Intervista a Marta De Lorenzis, voce di Hélène in "La scelta di Anne"

Durante l'ultimo puntata di Voices, abbiamo avuto il piacere di avere in trasmissione Marta De Lorenzis, attrice e doppiatrice professionista.

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a cura di Lorenzo Ferrero

Continua sul canale Twitch di cultura Pop Voices, lo show in onda da quest anno il primo ed il terzo venerdì del mese che parla di doppiaggio e di tutto ciò che riguarda questa professione legata al mondo del cinema, delle serie TV e dei videogiochi. In questa puntata abbiamo avuto il piacere di avere in trasmissione Marta De Lorenzis, attrice e doppiatrice professionista, che ci ha raccontato della sua professione e della sua carriera di artista a tutto tondo

Quello che leggerete di seguito è un estratto della lunga chiacchierata che abbiamo fatto con Marta De Lorenzis durante Voices. Se siete curiosi di vedere (e ascoltare) l’intera intervista, potete andare direttamente al video che trovate in fondo all’articolo.

Intervista a Marta De Lorenzis

Cominciamo dalla solita domanda di rito: perchè l'artista e non l'avvocato?

Anche mio padre se lo chiede! (ride) Credo che sia una cosa che hai dentro, alla quale non puoi rinunciare. Puoi partire da qualcos'altro, fare vari percorsi, ma alla fine ti ritrovi sempre lì. Pensa che inizialmente volevo fare l'infermiera, poi mi sono iscritta e laureata in psicologia, ma nel mentre ho sempre portato avanti la mia carriera artistica, nonostante le difficoltà che ci sono. Fin da piccola mi divertivo a recitare, ma mi vergognavo talmente tanto che era come una sorta di "sogno nascosto", che mi piaceva tenere per me; poi, ovviamente, col tempo ho capito che dovevo per forza rompere il ghiaccio o non sarei mai andata da nessuna parte. Anche perchè ho sei veramente determinata, oppure molli praticamente subito.

Il teatro è una parte molto importante della tua carriera artistica. Ti va di parlarcene?

E' sicuramente quello da cui tutto è partito e da cui volevo che tutto partisse. E' stata una grossa sfida per me salire sul palco e una volta fatto, ho capito che non ne avrei più potuto fare a meno. Sembra scontato dirlo, ma il teatro dà una grossa mano per quanto riguarda il doppiaggio, anzi credo che sia un passaggio fondamentale da fare e sono molto contenta di essere partita da lì. Del resto, purtroppo, in termini monetari dà molto meno rispetto ad altre professioni sempre in ambito artistico, quindi sono contenta che sia ancora adesso una parte fondamentale della mia carriera, ma non potevo vivere solo di quello.

Il fatto che il teatro sia percepito come "una cosa da vecchi", secondo te, è colpa degli autori stessi o è una percezione esclusivamente del pubblico?

Credo che l'80% sia anche di noi che il teatro lo facciamo, perchè non bisogna essere limitati e lamentarsi del fatto che i giovani non vadano a teatro, ma forse chiedersi il perchè non ci vadano e soprattutto cosa possa attirare quel tipo di pubblico. Soprattutto in Italia, c'è un forte attaccamento ai classici, quando invece esiste davvero moltissima nuova drammaturgia emergente e fresca, che parla della realtà che i giovani vivono al giorno d'oggi. Quindi sì, è giusto considerare i valori dei classici, ma bisogna dare modo anche a ciò che è nuovo di emergere e di risaltare. Secondo me, il teatro ha spesso un linguaggio che è distante non solo dai giovani, ma dalle persone in generale e se si allineasse un po' di più con ciò che è attuale, sicuramente guadagnerebbe qualche spettatore in più.

E come mai è avvenuto poi questo passaggio dal teatro al doppiaggio?

In realtà, arriva da molto lontano, da quando avevo 7-8 anni e durante una mostra avevano ricostruito una sala di doppiaggio, dove tu potevi incidere anche delle piccole battute e rivederti a schermo. Innanzi tutto mi colpi l'atmosfera che c'era all'interno di quella sala e poi, una volta che mi rividi io dissi ai miei genitori:"Da grande voglio fare quello!".

Ti ricordi qual è stato il ruolo che ti ha fatto pensare:"Ecco, da oggi sono un professionista"?

Non è un momento così lontano, in realtà. Parliamo di un paio di anni fa e corrisponde al ruolo più importante che ho avuto fino ad ora, quello che mi ha permesso di crescere e di imparare molto ed è quello di Denise in Tempesta D'Amore, una delle protagoniste all'interno di quella stagione. Un ruolo da personaggio principale significa un impegno costante e, se sei fortunata, anche duraturo e tutte le settimane hai sicuramente da lavorare. Inoltre, quando sei per tanto tempo in compagnia di un personaggio ti capita di toccare molte corde della sua personalità: la rabbia, la felicità, la tristezza ed è quindi una bella sfida, che rifarei senza alcun dubbio e senza esitazione.

Quanto è diverso il doppiaggio di una soap opera, rispetto a quello di un film, di una normale serie o di un cartone animato?

E' chiaramente un lavoro diverso, come in ogni lavoro di doppiaggio, sia a livello pratico che in fatto di tempistiche, specialmente se il personaggio ha molto tempo a schermo e quindi molte righe da fare. Bisogna quindi fare un lavoro finalizzato a portare a casa il miglior risultato nel minor tempo possibile. Di solito, almeno per quanto riguarda la mia esperienza, si lavora con più direttori del doppiaggio che dirigono lo stesso personaggio, quindi c'è chi va più spedito, chi cerca di più i dettagli, chi preferisce uno stile di recitazione piuttosto che un altro, quindi può sembrare complesso inizialmente, ma poi inizi a prenderci la mano.

E passando così tanto tempo con i personaggi, capita che ti ci affezioni e gli ultimi giorni sono davvero tristi. Però se ti riascolti i primi episodi e poi gli ultimi, ti rendi conto della crescita personale che hai avuto e puoi ritenerti soddisfatto di quanto hai fatto.

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