Il Nido, la recensione del nuovo graphic novel di Marco Galli

Il Nido di Marco Galli, edito da Coconino Press, disegna e racconta cinque giorni faccia a faccia con Adolf Hitler.

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a cura di Giovanni Arestia

Giugno 2022, nel giorno della scrittura di questo articolo sono passati ben 100 giorni dall'inizio della guerra in Ucraina scatenata dalla Russia e, in queste settimane turbolente, si torna a riflettere e studiare la psicologia dei dittatori e delle loro strategie di logoramento. Quasi contemporaneamente, in Italia, esce il nuovo fumetto di Marco Galli, intitolato Il nido ed edito da Coconino Press Fandango, che disegna e racconta cinque giorni faccia a faccia con uno dei dittatori più sanguinari e folli della storia: Adolf Hitler. Non si tratta di un libro storico, come ha tempestivamente puntualizzato l'autore anche nell'introduzione, bensì un'opera ambiziosa sulla psicologia e sulla vita verosimile di Hitler. Vediamo insieme come si presenta il graphic novel con questa recensione.

Il nido: il dolore e la malattia scatenano il peggio di noi

Il nido è un'opera nata in un periodo molto complesso per l'autore, pregno di dolore e fragilità. Marco Galli, infatti, è un pittore e fumettista italiano divenuto famoso nel 2007 con il quarto numero di Freak. Nel 2016 viene colpito da una grave forma della sindrome di Guillain-Barré che rischia addirittura di ucciderlo e di impedirgli di riprendere a disegnare. Dopo un lungo e complesso periodo di riabilitazione, riesce comunque, anche sperimentando nuovi stili di disegno chiamati Apehands (mani di scimmia) per via della difficoltà a usare le mani, a tornare al suo lavoro. Nel 2021 vince comunque il prestigioso Premio Yellow Kid al Lucca Comics & Games come Autore dell'anno e Il nido non è altro che la voglia di rivalsa da parte dell'autore dalla malattia dopo che in piena malattia, nel 2017, si è imbattuto in un documentario sul Fuhrer che svelava le sue dipendenze, i suoi vizi e le sue fragilità.

Il fumettista bresciano inizia, così, uno studio individuale molto dettagliato del personaggio di Adolf Hitler arrivando, qualche anno dopo, al graphic novel oggetto di questa recensione. Il nido è ambientato tra il 3 e il 7 giugno del 1944 mentre la guerra stava volgendo a un punto inaspettato per il Fuhrer: lo sbarco degli Alleati in Normandia era sempre più forte e rapido e il conto alla rovescia verso la fine del Terzo Reich era sempre più vicino. Nonostante ciò, tuttavia, Hitler era al sicuro nel suo Nido dell'Aquila, nonché la residenza di fortuna realizzata tra i boschi e le bianche vette delle Alpi Bavaresi. Per quanto la fine fosse vicina per tutti, c'erano comunque Goebbels, Eichmann e una folta corte di alti ufficiali e funzionari nazisti a fargli compagnia, pronti in qualunque momento a recepire e diramare i suoi folli ordini. Oltre alle menti e alle braccia più forti del Reich, ci sono anche delle pedine felici di aiutare il loro idolo: stiamo parlando di medici pronti a somministrargli qualunque tipologia di medicinali e stupefacenti, ma anche pochi affetti genuini come l'amante Eva Braun e il pastore tedesco Blondi.

Una domanda e una realtà molto scomode

Marco Galli decide di mostrare un Hitler ormai pregno delle più pazze illusioni e dei più forti deliri causati dalla solitudine, dalla consapevolezza di essere in un punto di non ritorno verso la fine e dall'uso intenso di droghe. I disegni decadenti e quasi grotteschi mostrano un viaggio verso la base del male, ovvero all'interno della mente di un uomo fragile che vive quotidianamente con un gran numero di sofferenze psicologiche e fisiche. Galli, che ha vissuto proprio quest'ultime sulla sua pelle, pone al lettore una domanda implicita mentre quest'ultimo è sempre più immerso in un mondo a metà tra il reale e il fantastico: Hitler è davvero il male assoluto? Per la storia assolutamente sì, ma umanamente solo quando si prova lo stesso male si può comprendere davvero il dolore. Quando tutto va bene, ci sentiamo distanti da cotanta follia, ma purtroppo la malattia e le dipendenze possono provocare eventi che mai avremmo immaginato, portando la mente all'interno di baratri dove la luce fa davvero difficoltà a farsi spazio.

Il nido non vuole essere una sorta di giustificazione del male commesso da Hitler durante la sua vita e per tale ragione l'autore cita che La banalità del male di Hannah Arendt. Tanti possono arrivare a commettere ciò che ha fatto Hitler pur mantenendo una certa anonimità nella storia. Lo stiamo osservando proprio in questi giorni, quando le manie di grandezza, la guerra come strumento di imposizione del proprio potere su altri popoli e la malattia sono elementi quotidiani. In tutto questo, Eva Braun, unica fonte di luce nel buio psicologico del suo uomo, arriva a rassegnarsi per colpa dell'amore nonostante la sua tanto forte quanto amara lucidità.

Marco Galli, comunque, non trattiene certamente le accuse sociali e verso la conclusione fa comprendere come in tutto il mondo non esistono mai buoni o cattivi. Hitler viene ricordato come il male per eccellenza della storia contemporanea, ma oggi? "Gli americani impiccano un negro a un albero, se gli va di farlo", mentre "gli inglesi sparano su donne e bambini indù" senza contare dei francesi che sono "paladini della libertà" solo quando gli conviene. Allora ecco che il nido diventa solo una sorta di isola felice per i pazzi mentre tutto intorno cade a pezzi.

Conclusioni

Il nido è, in conclusione, è un'opera cruda sia dal punto di vista narrativo che visivo. I disegni, i colori e le tavole mostrano la volontà dell'autore di dilatare e contrarre lo scorrere del tempo a seconda delle azioni che avvengono così da far cadere il lettore nelle domande più scomode che l'opera vuole che si facciano. In maniera del tutto anti-convenzionale, Galli ha deciso di raccontare una figura complessa e pesante per la storia mostrandocela nella maniera più umana possibile. Lo sappiamo, è una concezione assolutamente inquietante, ma basti pensare che Hitler non era certamente un alieno, ma un uomo che ha deciso di far fuoriuscire dal fondo della sua mente la disumanità insita per natura in ognuno di noi. C'è sempre un limite invalicabile, ma alcuni fattori come la malattia possono portare a risvolti assolutamente inaspettati. Il nido vi porrà delle domande molto scomode, le risposte che darete potrebbero essere molto dolorose.