Intervista a Nicolò Pellizzon, autore di Haxa

Intervista a Nicolò Pellizzon autore di Haxa editod a Bao Publishing. Scopriamo retroscena, curiosità e dettagli su questo eclettico autore e la sua "psichedelica" opera.

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a cura di Raffaele Giasi

Senior Editor

Abbiamo avuto l'occasione di intervistare Nicolò Pellizon, giovane e talentuoso artista della scuderia Bao Publishing, con cui, già da qualche tempo, sta pubblicando Haxa, un'ambiziosa opera in quattro volumi. Proprio di Haxa vi avevamo parlato qualche mese fa, in concomitanza dell'uscita del secondo volume, ed anche allora vi avevamo sottolineato non solo la ricchezza narrativa del lavoro di Nicolò Pellizzon, ma anche la complessità e la bellezza dei suoi disegni, in quella che è un'opera scritta e disegnata da un unico artista e che, proprio per questo, ci ha affascinato ancor di più nella sua grandiosa complessità.

Nicolò Pellizzon partiamo subito a bruciapelo: Haxa ha una trama molto complessa e stratificata, e da molti aspetti del tuo lavoro è evidente la straordinaria cura che hai riposto nella costruzione dei dettagli, e di come alcuni di questi impattino poi effettivamente sula vicenda. Dunque quanto tempo hai impiegato nello strutturare la storia?

Ho lavorato ad Haxa per alcuni anni, dal 2014 anche se non continuativamente. Strutturare la storia e l'ambientazione per tutti i volumi è stato un processo lungo più o meno un anno. Poi per ogni volume ho impiegato otto mesi per scrivere la sceneggiatura e disegnare. In realtà non è tanto quanto sembra, ci sono state moltissime cose da definire, molto diverse tra loro.

Prima di Haxa c'era stato Gli Amari Consigli, prima di questo c'era Before the Wolves, e prima ancora Lezioni di Anatomia, che tipo di percorso credi aver fatto dal primo libro ad oggi?

Ci sono stati anche il volume autoprodotto “Abraxas” e il graphic novel “Horses” pubblicato da Canicola nel 2016. Mi sono sempre preoccupato di raccontare quello che volevo come lo volevo. Il fumetto è stato ed è il modo più immediato, sia “Lezioni di Anatomia”, “Before the Wolves” e “Gli Amari Consigli” usano il racconto per immagini a volte diversamente dal fumetto classico. Negli anni mi sono reso conto che questo richiamo è strettamente legato alla mia evoluzione personale, alle persone che divento nel tempo. Penso di essere ancora alla ricerca di un senso al caos, ma ogni volta lo cerco in un posto diverso. I miei libri hanno esplorato l'esoterismo, il misticismo, la visione e l'ordine, l'amicizia e le aspirazioni, l'amore e la sorellanza universale.

Leggendo Haxa sembra che tu voglia trattare temi concreti e reali attraverso il racconto fantastico, e forse più propriamente fantasy. Perché utilizzare allora il linguaggio del fantastico? Che senso ha per te?

In tutti i miei libri l'approccio è sempre quello che si potrebbe avere alla letteratura fantastica. C'è una scelta consapevole dietro a questo. Penso che dobbiamo esplorare tutto il potenziale umano e che l'immaginazione sia al primo posto. Il linguaggio fantastico permette di rendere una storia soggettiva, anche la storia di Sophia nel 2110 è un racconto universale, facendo parlare non solo il racconto della protagonista in sé ma anche il contesto stesso.

Seguendo un po' il percorso tracciato dai tuoi lavori, ci sembri costantemente sospeso tra materico e simbolico. I simboli, in particolare, sembrano un tema tipico della tua narrativa. Se a questo punto dovessi scegliere un simbolo che possa rappresentare il tuo modo di raccontare, che cosa sceglieresti e perché?

Il cerchio. Sia uno spazio da riempire che un vuoto che inghiottisce. Aspirare alla perfezione con la consapevolezza che (come nella massima latina) dio è un cerchio il cui centro è ubiquo e la cui circonferenza non è in nessun luogo. Ma è anche la protezione di un centro non rappresentato per evitare la dispersione delle forze provenienti all'esterno di esso.

Te lo chiediamo perché ci è tornato in mente un vecchio video che confezionasti il tuo “Lezioni di anatomia”, in cui disegnasti/costruisti una sorta di orologio infinito. Hai immaginato un ipotetico costrutto che possa rappresentarti e, nello specifico, rappresentare Haxa?

L'uroboro, il potere che divora e genera se stesso e il confluire dei cicli. Non è solo il mio modo di concepire il mio lavoro: penso di prendere qualcosa dalle forze e le energie del mondo, interpretarlo e rimetterlo in circolo, ma anche l'energia magica in Haxa segue questo principio. Quando questa saga sarà finita sarà un nuovo inizio per me ma anche per le protagoniste.

Ci sono sfumature del tuo racconto che non sei riuscito ancora ad includere nei due volumi pubblicati? Più in generale quanto sei stato costretto a tagliare dal prodotto finale?

Moltissimo non è stato incluso ma lo sapevo dall'inizio. Se si vuole raccontare una storia interessante e con dei significati tutto deve avere una coerenza sotterranea e molte storie restano non raccontate. Le verità della realtà sono piene di letture e di eventi che le innescano, che spesso riusciamo a cogliere solo in modo intuitivo. Così anche nelle storie che scrivo. Ad esempio compongo spesso le biografie dei miei personaggi. Questo mi aiuta a capire quali scelte fanno. Non raccontando il punto di partenza ma il punto di arrivo, ovvero come li vediamo nella storia diventano più condivisibili. E l'insieme delle loro scelte ci permette di farci un'idea di loro.

Hai pensato a raccogliere tutti i materiali extra di Haxa in un volume unico? Che ne pensi della possibilità di pubblicare un vero e proprio compendio?

Mi piacerebbe, anche se mi chiedo quanto renderebbe meno affascinante e misterioso il mondo di Haxa. Molto del potere della della fantascienza viene dallo spazio che chi legge trova all'interno del mondo immaginato. Sicuramente Haxa si presta ad essere raccontato in moltissimi modi.

Le tavole che proponi sono affascinanti e ravvivate da colori brillanti, quanto influisce nel tuo lavoro l'uso del colore? E generalmente come decidi quali colori abbinare alle situazioni narrative che proponi?

È intuitivo, ma parto sempre dalla contrapposizione tra i colori complementari, in modo da creare un sistema di rimandi visivi cromatici. Tutto viene elaborato cercando di raggiungere un risultato finale che si regge sull'equilibro tra contrasti. Per dare un'impronta particolare a una situazione narrativa parto da un colore di base, ad esempio il viola, leggermente al di sotto di una saturazione interessante. Uso questo processo più per influenzare le mie scelte.

In un lavoro tanto complesso non è semplice risalire alle influenze che ti contraddistinguono come artista, premesso un evidente gusto per l'immaginario asiatico, a cosa hai fatto riferimento per la costruzione del mondo di Haxa?

In modo più generico, per la scrittura, al modo di costruire i mondi di Ursula K. Leguin, che è vicino a quello di Tolkien, anche se più pratico. In modo più specifico, Ghost in the Shell e Sailor Moon.

A che punto sei con la lavorazione del terzo volume? Cosa dobbiamo aspettarci?

Lo sto scrivendo, conto che uscirà per la fine del 2020. Chiuderà un ciclo importante lasciando intuire il fondo mistico che sta alla base di Haxa.

Ora che sei a metà strada per Haxa vogliamo chiederti: cosa verrà dopo?

Quello che verrà dopo Haxa sarà inevitabilmente influenzato dal fatto che con Haxa ho deciso – dopo un percorso leggermente diverso (penso ai miei libri precedenti) - di fare un fumetto “classico”. Probabilmente tornerò a storie meno legate al modo di raccontare dei fumetti, magari con un approccio diverso ma sempre consapevole.

Data la stratificazione di Haxa e la moltitudine di personaggi coinvolti, ti è per caso balenata l'idea di uno spin off?

Tutti i personaggi di Haxa sono dei possibili spin-off. Claire ha il suo passato di droga. Aiko ha scoperto di avere i poteri quando sua madre faceva parte della polizia antimagica. Sophia ha ancora tutta una sua storia legata al destino del mondo che si può sviluppare all'infinito. Anche solo sui nuovi poteri di Tsisia, che è un personaggio abbastanza secondario, potrei fare un volume intero.

In chiusura: spesso si chiede a un artista, specie se eclettico come te, quali sono i maestri a cui questi guarda e fa riferimento. Io però ritengo che il mondo del fumetto di oggi, e specie nel nostro paese, sia pieno di artisti le cui potenti visioni sono in grado di influenzare il tempo presente, più che quello futuro (come è successo, ad esempio, ai grandi del fumetto americano). Ci sono allora artisti tuoi contemporanei a cui guardi con interesse e che, se possibile, sono per te un'ispirazione al tuo lavoro?

Considerandomi un artista prima che un fumettista, mi trovo spesso a pensare ai processi creativi piuttosto che ai risultati effettivi, quindi i miei punti di riferimento in questo senso sono mutevoli. Interpretando la musica in un modo utile a quello che faccio, ad esempio, trovo di ispirazione l'ultimo album di Elena Tonra (Ex: Re), leggendo quello che dice sul processo creativo penso sia interessante come sia stato generato da uno stato d'animo che ha creato un immaginario in una forma letteraria ibrida, che è stato filtrato dalla musica solo alla fine.Penso anche ai Be Forest, che hanno appena fatto un disco che sembra dilatare un istante all'infinito in una moltitudine di forme e sensazioni astratte.Aleksandra Waliszewska mi interessa molto perché vorrei essere sempre nella condizione di poter creare immagini così, come in una sorta di visione ossessiva programmata.
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