Intervista a James Tynion IV e Werther Dell'Edera (Something is Killing the Children - Edizioni BD)

La nostra intervista a James Tynion IV e Werther Dell'Edera, gli autori di Something is Killing the Children, in Italia da Edizioni BD.

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a cura di Domenico Bottalico

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La nostra intervista a James Tynion IV e Werther Dell'Edera, il premiato team creativo dietro Something is Killing the Children, serie rivelazione degli ultimi anni che ha permesso ai due autori di essere nominati e vincere svariati Eisner Awards. La serie è pubblicata in Italia da Edizioni BD e proprio grazie alla collaborazione e all'ospitalità dell'editore milanese abbiamo potuto parlare con James e Werther del successo della serie, di horror e non solo!

Intervista a James Tynion IV e Werther Dell'Edera: il team dietro Something is Killing the Children

James, Werther benvenuti su Cultura POP! Edizioni BD porta a Lucca Comics and Games 2022 Something is Killing the Children 5 e House of Slaughter 1: da miniserie, a serie regolare, passando per gli Eisner Awards vinti fino alla nascita di un vero e proprio universo narrativo. Come si è evoluta Something is Killing the Children? E come si evolverà ora che si è concluso il primo lungo arco narrativo e avrete più spazio per raccontare tutto?

Quando abbiamo iniziato a lavorare a SIKTC avevamo in mente una miniserie di 5 numeri. Però numero dopo numero ci siamo accorti che la storia sta diventando sempre più grande, ricordo di aver mandato una email al nostro editor, più o meno quando stava per uscire il terzo numero, dicendogli che quello che volevamo davvero raccontare non poteva essere "ridotto" in soli cinque albi. Fortuna ha voluto che nello stesso momento abbiamo visto che dati di vendita erano buoni e ci avrebbero permesso di continuare, così siamo andati oltre e nel quinto e nel sesto albo abbiamo introdotto l'idea della House of Slaughter, di tutti questi cacciatori di mostri e delle maschere dai colori differenti che li contraddistinguono. Improvvisamente ci siamo ritrovati con i lettori che ci facevano domande su quello che accadeva "intorno" al mondo di Erica Slaughter. La popolarità della serie ci ha fatto capire che dovevamo espanderla e creare nuovi sbocchi per queste storie.

James, Something is Killing the Children ha un certo retrogusto anni 80: quanto era premeditato e quanto invece è nato spontaneamente? Come hai gestito l'inserimento di temi capaci di parlare invece a lettori più giovani, come per esempio la sessualità di James?

SIKTC nasce dalla mia volontà di raccontare il mondo che mi circonda però sono sempre stato influenzato da Steven Spielberg e Stephen King quindi credo che si senta nella mia scrittura quel tocco alla Amblin Entertainment [la casa di produzione fondata proprio da Steven Spielberg - NdA]. Ma la serie non è nata con lo specifico intento di essere una "serie anni 80" inoltre nel personaggio di James c'è molto di me - un ragazzino un po' strano e occhialuto cresciuto in Wisconsin - alla fine tutti questi elementi si sono amalgamati in una serie che più che è più una classica serie sulla provincia americana che sugli anni 80 in sé per sé.
Anche secondo me è così perché alcuni topoi della storia sono riconducibili ad altre opere provenienti dagli anni 80 ma non solo. Il fatto che ci sia però questo "retrogusto" è più che altro dettato dal modo di approcciarsi ai personaggi cioè è davvero una modalità narrativa che una volontà specifica. James è molto chiaro nel presentarti un personaggio, nel raccontarti la sua storia, dargli una connotazione ricorda molto effettivamente sia King che lo Spielberg degli anni 80: è una modalità naturale per lui e questo lo dimostra il fatto che quando parla di genere e sessualità per esempio non è mai "calcata" la cosa ma tutto estremamente naturale cosa con il quale il pubblico ha empatizzato tantissimo.

Werther, anche graficamente ti sei sentito di dover aderire a certi canoni anni 80 oppure non ha influito in alcun modo questo "retrogusto"?

Se ci sono sono casuali e naturali e provengono tutti dal mio background anche perché quando lavoro ricerca in una sola direzione, più che altro mi faccio ispirare da quello che mi piace al momento. In realtà per SIKTC ho preferito spingere un po' di più sul manga sia nello storytelling che in alcuni aspetti del disegno in sé per sé, mi piace virare più su quelle vibrazioni diciamo. Ovviamente essendo io nato nel 1975, gli anni 80 sono una delle mie prime ispirazioni ma non necessariamente volute o cercate... se devo pensare ad una cosa di quegli penso a Sasuke che però è addirittura precedente agli anni 80. 

James secondo te perché negli ultimi anni la nuove generazioni sono così affascinate dall'immaginario degli anni 80?

C'è una spiegazione semplicissima. Quando noi eravamo teenagers, al generazione che faceva film e serie TV è cresciuta negli anni 80 [ride - NdA]. Tutto ciò che è post-2000 più o meno ha certe vibrazioni anni 80 perché la gente che ha fatto quelle cose è cresciuta negli anni 80 e ora siamo noi quelli cresciuti con quelle stesse vibrazioni che stiamo trasmettendo. Era accaduto lo stesso due decenni fa quando c'era una certa fascinazione per l'America degli anni 50.

James sai fra gli scrittori che, negli ultimi anni, ha riportato in auge il genere horror. Perché oggi l'horror a fumetti è così popolare e come si scrive un fumetto horror efficace visto che, rispetto al cinema per esempio, mancano elementi "fondamentali" come il suono?

Hai ragione, i fumetti sono un medium interessante per l'horror proprio perché non ci sono quegli elementi che hai citato tu che guidano lo spettatore solitamente in un film per esempio a provare le emozioni che si ricercano nel genere. I fumetti compensano con il ritmo, con il girare le pagine: puoi attirare l'attenzione e la concentrazione di un lettore e così si può sfruttare l'intensità del momento in cui bisogna farlo spaventare. Trovo questo meccanismo nei fumetti davvero affascinante cioè l'ho sempre trovata anche da lettore. C'è una grande tradizione di fumetto horror negli Stati Uniti, divennero così popolari da essere messi al bando per poi tornare in voga negli anni 70 e 80, e penso che alcuni dei migliori fumetti in assoluto siano fumetti horror o per lo meno hanno un taglio horror come Swamp Thing di Alan Moore o The Sandman di Neil Gaiman, fumetti davvero potenti che affondano le loro radici in questo genere. I fumetti sono un medium visivo e puoi mostrare qualcosa di veramente spaventoso che sta nel palmo di una mano e con cui instauri un rapporto tutto tuo. Sono davvero contento che l'horror sia tornato in auge e credo che il motivo sia da ricercare nel fatto che il mondo sia diventato davvero un posto spaventoso e guarda caso anche negli anni 70 e negli anni 80 il mondo era diventato un posto davvero spaventoso con il crimine alle stelle, la paura dell'olocausto nucleare questa paura che aleggiava è stata esorcizzata creativamente in queste storie. Sto provando a fare la stessa cosa con le mie storie horror cioè dare forma alle mie ansie ed è un modo sicuramente più divertente di farlo che dare di matto passeggiando nel mio appartamento.
Neanche io sono un amante del genere horror, devo confessarlo, però è un genere molto divertente e interessante perché ti da la possibilità di raccontare "cose" sotto mentite spoglie ma in maniera molto più semplice e diretta perché nell'horror parti già da una distinzione diretta fra il bene e il male in ogni caso.

Parliamo del vostro flusso di lavoro: come lavorate? quanto Werther influenza la tua scrittura James e viceversa? Per esempio come è nato il look della protagonista, Erica Slaughter?

La mia idea originale per SIKTC, quando ancora sarebbe dovuta essere una miniserie di 5 numeri, era molto simile a certe miniserie Vertigo. C'era una generica protagonista, nessun costume, solo uno zaino e la canottiera, una insospettabile che arriva in città, uccide il mostro si mette su un autobus e riparte con la gente che non capisce davvero cosa è accaduto nel mezzo. Inviando le idee preliminari sulla serie e su questa protagonista a Werther mi sono tornati indietro i suoi primi schizzi preliminari fra cui quello del personaggio mascherato e quando l'ho visto ho davvero capito in che direzione si sarebbe andata la storia, una direzione completamente diversa da quella iniziale. E tutto questo è merito di Werther perché tutto i fumetti si basano su personaggi iconici, facilmente riconoscibili e spesso gli scrittori, me compreso, dimenticano l'importanza di questo fattore e di quanto sia potente poterlo sfruttare.
Ho sempre pensato, e continua ad essere così, che il lavoro su una serie a fumetti è diviso equamente al 50% fra scrittore e disegnatore. Senza le descrizioni e i suggerimenti di James non avrei potuto arrivato al look di Erica, nella descrizione per quanto semplice, c'erano degli elementi che mi hanno colpito parecchio e mi hanno portato naturale al look "definitivo" di Erica. 

Hai citato il manga, Werther e infatti ho notato un leggero cambio di stile soprattutto nell'uso delle chine e dei neri rispetto ai tuoi precedenti lavori. Inoltre hai rimaneggiato il così detto stile widescreen: la narrazione è spesso su due tavole, come e perché hai adottato questa soluzione? Inoltre i cliffhanger spesso non sono alla fine dei singoli albi ma 5, 6 pagine prima, come gestisci questo ritmo leggermente diverso dal solito?

Per quanto riguarda il ritmo e i cliffhanger, è tutta farina del sacco di James. È lui che scrive le sceneggiature e io non faccio altro che trasporre le sue vibrazioni. Per esempio le doppie splash pages in realtà sono una sua idea e io non ero neanche convintissimo [ridono entrambi - NdA] ma poi gli ho detto "ok, proviamoci!" ed effettivamente è una soluzione che da un altro passo alla narrazione e permette di utilizzare l'orizzontalità del widescreen in maniera diversa. Ora mi piace molto usarlo e giocarci in senso cinematografico raccontando una storia con molto dialogo senza essere noiosi [ridono entrambi - NdA] cosa che spesso accade quando un'artista non riesce a seguire il flusso di una sceneggiatura soprattutto quando è molto verbosa. È tutto merito delle grandi sceneggiature di James, ripeto io assecondo solo le sue vibrazioni. 

A proposito di Something is Killing the Children

Edizioni BD descrive così Something is Killing the Children:

Nella cittadina di Archer's Peak c'è qualcosa che rapisce i bambini. Pochi fanno ritorno, raccontando storie orribili a cui nessuno crede. Ma un giorno fa la sua comparsa Erica Slaughter, una donna enigmatica e fredda che dichiara di voler eliminare la minaccia che mostruosa che si nasconde in città...