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Il Popolo Rosso, recensione del nuovo folk-horror di Adam Nevill

Il Popolo Rosso è il nuovo romanzo folk-horror di Adam Nevill (The Ritual), di cui vi parliamo nella nostra recensione.

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a cura di Rossana Barbagallo

In sintesi

Il Popolo Rosso è il nuovo romanzo folk-horror di Adam Nevill, pubblicato da Watson Edizioni, agghiacciante e claustrofobico.

Il Popolo Rosso, romanzo folk-horror di Adam Nevill, è l’idillio infranto di terre bucoliche apparentemente pacifiche, che rigurgitano gli orrori indicibili di segreti antichissimi. Un’agghiacciante opera pubblicata in Italia da Watson Edizioni, che chiude attorno al lettore una soffocante rete fatta di orrori ancestrali e pratiche rituali sopravvissute ai millenni. Una rivisitazione dell’orrore cosmico lovecraftiano, che si insinua nelle due protagoniste imprigionate, loro malgrado, nella trappola intessuta da una comunità che non accetta forestieri, fortemente ancorata a un passato di tradizioni brutali. L’arte di raccontare l’orrore è al suo meglio, ne Il Popolo Rosso di Adam Nevill, già autore di The Ritual da cui è stato tratto l'omonimo lungometraggio disponibile su Netflix. Vi raccontiamo qui la sua nuova opera.

Grotte rosso sangue

A Brickburgh, una località nel Devon, le cose stanno per cambiare. Quando Matt Hull sorvola la costa sulle ali del suo deltaplano, nota dall'alto qualcosa di insolito: l’imboccatura di una grotta, che decide di esplorare. Al suo interno, l’uomo vi trova testimonianze di un culto ancestrale a divinità misteriose dipinte sulle pareti, e centinaia di ossa animali e umane in egual misura. La scoperta attira archeologi da ogni dove, riesumando pratiche preistoriche brutali e inenarrabili. Chiunque osi indagare troppo, tuttavia, sparisce nel nulla.

È proprio nei pressi di Brickburgh che Katrine, giornalista di moda e lifestyle, si è trasferita da poco per fuggire da un passato doloroso a Londra. Le recenti scoperte sulla costa la lasciano tanto turbata da causarle incubi vividi e orribili, che si legano indistricabilmente alle voci di un possibile giro di droga che spiegherebbe razionalmente perché tante persone stanno sparendo misteriosamente. Come Lincoln, il fratello di Helene gettatosi da un ponte sei anni prima e di cui il corpo non è mai stato ritrovato: come altri, si era avvicinato troppo alle grotte di Brickburgh, registrandone i suoni raccapriccianti su CD. È per questo che Helene, madre single di una bambina di sei anni, intende indagare e scoprire cos'è successo realmente al fratello, legando inaspettatamente la sua vita a quella di Katrine mentre entrambe vengono intrappolate nella rete che il “popolo rosso” stringe sempre più intorno a esse.

Non c’è via di scampo, da Il Popolo Rosso

Soffocante e claustrofobico, nonostante il setting ampio e maestoso del Devon con le sue scogliere, le spiagge, le colline, i terreni che ospitano le fattorie, persino i vasti cieli sorvolati in deltaplano.  Così è possibile definire Il Popolo Rosso, che attraverso le sue due sfortunate protagoniste trasmette la costante sensazione che non vi sia via di fuga. Dagli angusti corridoi di grotte divenute ossari nel corso dei secoli, uniche testimoni silenziose di barbarie senza nome; agli interni di abitazioni e fattorie in cui non è possibile trovare un nascondiglio dalla minaccia in agguato proveniente dallo spaventoso "popolo rosso". Il romanzo di Adam Nevill fa esattamente ciò che un romanzo horror dovrebbe: terrorizza il lettore stringendo i personaggi di cui narra in una morsa asfissiante, composta dalla stessa comunità retrograda, persino con soggetti conniventi a livelli inaspettati della società.

Nella declinazione folk data dall'autore, l’opprimente sensazione di una minaccia sempre in agguato, di cui chiunque tra i personaggi incontrati dalle protagoniste sul loro cammino potrebbe essere autore, è una costante che si accompagna al clima tradizionalista, fortemente reazionario, in cui gli eventi si svolgono. Gli estranei non sono i benvenuti (e lo scoprono a proprie spese con esiti orribili). Alle feste di paese i valori del passato e delle tradizioni vengono ostentati come vessilli indistruttibili. Il progresso e il futuro cercano di usare il passato e di soppiantarlo nel momento in cui nuove case e nuovi servizi sorgono sul territorio, dopo la sensazionale scoperta dei reperti archeologici. Invano. Poiché solo splendente facciata di un marciume tanto radicato nel territorio da esserne il vero signore e padrone.

Quanto oserete calarvi in profondità?

Il Popolo Rosso che dà il titolo al romanzo è l’orrore (benché non l’unico e non il più pericoloso, paradossalmente) che si annida in questa località del Devon, striscia non visto e compie le proprie nefandezze attirando chiunque abbia la sfortuna di scoprirne le macabre pratiche. È la comunità di Midsommar. È il villaggio di Innsmouth. Proprio a quest’ultimo proposito il romanzo di Adam Nevill dimostra di essere più lovecraftiano di quanto voglia far credere. Gli orrori scaturiti dallo scoperchiamento di un antichissimo vaso di Pandora sono impregnati di un mistero tanto profondo e inaccessibile per i protagonisti, da risucchiarne la consapevolezza come un buco nero di spaventosa incomprensione. È l’orrore cosmico che, dalle stelle oltre lo spazio conosciuto, trova posto ne Il Popolo Rosso nelle cavernose e remote profondità della terra stessa: inconoscibili fino in fondo, custodi di segreti a cui nessuna mente abbastanza sana dovrebbe mai accedere, sono la causa della follia o della realizzazione dell’uomo di essere solo un infinitesimale granello di sabbia nell'immensa clessidra che compone il tempo.

Qui c’erano resti che fin troppo chiaramente le ricordavano come fosse solo una particella su un enorme pezzo di roccia formata da collisioni e processi monumentali, nel lontano spazio profondo, avvenuti miliardi di anni fa.

Si tratta di una narrazione stratificata, capace di innestare l’orrore nel lettore operando su più livelli: da quello conscio e razionale di un’agghiacciante e soffocante tradizionale sociale; a quello più inconscio, inspiegabile terrore di fenomeni tanto vasti e antichi da non poter essere compresi. Il Popolo Rosso, insomma, è realmente e profondamente spaventoso. Basterebbe soffermarsi sulle dettagliate descrizioni delle grotte – che sembrano essere fatte esse stesse della carne e delle ossa di antichi cadaveri, per effetto dell’ematite – e delle pratiche raccapriccianti messe in atto dal “popolo rosso”, per rimanere paralizzati dalle suggestioni che Adam Nevill riesce ad evocare con la sua narrazione. Sulle descrizioni ambientali, invece, l’autore si sofferma tendenzialmente in maniera prolissa, sottraendo forza alla carica emotiva che invece l’azione riesce a trasmettere. Dal momento che Nevill vive proprio nel Devon, è sensato che la sua conoscenza del territorio sia ampia e abbia inteso articolarla approfonditamente su carta, tuttavia si dilunga spesso su aspetti descrittivi che – per quanto evocativi – risultano eccessivi nell'economia generale di questo folk-horror.

Non si discute la tridimensionalità dell’opera, rintracciabile non solo nelle atmosfere e nella narrativa dell’orrore ancestrale in una comunità piccola e retrograda, ma anche nelle due protagoniste. Katrine e Helene non sono due mere scream queens che subiscono gli assalti dei loro aggressori. Si tratta di due donne autentiche, ciascuna con un vissuto doloroso, costrette a spendere fino all'ultimo briciolo delle proprie forze per far fronte alla terrificante follia in cui si sono trovate immerse. Con il realismo del faticare, dell’arrancare, dello sbagliare anche, le due protagoniste lottano (ciascuna a suo modo) per sfuggire agli orrori del “popolo rosso” e rappresentano un piccolo capolavoro di caratterizzazione. A esse, si devono le sequenze più adrenaliniche e claustrofobiche, quando non si trovano in situazioni orribilmente raccapriccianti che le costringono a essere testimoni di pratiche indicibili.

Sul livello della conoscibilità umana e sulla follia, Nevill racconta sostanzialmente una caduta dall'alto delle proprie conoscenze sul mondo: quella che compiono Katrine e Helene, che per lungo tempo non riescono ad accettare quanto sta accadendo nelle loro vite cercando costantemente una spiegazione razionale. Una caduta ben rappresentata anche da un personaggio secondario ma decisivo: Matt Hull, deltaplanista che incarna un moderno Icaro, volando in alto sui cieli del Devon per poi precipitare in una spirale distruttiva causata dal "popolo rosso" dopo aver visto, in basso, quanto sarebbe dovuto rimanere celato a ogni indiscreti (Se sbagli, finisci in mare e sei morto, ricorda Hull mentre vola). Decisamente migliorabile, invece, l’editing dell’opera, che presenta un gran numero di ripetizioni accompagnate da refusi. Un grosso peccato, considerato che la traduzione sembra essere invece ottima anche in presenza di dialoghi che prevedono slang e sintassi volutamente errate nel linguaggio “campestre” del popolo rosso, ancora profondamente ignorante. Qualcosa che siamo sicuri si potrà ovviare, dopo la prima pubblicazione de Il Popolo Rosso, con le successive ristampe.

Voto Recensione di Il Popolo Rosso



Voto Finale

Il Verdetto di Tom's Hardware

Pro

  • - Agghiacciante, soffocante, claustrofobico...

  • - ...Il Popolo Rosso fa il suo dovere: terrorizza;

  • - La costante sensazione di pericolo data da una comunità chiusa e retrograda;

  • - Un'opera a più dimensioni, che fa suo anche l'orrore cosmico lovecraftiano;

  • - Le protagoniste sono un piccolo gioiello di caratterizzazione

Contro

  • - L'autore si dilunga talvolta eccessivamente sulle descrizioni ambientali;

  • - Frequenti imperfezioni editoriali

Commento

Attraverso una narrazione stratificata su più livelli, Adam Nevill costruisce il suo nuovo folk-horror (dopo il successo di The Ritual) su un orrore tanto ancestrale e radicato da causare l'angoscia dell'inconoscibile, alla stregua dell'orrore cosmico lovecraftiano. A esso si unisce la costante sensazione di soffocante claustrofobia di una rete che si chiude attorno alle due protagoniste attraverso le orribili pratiche messe in atto da una comunità retrograda e connivente. Il Popolo Rosso causa realmente un'acuta sensazione di terrore claustrofobico, al netto di descrizioni ambientali un po' prolisse (che sottraggono forza all'azione) e di imperfezioni editoriali, che tuttavia potranno sicuramente essere corrette con le prossime ristampe. Nevill riesce così a farci mettere in discussione ciò che sappiamo sul passato del nostro mondo, mostrandocene un lato raccapricciante e barbarico, che le due protagoniste difficilmente riescono ad accettare: non due semplici scream queens, ma donne autentiche sull'orlo della follia, le quali arrancano faticosamente per far fronte a una minaccia che sembra onnipresente. Un horror ben riuscito.

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