Intervista a Ted Nasmith, autore del poster di Lucca Comics and Games 2022

La nostra intervista a Ted Nasmith, il leggendario illustratore tolkeniano che ha firmato il poster di Lucca Comics and Games 2022.

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a cura di Domenico Bottalico

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La nostra intervista a Ted Nasmith, il leggendario illustratore che ha dato vita al mondo di J.R.R. Tolkien e che ha firmato il poster di Lucca Comics and Games 2022. Dal 1987 le sue opere compaiono nei celebri calendari dedicati a Tolkien (edizioni successive saranno 1990, 2002, 2003, 2004, 2009) e nel 1997 viene pubblicata la prima edizione illustrata da lui de Il Silmarillion, opera postuma a cura di Christopher Tolkien che costituisce la genesi del corpus narrativo del padre. L’edizione italiana de Il Silmarillion con le illustrazioni di Ted Nasmith è stata pubblicata nel 2004 da Bompiani - la potete acquistare su Amazon. Con Nasmith abbiamo parlato della realizzazione del poster della kermesse lucchese e del suo lavoro sulle opere di Tolkien ma non solo.

Intervista a Ted Nasmith: il leggendario illustratore tolkeniano ha firmato il poster di Lucca Comics and Games 2022

Mr. Smith, benvenuto su Cultura POP e grazie per averci concesso un po' del suo tempo qui in fiera. Iniziamo proprio dal poster di Lucca Comics and Games 2022. C'è un qualcosa di religioso nel suo lavoro: qual è stato il processo di creazione dell'opera e quali sono state le sue ispirazioni?

Quando sono stato contattato per la prima volta, mi hanno spiegato che ogni anno la manifestazione ha una locandina a tema sempre diversa che debba richiamare l'architettura o il paesaggio della città oltre che rappresentare il tema dell'edizione di quest'anno ovvero HOPE [speranza - NdA]. Così ho iniziato a studiare qualche foto di Lucca e quello che attirato la mia attenzione è stata subito questa statua della vergine Maria posizionata su una colonna, bellissima. L'ho ridisegnata pensandola come Varda o Yovanna dalla mitologia tolkieniana, creatrici della natura e delle stelle, e non solo quindi come simbolo di speranza manca rinascita e rinnovamento. Poi ho visto il poster realizzato da Paolo Barbieri per la scorsa edizione, con questo cielo stellato, ed era simile al concept che avevo in mente quindi ho iniziato a modificarlo ambientandolo all'alba e cambiando la posizione della braccia da alzate come simbolo per ricevere una benedizione ad abbassate e aperte come simbolo di accoglienza. Poi è scoppiata la guerra di Ucraina e ho virato la paletta con un cielo più chiaro e nubi tendenti al giallo - un gesto di vicinanza e solidarietà. Infine ho posizionato la figura su un ulivo che non sapevo rappresentasse la pace. Tutti questi elementi sono stati uniti attraverso diversi sketch e almeno tre prove colore: è stata una esperienza interessante anche perché di solito non realizzo opere direttamente ideate da me.

Lei è uno degli illustratori tolkeniani più celebri al mondo. Perché secondo lei negli ultimi anni è cresciuta la domanda di versioni illustrate dei libri di Tolkien? Come sceglie i passi da illustrare?

Quando ho realizzato le illustrazioni per il Silmarillion ho avuto un carteggio diretto con Christopher Tolkien per discutere di cosa volesse vedere illustrato ma devo dirti che fu molto rispettoso del mio lavoro lasciandomi estrema libertà. Gli proposi moltissimi soggetti sotto forma di miniature [thumbnails - NdA] e da lì selezionammo cosa realizzare. Per quanto riguarda invece Racconti Incompiuti invece ho lavorato a stretto contatto con l'editor che mi ha dato dei suggerimenti lasciandomi sempre libero di scegliere cosa illustrare e come. Solitamente è con loro che ci si interfaccia maggiormente. Per i calendari invece spesso scelgo una immagine a cui mi ricollego per le altre 11, mi è capitato anche di realizzare più versioni di uno stesso soggetto - spesso dipende da come mi sento e da quello che mi ispira al momento. 

Viviamo nell'epoca del cinema, della serie televisiva, dei videogiochi: come può aggiungere una illustrazione all'esperienza di leggere un libro fantasy?

Per quanto un film sia entusiasmante, nulla batte l'immaginazione soprattutto nel genere fantasy. Che sia su pellicola o una illustrazione si pensa sempre alla versione "definitiva" di qualcosa, nel fantasy una "immagine" è invece sempre una interpretazione, una versione di qualcosa che non ferma - per quanto le mie opere vengano ritenute "autentiche" penso sia solo una questione di catturare le giuste emozioni di una larga fetta dei lettori e degli appassionati, alla fine sono loro l'ago della bilancia. Concludo dicendoti che non mi lascio influenzare, esteticamente, dalle possibilità offerte da cinema e TV: prendi la Numenor vista ne Gli Anelli del Potere - è bellissima. Penso che al contrario io e gli altri grandi illustratori tolkeniani abbiamo in qualche modo fornito le basi per gli artisti che poi lavorano a quelle grandi produzioni. Cinema e TV o altri media "dinamici" non escludono quelli tradizionali, per quello che concerne l'immagine intendo - il mio lavoro continua ad essere apprezzato quindi va bene così! [ride - NdA].

Il suo è uno stile inconfondibile, quali sono state le sue influenze principali come artista?

Quando ero un giovane studente, 16/17 anni gli anni della mia formazione, sono stato molto influenzato dall'illustratore americano Maxfield Parrish, dai suoi splendidi paesaggi e dal suo uso del colore. Amavo anche moltissimo tutti i pittori romantici e storici del 19° secolo, quelli che dipingevano ad olio, che si erano persi un po' soppiantati dall'impressionismo del 20° secolo. Mi piaceva molto l'arte legata a tutto ciò che era il "vecchio mondo" che era scomparso. Come giovane artista adoravo la loro potenza espressiva. Ho preso queste influenze e le ho applicate poi alle illustrazioni delle opere di Tolkien rendendo accessibile una forma "classica" di pittura/illustrazione a moltissime persone.

I luoghi e le descrizioni di Tolkien sono immerse in quella che viene definita "northerness". Pensa che sia una qualità ancora valida oppure le nuove generazioni di fan hanno bisogno di un nuovo approccio alla mitologia della Terra di Mezzo?

Penso possa convivere. In una sorta di ying e yang organico in cui il nuovo non deve per forza soppiantare il vecchio. In senso pratico, ancora una volta, i film o i videogiochi non elimineranno mai i libri perché non solo ne sono la base ma hanno la capacità di accendere l'immaginazione con la loro poeticità e la loro malinconia. Tolkien stesso, descrivendo Il Signore degli Anelli, diceva che era un libro che parlava della perdita, della morte, di cose che passano e finisco e non possono tornare come erano prima. Era quello che lui aveva esperito essendo un uomo che si era formato in decenni molto tumultuosi del 20° secolo. Forse ci stiamo avviando ad anni ugualmente bui? Non lo so, spero di no. Ma Il Signore degli Anelli continua ad essere letto anche per questi motivi come un'opera che esorcizza certe paure.

Ha implementato l'utilizzo di strumenti digitali oppure è rimasto fedele alle tecniche tradizionali?

Sono sempre stato pigro da questo punto di vista: ho lasciato la rivoluzione digitale agli artisti più giovani! [ride - NdA]. Ho iniziato con tecniche tradizionali, il mio stile è legato a quelle tecniche: gli editori o chi mi commissiona delle illustrazioni mi chiede esattamente questo, continuerò così lasciando ad altri il compito di digitalizzare o animare le mie opere. [ride - NdA].

Ultimamente è passato da Tolkien a George R.R. Martin illustrando Le Cronache del Ghiaccio e del Fuoco. Due autori fantasy e due mondi diversissimi fra loro: ha dovuto cambiare il suo stile in qualche modo e cercare nuove ispirazioni per lavorare con Martin?

Sì, ogni mondo creato da ogni autore ha vibrazioni diverse, narrative diverse cose che si riflettono sull'estetica. Io ovviamente mi ci adatto e parlo con gli autori, ho avuto un lungo e prolifico scambio di battute con George R.R. Martin per capire cosa volesse ottenere, attraverso le illustrazioni, per il suo libro. Lo trovo un autore brillante: il suo mondo è molto vivo e i suoi personaggi sono incredibilmente brillanti, realistici e sfaccettati.