotiva per interpretare questo horror nostrano. Un risultato raggiunto lavorando con sensibilità su ogni componente del film, evitando la facile strada dell’impatto visivo estremo, ma studiando accorgimenti che consentissero di creare una tensione narrativo che coinvolgesse tutti i sensi dello spettatore.

In primis, una fotografia che diventa un’eco di questa storia antica e oscura. Se nelle prime scene del film possiamo godere di ambienti aperti e dalle tinte vivaci, che solitamente assoceremmo ad una regione solare come la Puglia, con l’incedere della storia prendono il sopravvento tinte più cupe e scure, che introducono la minaccia che Francesco e la compagna dovranno affrontare.

Un crescendo emotivo valorizzato da una colonna sonora misurata e suggestiva, mai invadente ma che ha come unica finalità l’enfatizzare la paura e la sofferenza dei personaggi. Non a caso, spesso i silenzi sono interrotti dai respiri accelerati e dai gemiti di ansia dei protagonisti, che diventano a loro volta una soundtrack efficace ed emotivamente coinvolgente.

La visione di De Feudis è così pulita e onesta che non si pone il problema di affidarsi ad elementi del cinema horror più che abusati nel genere. Ne Il Legame ritornano alcuni dei grandi temi del genere, dalla casa infestata alla presenza demoniaca, ma la bravura di De Feudis, aiutato nella scrittura da Daniele Cosci e Davide Orsi, si nasconde nell’aver trovato il perfetto punto di contatto tra questi archetipi classici dell’horror e l’ambientazione pugliese.

Il folklore locale, infatti, non viene piegato a questi dettagli familiari per gli appassionati del genere, ma anzi ne diventano parte adattandosi per dare concretezza alle tradizioni locali. Sforzo lodevole, ma che non riesce totalmente per via di alcune pecche, frutto di una concessione all’anima ‘global’ di Netflix, che chiede come tributo di dare al tutto un taglio universale.

Il Legame, un punto di ripartenza per il cinema italiano?

Sarebbe stato preferibile, ad esempio, consentire a Teresa di esprimersi con un linguaggio più dialettale, mentre Mariella Lo Sardo, perfetta nel suo ruolo, sfoggia una ricchezza lessicale poco credibile in un contesto simile. Pur appellandosi a un folklore ricco di fascino e di spunti, Il Legame sembra sfiorarlo, ne valorizza aspetti centrali ma rimane fumoso, non arriva a creare pienamente un’identità precisa, inconfondibile. Per noi italiani potrebbero esser facilmente riconoscibili gli aspetti più tradizionali , anche se si ravvisano la mancanza di caratteristiche essenziali, mentre per uno spettatore americano Il Legame potrebbe esser visto come parte della nutrita produzione horror spagnola che Netflix offre.

Nonostante questo, Il Legame è un segnale incoraggiante per il nostro cinema. Se de Feudis si dimostra un ottimo regista, bisogna anche riconoscere la bravura di un cast capace di interpretare al meglio la trama inquietante e graffiante del film. Riccardo Scamarcio, in un ruolo insolito, si dimostra all’altezza del ruolo, mostrando al meglio un personaggio dai mille risvolti che lentamente prende forma davanti ai nostri occhi. È il suo Francesco la chiave dell’intera vicenda, uomo che non riesce a liberarsi pienamente dal suo retaggio culturale e soprattutto da errori del passato, portando Scamarcio a mostrare un’evoluzione del personaggio che avviene tramite una progressiva opera di rimozione di maschere con cui l’uomo si era presentato alla sua compagna, Emma.

Emma e la figlia Sofia, infatti, sono gli elementi estranei di questa storia, menti razionali e ignare che vengono catapultate in una terra di tradizioni e magie antiche, in cui rimangono invischiate loro malgrado. Il Legame, narrativamente, è una storia in cui troviamo tutti i punti fermi del genere horror degli ultimi anni, ma questa mancanza di originalità viene compensata da un approccio alla storia nuovo, personale.

Non si cerca lo spavento ad ogni costo; l’orrore di de Feudis è più sottile, serpeggiante, che vuole colpire lo spettatore più sul piano emotivo che non visivo. I più navigati appassionati di film dell’orrore, probabilmente, non verranno particolarmente suggestionati dalla storia, ma è innegabile come Il Legame sia un segnale forte di come ci siano delle ottime prospettive per il cinema nostrano.

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