Io sono Mister No, recensione

Io sono Mister No è il peculiarissimo volume "antologico" che ripercorre la vita del personaggio creato da Guido Nolitta.

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a cura di Domenico Bottalico

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Dopo Zagor, Cico e Nathan Never, Sergio Bonelli Editore dà alle stampe Io sono Mister No. Si tratta di un volume del tutto particolare che rivisita come una antologia la vita (editoriale) del personaggio creato da Guido Nolitta unendo però alcuni estratti delle sue più celebri avventure a fumetti ad un un lungo racconto in prosa, in prima persona, firmato da Luigi Mignacco.

Il mio nome è Mister No

Io sono Mister No ripercorre in maniera più o meno cronologica gli avvenimenti che hanno portato Jerry Drake a diventare lo spericolato pilota di casa a Manaus noto ai più come Mister No. Ma chi è davvero Mistero No?

Per rispondere a questa domanda Luigi Mignacco parte dalle origini del personaggio. Siamo a New York e il piccolo Jerry Drake cresce in un ambiente tutt'altro che salubre tanto da immischiarsi con la malavita locale prendendo la decisione di lasciare la Grande Mela nel 1936 dopo che il padre finì in galera. Inizia per il giovane Jerry, appena sedicenne, un viaggio nel cuore dell'America che lo porteranno a vivere nuovi guai e avventure prima a Des Moines in Iowa e poi a Buffalo in Wyoming.

Continuando il suo peregrinaggio dalla costa est a quella ovest attraversando il cuore della nazione, Jerry arriva in California dove, nel 1941, decide di arruolarsi, insieme al suo amico e mentore Bat Barlington nelle "Tigri Volanti" per combattere a fianco dei cinesi contro gli invasori giapponesi, trasferendosi così in Estremo Oriente. È proprio durante una di queste incredibili battaglie che Jerry viene catturato guadagnandosi da un crudele ufficiale giapponese il soprannome di "Mister No", a causa dell'orgogliosa ostinazione che dimostra nel rifiutarsi di obbedire agli ordini dopo essere stato fatto prigioniero.

Facendosi notare per la sua abilità e il suo coraggio anche dopo essere stato coattamente arruolato nell'aviazione statunitense combattendo prima nelle Filippine e poi cadendo nuovamente prigioniero dei giapponesi. Jerry fuggirà, già profondamente segnato, e desideroso di vendicarsi. Una vendetta effimera perché, nel 1942, si ritroverà nuovamente a combattere questa volta sul fronte del Pacifico salvo poi essere trasferito fra il 1942 e il 1943 proprio in Italia dove il gusto per l'avventura e l'esotico inizia a concretizzarsi, tornandovi proprio per risolvere un mistero nel 1948.

Dopo un'ultima pericolosa missione dietro le linee nemiche, come molti dei suoi commilitoni, una volta congedato, per Jerry inizia un altro periodo "on the road" nell'America fra il 1946 e il 1947. Ritornato dopo molti anni nella sua New York, Jerry la trova cambiata e un luogo quasi inospitale per lui e per il suo sguardo anticonformista e critico sulla realtà. Dopo un ultimo tentativo di trasferirsi al nord, Mister No dice definitivamente addio alla civiltà e intorno al 1950 arriva in Brasile dove acquista un vecchio Piper.  Direzione? Manaus, l'idea è quella di esplorare l'Amazzonia e fare da guida a scapestrati avventurieri e ignari turisti.

Io sono Mister No, io sono la Bronze Age

Prendendo in prestito la terminologia dei comics supereroistici americani, se Tex rappresenta la Golden Age e Zagor la Silver Age del fumetto bonelliano allora Mister No rappresenta la  sicuramente la sua Bronze Age. Non si tratta solo di un dato storico, Mister No debutta nel 1975 all'apice di quella fase editoriale dei comics americani, ma soprattutto di riprenderne idealmente e a tratti anche praticamente certi assunti narrativi e tematici.

Se infatti Tex rappresentava "l'eroismo" nella sua forma più pura e Zagor invece con il suo sincretismo narrativo quella voglia di evasione tipica degli anni '60, Mister No si configura sin da subito come l'antieroe per eccellenza. Sin dalle sue origini infatti notiamo una indole tribolata del personaggio che lo portano a vivere le sue avventure in un luogo esotico (con buona pace dell'amore del suo stesso creatore per quei luoghi) ma soprattutto ad aderire ad una condotta etico-morale molto più grigia dei suoi "colleghi". Ama le donne, ama bere e soprattutto ama cacciarsi nei guai a volte solo a causa della sua indole generosa e della sua insofferenza nei confronti delle ingiustizie.

Io sono Mister No ha il merito di evidenziare molto bene due aspetti del personaggio. Il primo è legato al taglio più diretto, quasi crudo, e sicuramente maggiormente drammatico delle avventure di Jerry Drake (si prenda come esempio la sequenza a fumetti tratta da Mistero No 148) mentre il secondo, evidenziato anche nell'introduzione, è la totale assenza di quella spalla con cui pressoché tutti gli eroi SBE, dai più famosi ai meno longevi, hanno sagacemente battibeccato allentando la tensione e fornendo passaggi comici o punti di vista altri sulle vicende. Non c'è un Cico e non c'è un Carson per Jerry Drake la cui ironia è amara (e il più delle volte ricade tragicamente sulle sue stesse spalle, vedasi Mister No 77) e inevitabilmente il punto di vista tanto sulle vicende quanto sul carosello di umanità che incrocia è disincantato e disilluso ma non del tutto nichilista e che si riflette anche nella prosa di Luigi Mignacco.

In questo Mister No è davvero "figlio" degli anni in cui è nato, editorialmente ovviamente, ovvero quegli anni '70 che recavano séco una presa di coscienza maturata dalle lotte di fine anni '60 e che si sarebbero trasformate nei meno abrasivi ma più subdoli (socio-politicamente parlando) anni '80 che, in casa SBE, si sarebbero aperti con Martin Mystere prima e Dylan Dog poi culminando infine con Nathan Never ovvero un trittico che non avrebbe preferito scavare la realtà e l'animo umano anziché prenderlo di petto come aveva fatto Mister No.

Tratti nervosi ed impazienti

Anche dal punto di vista grafico, Io sono Mister No riflette l'ideale cambio di passo del decennio in cui il personaggio debutta. Al netto delle tavole del grande Gallieno Ferri tratta dal primo mitico albo in cui il co-creatore di Zagor mette in mostra tutto la plasticità del suo tratto, sin da subito si nota come i disegnatori coinvolti (sia che le loro tavole provengano dai primi albi sia che provengano da albi più recenti) cerchino una maggiore sintesi da un lato ma anche un maggior realismo dall'altro.

In questo senso è Roberto Diso (il più gettonato fra i disegnatori presenti) a settare a barra per i colleghi con le sue linee lunghe e sinuose e le sue anatomie ben proporzionate e mai esagerate. Su questo ideale canovaccio grafico altri interpreti preferiscono arricchire il tutto con una tratteggio più dinamico, come per esempio Fabio Valdambrini, oppure con neri più profondi e marcati come Franco Bignotti.

Le tavole dei disegnatori presenti nel volume sono solo alcune di quelli degli interpreti più iconici del personaggio. L'idea di rinarrare le vicende più importanti della vita di Jerry Drake infatti costringono ad escludere alcuni episodi importanti (anche e soprattutto graficamente) che, oltre a rappresentare degli ottimi casi, di fatto non aggiungevano nulla alla storia di Mister No che questo volume ha invece l'intento di presentare organicamente.

Da segnalare infine, oltre l'ottimo e mai invadente lavoro ai colori, anche le evocative illustrazioni che fanno da raccordo fra i vari capitoli firmate da Aldo Di Gennaro. Delle vere e proprie pin-up che catturano l'immaginario del lettore in maniera immediata grazie al loro stile estremamente veloce e schizzato supportato da una colorazione che sembra quasi imitare, con un sfondo ocra sulle mezzetinte grezze, l'aspetto di vecchie fotografie.

Il volume

Sergio Bonelli Editore confeziona un volume di grande formato 18,5 x 25 cm cartonato a colori e dalla foliazione importante (oltre 350 pagine). Dal punto di vista carto-tecnico c'è davvero poco da eccepire con la scelta di una carta usomano di buona grammatura e dall'ottima resa grafica. Buona anche la resa delle parti a fumetti ricolorate per l'occasione e più in generale la composizione grafica del volume davvero accattivante. Dal punto di vista redazionale, Luca Boschi firma una lunga introduzione che traccia il percorso creativo di Guido Nolitta per delineare la nascita di Mister No. Davvero interessante l'excursus che sarebbe stato "completo" se si fossero approfondite maggiormente le ispirazioni dietro la nascita del personaggio e i suoi tratti distintivi.