Avatar di Tom's Hardware

a cura di Tom's Hardware

Letteralmente un film

Col diffondersi della tecnologia digitale il cinema ha subito una vera e propria rivoluzione. Oggi non è più una rarità vedere film girati interamente in digitale con effetti speciali davvero sorprendenti, ma venti anni fa ciò sembrava impossibile.

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La strada aperta da George Lucas con gli episodi II e III della saga di Guerre Stellari sembrava aver cambiato per sempre il modo di girare film. Il conseguente successo di 300 (Zack Snyder 2007) e, soprattutto, Avatar (del quale vi abbiamo già parlato) pareva aver dato un nuovo impulso al mondo della celluloide, in una direzione completamente diversa da quella intrapresa nel secolo precedente, e con buona pace di quelli (come il grande Quentin Tarantino) che affermavano "Il digitale è la morte del cinema". Nessun paesaggio è ora troppo ardito da realizzare, nessuna esplosione troppo grande, nessun mostro ha troppi artigli. Tutto è possibile grazie alla magia creata al computer.

Eppure proprio Christopher Nolan, quello che distrugge il botteghino con ogni film, forse il regista che ha avuto più successo, dal punto di vista degli incassi, dei nostri anni, va ostinatamente contro questa tendenza.

Interstellar è infatti girato interamente su pellicola. Per la maggior parte delle scene quella utilizzata è una 35 mm, in alcune (le sequenze in IMAX) una 70mm. Più la pellicola è larga, più informazioni cattura nell'immagine. Più è ampia la pellicola, in pratica, più il regista deve stare attento ad ogni minimo particolare dell'inquadratura.

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La pellicola da 70 millimetri era stata abbandonata dopo gli anni '70 dal cinema americano e da quello europeo: molto costosa, richiede cineprese molto ingombranti, difficili da usare e a loro volta economicamente impegnative. La maggior parte del pubblico, inoltre, non nota la differenza tra un film girato in pellicola e uno in digitale, né tantomeno si accorge se un lungometraggio è girato in 70, 35 o 16mm.

La 70 millimetri è la più grande delle pellicole utilizzate nel cinema, ma negli ultimi venti anni è stata utilizzata soltanto in una dozzina di film. Se poi volessimo restringere l'elenco ai lungometraggi girati esclusivamente in 70 mm, questo comprenderebbe appena tre pellicole: The Master di Paul Thomas Anderson, The Hateful Eight di Quentin Tarantino e il citato Dunkirk di Nolan.

Interstellar è la prova che la realtà e la fantasia possono venirsi incontro fino a creare qualcosa di magnifico e godibile per lo spettatore. È anche una rappresentazione quanto mai efficace dell'umanità di oggi: ferma, disillusa, in attesa che qualcosa d'importante avvenga senza volerlo mettere in moto, colma di paura per gli errori del passato e le incognite del futuro, ma ancora piena di speranza e di amore, indomita e coraggiosa, sprezzante all'idea di andarsene silenziosamente in quella notte così calma.