Jack Ryan Stagione 3, recensione: le ombre del passato sul futuro del mondo

Jack Ryan Stagione 3: John Krasinski e Prime Video torna nel mondo dello spionaggio con una storia dal gusto classico.

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a cura di Manuel Enrico

Il nebuloso mondo dello spionaggio si è dimostrato una delle più prolifiche ambientazioni per il mondo della fiction a partire dal secondo dopoguerra. Dopo che le grandi potenze si sono trincerate dietro una guerra di ombre e di sotterfugi, questo pericoloso mondo si è ammantato di un fascino ammaliante, complice la nascita di personaggi come James Bond, la spia per eccellenza creata da Ian Fleming, o le versioni più avventurose di questi agenti invisibili, come l’Ethan Hunt di Mission: Impossible o Jason Bourne. Per quanto questi dinamici agenti segreti siano divenuti il canovaccio su cui si è formato l’immaginario contemporaneo, sarebbe ingiusto dimenticare figure altrettanto affascinanti come Jack Ryan, protagonista dell’omonima serie proposta da Prime Video. Dopo una lunga attesa, la terza stagione di Jack Ryan è il regalo di Natale del servizio streaming ai suoi sottoscrittori, un dono che abbiamo aperto in anticipo per goderci i primi otto episodi di Jack Ryan Stagione 3 in anteprima.

Abituati a un concetto di spionaggio avventuroso e sostenuto da incredibili ritrovati tecnologici, una figura come quella di Jack Ryan è una piacevole variazione sul tema. Non potrebbe esser diversamente, considerato che il padre di Jack Ryan è nientemeno che Tom Clancy, apprezzato romanziere americano che tra gli anni ’80 e gli anni ’90, proprio partendo dalla figura di Jack Ryan, ha costruito un nuovo modo di intendere il fantapolitik e il racconto spionistico. Una rivisitazione che ha abbandonato la tradizione di stampo bondiano o le atmosfere alla Ludlum, per spingere il lettore in un mondo di ombre che non fosse fatto solo di assassini e missioni estreme, ma che si basasse in primis sull’analisi dei dati raccolti e portando alla luce anche le figure meno accattivanti, come gli analisti. Ruolo rivestito da Jack Ryan all’interno della CIA, tanto nei romanzi quanto nelle sue numerose trasposizioni cinematografiche.

Jack Ryan Stagione 3: Prime Video torna nel mondo dello spionaggio

Un personaggio affascinante come Ryan, infatti, non poteva lasciare indifferente Hollywood, al punto che a partire da Caccia a Ottobre Rosso (1990), le imprese dell’agente Ryan sono state portate sul grande schermo in diverse occasioni, affidando il ruolo a diversi interpreti, da Alec Baldwin a Chris Pine, passando per Harrison Ford e Ben Affleck. Inevitabilmente, questo passaggio ha portato a modificare il ruolo di Ryan rispetto all’originale cartaceo, rendendolo più un uomo d’azione e diluendo la sua componente da analista. Una visione apparentemente inevitabile sul grande schermo, ma che sembra aver trovato una diversa declinazione nel comparto seriale, grazie alla serie di Prime Video, in cui Jack Ryan viene ritratto in modo differente.

Adattando un personaggio nato negli ultimi anni della Guerra Fredda ai nostri giorni, Jack Ryan adatta lo spirito originario del personaggio all’interno della contemporaneità, costruendo una figura moderna e più vicina al ruolo dell’analista che non a quello dell’operativo da prima linea. Il volto da good guy, quasi gigione, di John Krasinski si è rivelato perfetto per dare vita a un uomo costretto a una doppia vita, con un passato militare traumatico che lo ha portato a essere un ottimo analista geopolitico, coinvolto suo malgrado in azioni ad alto rischio. Contrariamente alle più vivaci missioni dei più celebri agenti segreti, Jack Ryan mantiene questo suo tratto di maggior realismo grazie a una visione più concreta e credibile dei grandi segreti dello spionaggio. Obiettivo raggiunto grazie a una trama figlia dell’adattamento firmato da un poker di autori (Graham Roland, Nazrin Choudhury, Daria Polatin e Carlton Cuse) che hanno colto l’essenza della visione di Clancy adattandola al gusto degli spettatori moderni e, soprattutto, alla dinamica contemporanea della serialità.

Le prime due stagioni sono state un ottimo esempio di crescita del protagonista e delle figure a lui più vicine. Il passaggio da uomo d’ufficio ad occasionale operativo non è stato forzato, ma progressivamente costruito lavorando sulle emozioni e sulla dimensione intima del protagonista, dando vita a una meccanica relazionale tra Jack Ryan e il mondo che lo circonda che è risultata funzionale  e mai banale, capace di spostare l’attenzione su differenti scenari in cui gli spettatori hanno potuto ritrovare sia elementi attuali (lotta al terrorismo) che elementi cari alla narrativa del genere (l’ingerenza americana negli stati canaglia del centro America). Un’evoluzione che, dopo tre anni di attesa, trova ora una punta di nostalgia nel riportare in scena l’eterno nemico della Guerra Fredda: la Russia sovietica.

È proprio dal periodo di guerra latente tipico della seconda metà del secolo scorso che arriva una minaccia al mondo contemporaneo, un pericolo in cui Jack si imbatte durante le sue indagini. Da questa scoperta prende vita una corsa contro il tempo, giocata tanto sul piano delle classiche black ops che su quello più machiavellico e letale dello spionaggio d’ufficio. Quest’ultimo aspetto viene sempre sviluppato con estrema attenzione, trovando una convincente caratterizzazione che crea una progressione degli eventi mai stanca, ma che si sviluppa in un crescendo narrativo che rende ancora più appassionanti i momenti più action. Complice la convincente recitazione di Krasinski, credibile in entrambi i lati di Ryan, mostrando maggior affinità alla parte investigativa, come si richiede al personaggio, ma mostrandosi ugualmente credibile nelle sequenze d’azione.

Una spy story che unisce azione e indagine

La tensione di questa storia è sostenuta da una regia attenta, capace di mantenere il tenore intenso della trama in ogni situazione. L’indugiare sui volti durante i dialoghi più intensi consente di dare maggior sostanza all’emotività dei personaggi e calarli al meglio all’interno di una trama spionistica intensa, contribuendo a creare il giusto coinvolgimento degli spettatori, portandoli a godersi nella giusta predisposizione le intense scene di combattimento. Una costruzione scenica importante e mai scontata, che vede proprio nei momenti action una buona padronanza delle inquadrature e dei movimenti di camera, offrendo una dinamicità magnetica e sostenuta da una profondità di campo che utilizza in modo accorto l’ambiente in cui si muovono i personaggi. Soprattutto, questi momenti adrenalinici sono dosati con attenzione, condensati in una metrica narrativa che non li dilata oltremodo per puro gusto scenico, ma che li rende contrappunti narrativi perfetti per dare ulteriore intensità alla trama della serie.

L'anteprima di Jack Ryan Stagione 3 ci ha convinto che i tre anni di attesa passati dalla fine della seconda stagione siano stati ampiamente ripagati. Quanto precedentemente apprezzato in termini di cura del dettaglio nella trama e nella messa in scena viene confermato, mostrando al contempo un’evoluzione convincente della figura di Jack Ryan, coniugandola con una dimensione più cinica e disincantata del suo ruolo come operativo.