Intervista a Luca Perri e BarbascuraX su Infodemic: il virus siamo noi

Abbiamo avuto il piacere di intervistare Luca Perri e BarbascuraX, i due protagonisti del nuovo documentario italiano Infodemic: il virus siamo noi.

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a cura di Francesca Borrello

Infodemic: il virus siamo noi è il nuovo documentario scritto da Luca Perri e BarbascuraX, disponibile per lo streaming online su Amazon Prime Video Dopo aver avuto la possibilità di recensirlo (trovate qui il nostro articolo) abbiamo avuto anche il piacere di intervistare i due presentatori.

Il loro documentario parla delle infodemie, cioè la divulgazione di notizie spesso non controllate, che aumentano la confusione generale in diversi campi, specialmente quelli scientifici. Ne è stato un esempio la Pandemia del 2020, che è servita anche un po’ da pretesto per iniziare ad indagare su come effettivamente si sviluppino le infodemie e sul perché la gente ci creda. Abbiamo quindi deciso di rivolgere questa domanda a Luca Perri e BarbascuraX.

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Indubbiamente ce la siamo fatta. Ce ne avevamo già in mente, ma con il documentario abbiamo approfondito ed esplorato ancora di più quali potessero essere le ragioni. Partirei dicendo che ci sono diverse ragioni possibili per cui una persona creda alle fake news. Sicuramente però molto spesso è anche una questione di non capire quanto sia complesso il mondo. Quindi semplificare tantissimo la realtà, portandola a qualcosa di concreto che si capisce bene. In fondo siamo tutti degli scienziati mancati e cerchiamo di spiegare quello che ci circonda con i nostri strumenti.

Ognuno di noi ha dei meccanismi mentali che ormai ci accompagnano da trecentomila anni di evoluzione, quindi non è facile spegnerli all’improvviso e diventare razionali. Noi ci siamo evoluti per prendere decisioni rapide a partire da pochi dati, costruendo degli schemi e tendenzialmente salvarci la vita. Era fondamentale per la nostra sopravvivenza e dovevamo far si che questa fosse una grossa parte di noi, quindi questi bias, questi meccanismi sono rimasti una parte di noi.

Tendiamo così ad ascoltare chi conferma una nostra idea, tendiamo a vedere schemi dove non esistono e i complotti alla fin fine sono degli schemi. E trovando un complotto troviamo anche un possibile colpevole quindi è più facile combattere un colpevole per quanto potere forte sia, piuttosto che sentirsi responsabili di qualcosa o capire che c’è un nemico che non è palpabile come può essere durante una pandemia un virus. Noi siamo esseri emotivi, quindi nel dubbio noi diciamo a un nostro caro di non fare qualcosa anche solo perché ci hanno detto che potrebbe essere pericoloso.

Meccanismi insiti in noi da millenni dunque, molto difficili da bloccare per riuscire ad essere il più razionali possibile. Ma se il lavoro su noi stessi richiede tempo ed una cognizione di noi ben diversa da quella di secoli fa, sorge spontaneo chiedersi se magari si possa fare qualcosa per fermare queste divulgazioni incontrollate di notizie non verificate. Le risposte sembrano essere certe per i due divulgatori scientifici:

Ma io sono convinto del fatto che se si insegnasse fin da piccoli il metodo scientifico, quindi capire come si sviluppa una ricerca o un concetto, questo può aiutare a interpretare il mondo e a capire quanto in realtà sia complesso, oltre a imparare a capire a priori quello che c’è dietro a ciò che gli esperti del settore ci stanno dicendo. (…) Questo è proprio un allenamento mentale che se fatto fin da piccoli ti insegna secondo me a trovare il tuo spazio nel mondo e a capire che non si è esperti in tutto, e se non ci si fida di ciò che dicono gli esperti bisogna capire come andare a cercare i dati e di non trovare soluzioni semplicistiche. Purtroppo molto spesso questi complotti si basano sulla semplicità e sulla spiegazione molto facile.  
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Si, c’è bisogno di fare uno sforzo su noi stessi sostanzialmente, non possiamo limitare le fake news, perché viviamo in un’epoca in cui ormai i mezzi di comunicazione riportano qualsiasi cosa in maniera molto veloce. Quindi non possiamo limitare l’arrivo delle fake news, dobbiamo fare uno sforzo su noi stessi per essere un po’ più umili e non considerarci gli unici intelligenti in un mondo di analfabeti funzionali e sentirci soggetti al compiere degli errori. E poi trovare un metodo per renderci conto di quando sbagliamo.

Infatti, come continua a spiegarci Luca Perri, il metodo scientifico non ci impedisci di fare errori, ma ci fa rendere conto di quando li abbiamo fatti, consentendoci così di migliorarci. Dobbiamo quindi prendere la nostra parte razionale e forzarla ad intervenire, proprio a causa del fatto che siamo esseri emotivi e tendiamo a reagire di conseguenza.

Toccando quindi l’argomento di come si diffondono le fake news, specialmente attraverso i social media, chiediamo come mai fino a una quindicina di anni fa chi credeva a queste notizie non aveva così tanto risalto mentre ora sembra portare avanti una lotta a volte anche fisica con chi non la pensa allo stesso modo.

Beh la natura umana non è mai cambiata. La tendenza a fare una determinata cosa è sempre rimasta invariata. Per via di fake news sono nate delle guerre, ma il discorso è che adesso le notizie viaggiano più velocemente, quindi è esattamente l’equivalente della persona ubriaca al pub che se gli metti un microfono e la mandi sulla tv nazionale avrai quasi sicuramente altri dieci, cento, mille persone che concorderanno con qualsiasi assurdità lui possa aver detto.

Se poi questa cosa la moltiplichi e consideri che si vengono a creare quasi sempre delle community di persone che si ritrovano nella stessa bandiera si può capire la vastità della cosa. Nonostante cioè, per mia esperienza diretta, ho constatato che nella maggior parte dei casi le persone non sono concordi su tutto, ma hanno un grande dogma cioè “qualcuno ci sta fregando” di conseguenza qualsiasi teoria tu possa avere che magari differisce totalmente dalla mia ma ha questo come fondamento, mi piace. Perché l’importante è che insieme noi ci stiamo accorgendo che ci stanno fregando.

Si, c’è anche l’ulteriore problema che una volta le informazioni erano selezionate dai media standard, diciamo. Cioè c’era un’intermediazione tra chi produceva l’eventuale fake news e chi la riceveva come pubblico, che era dovuta da quotidiani, telegiornali, tv, carta stampata. Adesso siamo invece in un regime non intermediato perché non ci sono più solo questi grossi player, ma con i social noi possiamo raggiungere chiunque e in qualunque momento, magari bucando la nostra bolla social possiamo raggiungere persone con cui normalmente noi non avremmo mai interagito. E la cosa “divertente” è che i media che prima erano quelli che mediavano le notizie, ora inseguono quelli che non sono più sotto di loro e quindi ora cercano di rimbalzare notizie che fanno polemica, che fanno click eccetera.

Quel giornalismo che è quindi sempre alla ricerca di un pubblico maggiore per visualizzazioni, risultando dunque una delle cause principali di diffusione delle fake news. Ma che queste notizie siano un ostacolo enorme per chi cerca di eseguire il proprio lavoro, specialmente in campo scientifico, non è di certo una novità per loro. E' proprio qui che ci sorge una nuova domanda da rivolgere a Luca Perri e BarbascuraX: c’è mai stata una qualche fake news che abbia compromesso o addirittura ostacolato le loro ricerche e il loro lavoro?

Si in realtà io credo che una che abbia ostacolato di più forse lo Spazio e l’esplorazione spaziale, ma anche la chimica e le biotecnologie, sia quella che i soldi investiti nella ricerca siano totalmente sprecati. Ecco questa credo che sia una fake news che a 360 gradi crea problemi a tutti. Poi questa cosa colpisce particolarmente l’astrofisica perché, come dice un sondaggio anche abbastanza recente, il 92% degli italiani considera la ricerca spaziale quella più inutile della branca scientifica. Però in generale devo dire che l’idea che i soldi per fare tecnologie che magari ci serviranno tra cinquant’anni sono sprecati, quando in questo momento abbiamo dei problemi molto più impellenti, ecco questa cosa sta fregando tutti noi. Ed è anche una delle motivazioni per cui abbiamo una mancanza di senso d’urgenza sulla crisi climatica.

E dopo averci dato qualche consiglio su cosa sia meglio e più redditizio investire al momento, decidiamo di fargli un’ultima domanda prima di lasciarli andare. Nonostante probabilmente ce ne siano una quantità inverosimile, siamo curiosi di sapere qual è la fake news che gli è piaciuta di più, per creatività o per assurdità. E dopo un primo momento di incertezza e risate, ecco cosa ci hanno risposto.

Allora, ce ne sono tantissime che sono assurde, più di quante tu potresti immaginare. Io ho sentito di gente che è convinta che le montagne non esistano e che in realtà siano dei grossi tronchi tagliati di un’epoca passata. Ne ho sentite di tutti i colori, compresa quella che afferma che non esistono i pinguini. Poi chi mi segue lo sa, quando mi intrufolai alla conferenza dei terrapiattisti italiani, non mi aspettavo di incontrare il gran maestro Albino, e di sicuro non mi aspettavo che lui mi raccontasse della teoria per cui il petrolio è in realtà il sangue di Satana sepolto sotto terra.

Devo dire che io ho avuto a che fare con gente che veniva a propormi foto e prove sui giganti. In generale mi è capitato qualcuno che è convinto che la Terra sia cava, ma i due grossi complotti con cui ho a che fare nel senso che vengono anche alle mie conferenze, sono quelli degli Ufo, e i terrapiattisti, che sono anche quelli che mi preoccupano di più. A parte che spesso si dice che gli si da più peso di quanto in realtà non ne abbiano, ma secondo l’ultimo rapporto CENSIS i terrapiattisti in Italia sono il 5,8% della popolazione, vale a dire circa 3 milioni e mezzo di persone, non pochissimi quindi!

E il fatto che questa teoria non abbia nemmeno un movente, come tutte le altre teorie del complotto, è la cosa che mi fa più preoccupare. Nessuno ci guadagna nel dire che la terra è sferica, a parte la Mattel che produce i mappamondi. Quindi quello che mi ha sempre turbato dei terrapiattisti è questo e l’unico motivo per cui vuoi credere a una cosa che non ha nemmeno un movente è semplicemente perché vuoi crederti parte di una élite che non cade nel Grande Complotto.

Se anche voi siete interessati a scoprire assieme a Luca Perri e BarbascuraX le motivazioni e i modi in cui si sviluppano le infodemie, non vi resta altro che guardare il loro documentario Infodemic: il virus siamo noi su Amazon Prime Video.