Infiesto, recensione: il thriller al tempo del Covid

Infiesto unisce il thriller con la pandemia, intrecciandoli narrativamente e mostrando un quadro più complesso di quanto sembri...

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a cura di Lucia Lasorsa

-Redattrice

Spagna, primo giorno di lockdown. Una ragazzina spaurita che porta sul corpo evidenti ferite e contusioni cammina tutta sola per strada. Era scomparsa un paio di settimane prima. Dov'è stata fino a questo momento? Chi l'ha rapita? E perché? Sono queste le premesse di Infiesto, il nuovo film diretto da Patxi Amezcua e distribuito da Netflix che inserisce un racconto thriller all'interno del contesto della recente pandemia da coronavirus, rendendola parte integrante dello sviluppo delle vicende stesse. Infiesto è il nome di una località fittizia, ma la parola vuol dire "infesto", "ostile", creando così un bel gioco di parole.

Infiesto: il thriller al tempo del Covid

Rendere la pandemia centrale in storie fittizie è un espediente narrativo che permette di analizzare ciò che è accaduto attraverso le lenti della finzione cinematografica. Tuttavia, il clima di terrore e angoscia, il senso di smarrimento e l'incertezza sui futuri sviluppi della malattia e della ricerca non riescono a bucare lo schermo: semplicemente, le strade sono spesso semidesertiche, ma pochissime persone usano la mascherina: evidentemente quest'ultima scelta è stata fatta per facilitare la fruizione della pellicola da parte di un pubblico che difficilmente sarebbe riuscito a riconoscere tutti i personaggi, se avessero avuto il volto coperto da una mascherina. Il punto è che Amezcua avrebbe dovuto trovare un qualunque espediente narrativo per giustificare il fatto che la pandemia che ha tenuto sotto scacco il mondo intero per così tanto tempo, per qualche ragione, sembra non preoccupare troppo i protagonisti di Infiesto.

Questo dettaglio spoglia enormemente Infiesto di quel pathos, quell'angoscia legati alla pandemia che sarebbero stati incredibilmente funzionali al racconto, proprio come evidentemente era nelle intenzioni dello sceneggiatore e regista. Dal punto di vista narrativo, quindi, la pandemia non è stata sfruttata appieno. Per quanto riguarda invece il resto del racconto, la vicenda in sé, le idee sono di certo buone, e alcune scene, complice anche una regia che mette in risalto i dettagli salienti, vi faranno restare con il fiato sospeso.

I personaggi sono costruiti in maniera coerente e credibile, mostrandoci come persone differenti reagiscano di fronte alla medesima situazione. Anche le interpretazioni degli attori protagonisti risultano credibili, ma questo non basta a sopperire alle evidenti mancanze della sceneggiatura. Dal punto di vista cromatico, la palette predilige l'uso di tonalità calde, ma scarsamente saturate, il che trasmette una sensazione straniante di sospensione delle vicende in in tempo non meglio definito, aleatorio, onirico.

Un altro dettaglio da segnalare è la durata della pellicola: solo 96 minuti. Se, da un lato, la breve durata facilita di certo la fruizione del film, dall'altro ne inficia la narrazione che, in alcuni punti (e purtroppo questo vale anche per il finale), risulta fin troppo sommaria. Se questa scelta è stata fatta per ragioni legate ai costi o ai tempi di produzione di Infiesto, o magari solo per "alleggerire" la durata del film, poco importa: il risultato finale ne risente in maniera negativa, mostrando sviluppi che sembrano, a tratti, fin troppo repentini e frettolosi.

Conclusioni

Infiesto è un thriller che parte da un'idea intrigante e originale, ma che non riesce a essere coinvolgente e comunicativo come vorrebbe per via di una trattazione fin troppo sciatta e superficiale della pandemia da Covid-19 che, fungendo anche da espediente narrativo per spiegare diverse vicende chiave del film, inevitabilmente depriva di potenza ed efficacia tutto il racconto. Insomma, si tratta dell'ennesimo prodotto di casa Netflix realizzato in maniera sommaria e frettolosa, un prodotto di cui non si capisce bene nemmeno quale possa essere il target di riferimento: il pubblico generalista nemmeno troverà mai Infiesto nella sua homepage di Netflix, mentre gli appassionati di horror e thriller non potranno che restare delusi da questo ennesimo, goffo tentativo della piattaforma di proporre prodotti che, sulla carta, dovrebbero essere destinati a un pubblico diverso (e più esigente) da quello generalista, ma che, di fatto, sono realizzati con la stessa fretta e scarsa cura per i dettagli.

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