Jenny la tennista, quando l’arma del samurai è una racchetta

Jenny la tennista è un manga anni 70 di Sumika Yamamoto, da cui è stato tratto l'anime che tutti abbiamo amato, e nasce dal bushidō: il codice del guerriero

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a cura di Valentina Testa

Jenny la tennista il cui titolo originale è Ace wo Nerae! è un manga di Sumika Yamamoto uscito in Giappone nel 1972, da cui è stato tratto un anime nell’anno successivo che conta 26 episodi. In seguito sono stati realizzati alcuni oav e un’altra serie tv anime che però rimane inedita in Italia.

In effetti, chi guardava Jenny da bambino, oggi ha tra i 35 e i 40 anni e non ricorda la serie come manga – uscito da noi solo tra il 2003 e il 2006, per una cerchia di nostalgici e disponibili su Amazon– ma come anime. Per questo nessuno di noi pensa alla sbarazzina tennista come Hiromi, ma tutti la ricordiamo come Jenny, a causa di un adattamento che negli anni ’70-’80 era piuttosto ingombrante.

Jenny la tennista: Ace wo Nerae!

Jenny Nolan (il cui nome originale è Hiromi Oka) è una quattordicenne allegra che frequenta una scuola famosa in tutto il Paese per il suo club di tennis, il liceo Nishi.

Jenny inizialmente si iscrive al club con la sua migliore amica Mary (Maki nella versione giapponese) solo per stare vicino ai suoi due idoli: Reika Ross (Reika Ryuzaki) detta Madame Butterfly per la grazia e la leggiadria con cui si muove sul campo da tennis, e Teddy (Todo Takayuki) il capitano della squadra maschile, bello, gentile e abile giocatore.

Per Jenny le cose cambieranno drasticamente con l’arrivo del nuovo allenatore del club, il signor Jeremy (Jin Munakata) un esperto coach vincitore della coppa Davis, che si guadagnerà in fretta l’appellativo di “allenatore demonio” per i suoi modi bruschi con le ragazze.

A far precipitare la condizione di Jenny, la cui partecipazione al club era fondamentalmente goliardica, è la scelta dell’allenatore di includerla fra le cinque giocatrici che parteciperanno al torneo regionale, escludendo per questo una delle giocatrici più anziane, Evelin (Kioko Otowa). Nel club inizia così a serpeggiare molto malumore e ostilità verso Jenny, che tutte ritengono la preferita del coach nonostante non abbia nessun talento particolare.

La scelta dell’allenatore, i conseguenti durissimi allenamenti personalizzati e le malelingue nei suoi riguardi, metteranno Jenny in una posizione sempre più scomoda che le farà venire voglia più volte di lasciare il tennis, sport che ormai non la diverte più e che vede solo come motivo d’angoscia.

Evelin continuerà per molto tempo a tormentare la protagonista e a danneggiarla con ogni mezzo, invece Madame Butterfly che inizialmente sembra indifferente, si rivelerà poi infastidita e preoccupata dalla presenza di Jenny nel gruppo, tanto da chiederle di rinunciare al tennis.

Nonostante l’ammirazione incondizionata che Jenny prova per Madame Butterfly, il ritiro della protagonista dura poco e grazie al sostegno dell’allenatore, Jenny torna al club più motivata che mai.

La crescita di Jenny

Nel giro di poco, il suo stile di gioco migliora e Jenny diventa sempre più popolare a scuola grazie ad alcune partite vinte durante il torneo regionale.

La prova successiva che la protagonista deve affrontare è un doppio in coppia con Madame Butterfly, assolutamente contraria a giocare con l’inesperta Jenny. Grazie all’aiuto di Teddy e a quello inaspettato di Evelin, che a causa di una malattia muscolare sarà costretta a lasciare il tennis, Jenny riesce a superare anche questo ostacolo e a formare una coppia vincente con Madame Butterfly.

La storia di Jenny si conclude con un ritiro in un campo d’addestramento per scegliere le partecipanti ai campionati nazionali juniores. È lì che Jeremy inizia a fare allenare Jenny con lo scopo di farle acquisire potenze maschili per farle giocare quello che viene considerato “il nuovo tennis”: non più da ragazze aggraziate ma forti come uomini, ed è lì che a Jenny e Teddy viene chiesto di mettere da parte, almeno temporaneamente, i sentimenti che provano l’uno per l’altra.

Se c’è qualcos’altro oltre il tennis che ti appassiona,io te lo strapperò, anche se si tratta dell’amore.

La sorte di Jenny si decide con l’ultima partita, quella che decreterà l’entrata della tennista nella rosa della nazionale o meno. Alcuni degli allenatori addetti alla scelta delle giocatrici, vorrebbero selezionare solo quattro ragazze, tra cui Madame Butterfly, ma Jeremy insiste affinché anche Jenny abbia un posto.

La giovane è così costretta ad affrontare Madame Butterfly in una partita infinita ed estenuante, in cui Madame Butterfly perdere per la prima volta. Durante il viaggio di ritorno Jenny e Teddy, entrambi scelti per rappresentare il Giappone alle nazionali, si promettono di realizzare insieme il loro sogno d’amore nel tennis.

Quando l’arma del samurai è una racchetta

Jenny la tennista è uno shōjo-spokon con ambientazione scolastica che ha conquistato più di una generazione di amanti degli anime, grazie alle molte sfaccettature che compongono la trama, alcune più evidenti, altre raccontate fra le righe.

Jenny Nolan non è una super eroina ma una ragazza semplice, senza particolari doti apparenti, è spesso insicura e mostra sempre il suo lato umano e fragile. Rispetto a quello che di solito accade nelle serie sportive non è lei a scegliere il tennis, piuttosto il contrario, e la protagonista, catapultata dal suo “allenatore demonio” in una dimensione inattesa e mai sperata, penserà ripetutamente al ritiro. Jenny, specialmente all’inizio, non avrà la caparbietà di Oliver Atton né la prontezza di spirito di Mila Hazuki.  Per questa ragione assistiamo a degli allenamenti durissimi e a delle imposizioni da parte dell’allenatore, che oggi, a chiunque, sembrerebbero al limite della tortura fisica e mentale.

Indipendentemente da questo, in tutti gli anime sportivi si enfatizza l’impegno che i membri dei vari club mettono nell’allenamento, la tenacia con cui inseguono il loro obiettivo finale e l’incontenibile gioia, o al contrario, lo straziante dolore che sono destinati a provare a seconda del risultato ottenuto.

A onor del vero bisogna dire che effettivamente, gli studenti più promettenti iscritti ai vari club sportivi hanno la giornata – e di conseguenza la vita – molto impegnata dagli allenamenti, e una scena come quella della sveglia di Jenny, che suona di buon mattino per l’abituale corsa o per un allenamento è una scena che risulta familiare a molti giovani giapponesi.

Lo sport come nuova via per il Samurai

La chiave per capire questo aspetto della cultura giapponese e compenetrarsi in esso, è da ricercarsi proprio nel termine samurai, in quello che hanno rappresentato e ciò a cui erano legati.

Durante l’occupazione americana al termine della Seconda Guerra Mondiale fu abolito e censurato ogni tipo di atteggiamento o espressione militarista riconducibile al bushidō, la via del guerriero: il codice di comportamento degli antichi samurai impresso nell’animo di ogni nazionalista legato ai valori tradizionali giapponesi.

Nel 1950 poi, quando il generale Mac Hartur pose fine al veto – in cui ovviamente rientravano anche le attività agonistiche – tutti gli sport, sia quelli tradizionali che quelli importati riacquistarono notorietà e finirono per diventare l’incarnazione moderna e pacifica del bushidō.

Agli sportivi venne chiesto lo stesso spirito di sacrificio che veniva chiesto al guerriero, e come i samurai giuravano obbedienza al loro padrone nell’epoca Tokugawa (1603-1868), così le giovani promesse dello sport iniziarono a consacrare il loro impegno e la loro giovinezza all’allenatore, al Sensei.

Anche a Jenny è capitata la stessa cosa, forse meno consapevolmente di molti altri protagonisti di spokon manga.

Lei che si iscrive al club solo per stare accanto al suo idolo Madame Butterfly, che viene scelta dal suo allenatore per il torneo regionale malgrado non abbia fatto nulla per volerlo, lei che finge di farsi male per evitare la situazione scomoda venutasi a creare e che tante volte tremerà in campo e penserà al ritiro, finirà per accorgersi di non poter fare più a meno del tennis e in quel momento per lei l’allenatore non sarà più un demonio da temere e dal quale fuggire, ma diventerà un padre, un Sensei in cui riporre tutta la propria fiducia.

Il rapporto fra Jenny e Jeremy diventa vagamente ambiguo come altri all'interno dell’anime, in particolare negli ultimi episodi verrebbe da chiedersi se più che un rapporto padre-figlia, Jeremy non senta qualcosa di più per la sua giovane allieva, anche per la situazione in cui mette Jenny e Teddy. L’allenatore chiederà ai due giovani di rinunciare, temporaneamente, alla loro storia d’amore in nome del tennis.

I sentimenti di Jeremy rispecchiano a pieno quelli dei Sensei dei ryu marziali: l’allenatore desidera trasmettere il suo stile affinché non vada perduto. Vuole poter tramandare alle generazioni successive non solo la tecnica, ma l’amore per quello che è stato lo scopo della sua vita.

L’unico modo per capire il motivo per cui Jenny e Teddy accettano questa situazione, è non perdere di vista il bushidō, il codice del guerriero e tutto ciò che comporta, compreso lo spirito dell’eterna sfida con sé stessi prima ancora che con l’avversario, e la volontà di perfezionare sempre più non solo la propria tecnica sportiva, ma la propria persona con determinazione e risolutezza. Per questo motivo Jenny e Teddy nell’ultimo episodio si promettono vicendevolmente di aspettare il momento giusto e di vivere fino a quel momento il loro amore nel tennis.

Rapporti borderline, sentimenti confusi e cieca adorazione

L’atmosfera inizialmente potrebbe ricordare agli appassionati del genere lo shōjo, ‘Caro Fratello’ (titolo originale ‘Oniisama e…’) di Riyoko Ikeda, e per un momento si potrebbe pensare che quella di Jenny sia una citazione o un omaggio da parte dell’autrice Sumika Yamamoto alla collega, dato che Ikeda è famosa proprio per la tessitura di questo genere di relazioni indefinibili fra ragazze, come succede anche nella sua opera più famosa ‘Le Rose di Versailles’ (più conosciuto come ‘Lady Oscar’) manga che, come tutti sappiamo, nulla ha in comune con uno shōjo scolastico.

In realtà Jenny è nata tre anni prima di Nanako Misonoo, quindi l’affettuoso parallelismo che sorge spontaneo con Caro Fratello dovrebbe essere riconsiderato esattamente all’opposto.

Inoltre, mentre in Caro Fratello (disponibile su Amazon) (complice l’ambientazione in un istituto esclusivamente femminile) i sentimenti fra le protagoniste sono davvero molto marcati e finiscono per sfociare apertamente in amori omosessuali, in Jenny la Tennista questo non succede.

Il rapporto preso in esame è ovviamente quello tra la protagonista e la sua “adorata” Madame Butterfly. Jenny fin dal primo episodio non nasconde la sua devozione completa a quella che da tutti è considerata la Regina del Tennis. Come lei anche tutte le altre kohai iscritte al club nutrono una venerazione per una così bella e dotata senpai e sperano segretamente di poter emulare, un giorno, le sue abilità e poter acquisire anche solo un po’ della sua eleganza.

Se il campo fosse un giardino, Reika sarebbe una meravigliosa farfalla dalle ali dorate che danza serenamente nel vento senza sollevare un granello di polvere

In Giappone il senso del rispetto nei confronti della persona più anziana o di grado superiore è radicato nel profondo, e la scuola non fa certo eccezione.

Cultura giapponese: i kohai

Per quello che riguarda le attività dei vari club, i senpai si aspettano che i kohai svolgano le mansioni più umili, come riordinare la sede, eventualmente raccattare le palle, o andare a prendere da bere e mangiare per tutti. Questo genere di relazione qui in Occidente non è presente, quindi forse è difficile immaginare che non solo adempiere ai compiti più modesti non sia un peso per i kohai, ma addirittura che possa far loro piacere, per poter essere notati e apprezzati dai compagni più grandi che vengono guardati con spirito d’ammirazione e rispetto.

Tenendo presente questo tipo di approccio, possiamo capire meglio perché Jenny è felice di poter passare l’asciugamano a Madame Butterfly, o perché le componenti del club più giovani facciano a gara per offrire l’acqua alle compagne più anziane, una volta terminati gli allenamenti.

In questo caso poi, Madame Butterfly viene rispettata e venerata anche dalle sue coetanee, i membri più anziani del club la riconoscono come la migliore, colei da prendere a esempio sia dentro che fuori dal campo. Una di queste ragazze è Evelin, nemica giurata di Jenny fin dalla prima puntata proprio a causa della sua esclusione dal gruppo di giocatrici titolari per il torneo regionale. La devozione di Evelin nei confronti di Reika è anche la causa della sua estromissione: pare che l’allenatore trovi il gioco della ragazza solo una patetica imitazione di quello di Madame Butterfly.

Col passare delle puntate Jenny verrà ripetutamente ferita da pettegolezzi sul rapporto fra lei e l’allenatore, da ripicche come una puntina da disegno infilata nella scarpa fino a uno sgarbo ben peggiore: nel quarto episodio Evelin ruba la racchetta che Madame Butterfly aveva regalato con affetto a Jenny. Questo è un chiaro sintomo della gelosia che logora una disperata ed esclusa Evelin.

Dall’adorazione alla rivalità, fino al reciproco rispetto

Con l’evoluzione della storia si evolvono anche i personaggi e cambiano gli equilibri. Madame Butterfly inizialmente tratta Jenny con garbo e quel “distaccato affetto” tipico di una diva che difficilmente sentirà le persone che la venerano come dei pari.

Inaspettatamente però, quando Jenny inizia a migliorare, la ragazza mostra un aspetto di sé un po’ meschino e per la prima volta si dimostra insicura.

Perfino in questo caso Evelin cerca di seminare zizzania lamentandosi della situazione con Madame Butterfly, ma nonostante apparentemente non venga considerata, come al solito, interiormente qualcosa si rompe e Madame Butterfly perde il controllo: “Deve scegliere: o me o il tennis!”.

Questa chiusura dal gusto teatrale è uno dei passaggi che fa riflettere in merito ai rapporti leggermente ambigui di cui si parlava prima: difficilmente i rapporti di amicizia arrivano a questo punto, soprattutto per il fatto che Jenny, totalmente devota e sottomessa, sceglierà di assecondare la richiesta della sua beniamina e tenterà di lasciare il tennis, senza sapere effettivamente la motivazione per cui Reika le ha imposto una simile scelta.

Ormai però per tirarsi indietro è troppo tardi. Jenny, a questo punto sente la passione per il tennis scorrerle nelle vene e ci vorrà una spinta da parte di Mary, Teddy e Jeremy per farle capire di aver commesso un errore. Da quel momento e per molto tempo Madame Butterfly cercherà di ostacolare Jenny e soprattutto mettendo in luce la propria superiorità nel gioco.

Il colpo di scena

Un colpo di scena cambia ancor più gli equilibri fra le giocatrici: l’allenatore scopre che Evelin ha un grave problema muscolare e col tempo perderà l’uso del braccio destro. Per questo la ragazza ci teneva tanto a rientrare nel gruppo titolare: per lei sarebbe stata l’ultima occasione di vincere un torneo di tennis. L’allenatore fa un discorso toccante durante una festa del club, che porterà la giovane non solo a smettere di danneggiare Jenny, ma addirittura ad aiutarla e sostenerla.

In questo modo si bilancia quella che potremmo definire come la seconda parte dell’anime, con l’arco narrativo dedicato al torneo regionale ormai terminato, che ha visto un’affermazione del talento di Jenny e che lascia il posto all’inizio degli allenamenti per il doppio che la protagonista dovrebbe giocare in coppia con un’infastidita e intollerante Madame Butterfly.

Reika ha perfettamente intuito il potenziale in Jenny ma durante gli allenamenti per il doppio continua a sostenere che una compagna di così basso livello e così inesperta non farà altro che danneggiarla. La Regina del Tennis ha il suo personale record di partite vinte, mira alla centesima consecutiva ed è sicura di non riuscire a ottenerla a causa di Jenny. In un certo senso la sua intuizione sarà profetica.

Jenny grazie all’esperienza di Teddy e il suo compagno Norman capisce come comportarsi nel doppio e nonostante molteplici difficoltà incontrate durante gli le partite, il duo Madame Butterfly – Jenny vince il Torneo di Kent. Da questo momento Reika guarderà con più rispetto Jenny.

Il vero punto di svolta però giunge alla fine, nell’ultimo episodio, quando termina l’allenamento nel campo di addestramento dei quattro distretti e, come già successo in altre selezioni, Jenny rischia di rimanere fuori dalla rosa dei giocatori scelti, in questo caso per i campionati Nazionali.

La scena si ripete e Jeremy è pronto a tutto pur di far rientrare Jenny nei titolari. La condizione posta dalla commissione è una e una soltanto: che Jenny affronti e vinca Madame Butterfly in un singolo.

Tralascinado il contesto scolastico e amichevole, la competizione tra Madame Butterfly e Jenny trova un parallelismo nella rivalità storica tra Chris Evert e Martina Navratilova che tra il 1973 e il 1988 ingaggiarono quella che è considerata una tra le più grandi rivalità nello sport femminile. Incontratesi 22 volte solo dei tornei del Grande Slam, e numerose altre volte negli incontri del WTA Tour, in Feed Cup, hanno disputato partite indimenticabili che hanno visto prevalere, nel complesso, la Navratilova, con un vantaggio piuttosto rilevante.

L’ultimo incontro della serie è per Jenny la partita della vita, e Madame Butterfly, nonostante il suo posto sicuro in Nazionale, non farà nulla per rendere la vita più facile a Jenny e assicurare così il suo posto ma combatteranno entrambe fino allo stremo delle forze, tra lacrime, sudore e una mano sanguinante di Jenny. Alla fine con un ultimo grande sforzo, nella luce del tramonto Jenny ha la meglio sull’amica-rivale.

Madame Butterfly non ha raggiunto le cento vittorie consecutive e la colpa è proprio di Jenny, l’antagonista a cui molto tempo prima aveva chiesto di abbandonare il tennis. Con molta sportività e affetto Madame Butterfly si complimenta con Jenny e finalmente i dissapori che hanno segnato il loro rapporto vengono accantonati in nome di un sincero affetto e rispetto.

Influenze british e atmosfere flower power

La società giapponese è basata sul concetto della subordinazione del singolo in favore del gruppo al fine di ottenere grandi risultati per la collettività. Questo tipo di impostazione fa nascere in modo del tutto naturale un forte senso di appartenenza al proprio gruppo di pertinenza.

L’educazione scolastica nipponica non è certo fuori da questo sistema, ma al contrario è il primo luogo in cui i giovani giapponesi sperimentano questo tipo di organizzazione e, per quanto possa sembrare superficiale, le uniformi sono il simbolo del legame col primo gruppo della vita di ciascuno.

Impossibile non notare una particolarità: l’uniforme del club di tennis del liceo Nishi è bianca coi bordi rossi e l’unica diversa è quella di Madame Butterfly, che indossa sempre un completo rosa pallido, tendente al lilla. Questo è indicativo di come la ragazza si consideri e sia considerata al di sopra del gruppo, una vera Regina che può permettersi di non indossare l’uniforme ufficiale.

In effetti ci sono altri tratti distintivi che portano Reika ad essere naturalmente il centro del campo visivo dello spettatore: è l’unica bionda, l’unica ad avere dei capelli lunghi, mossi e fluenti. Le altre ragazze, anche quelle con ruoli importanti, hanno i capelli corti o raccolti in modi poco appariscenti e sono tutte castane o more. La stessa Jenny ha un taglio corto tipico degli anni settanta, il momento in cui si privilegiavano le pettinature che conferivano un aspetto naturale, un po’ spettinato e disordinato, in perfetta linea con il suo personaggio semplice e confuso.

Il character design nel suo complesso è molto curato, soprattutto per l’epoca in cui è stato prodotto l’anime, anni in cui non tutte le opere vantavano una caratterizzazione dei personaggi molto elevata e molti di loro non cambiavano mai d’abito.

Molto significativo anche considerando i background tipici degli anni settanta-ottanta, sempre poco dettagliati, a volte appena accennati e trattati spesso con un colore unico e delle outline. Un esempio calzante è la rappresentazione del pubblico seduto sugli spalti durante le partite: gli spettatori sono tratteggiati di nero e colorati con sfondo blu-violaceo, mentre i protagonisti che assistono alla partita, come Mary, Teddy e altri, vengono rappresentati con tutte le loro particolarità.

Questo tipo di estetica dal gusto retrò si è andato a perdere con l’introduzione dei software dedicati alla produzione di cartoni animati e film d’animazione, ma fa scaturire sicuramente un impulso romantico e nostalgico negli appassionati che sono stati bambini in quegli anni.

La peculiarità più evidente è certamente l’inconfondibile richiamo alla moda di fine anni Sessanta e inizio Settanta e la profonda influenza occidentale: sono gli anni di Twiggy Lawson, la dolly bird made in England, e quindi via con personaggi dal fisico slanciato, magri e abbigliati con attillati dolcevita e pantaloni a zampa d’elefante.

Non è insolito inoltre, vedere Jenny con dei grossi occhiali da sole dalle lenti blu, che ricordano vagamente la forma dei Ray-Ban, molto popolari grazie anche a dei personaggi per cui il modello Aviator è quasi diventato il loro simbolo: Lou Reed, Jim Morrison e successivamente Cher.

Un altro richiamo alle tendenze di quel periodo è l’ambientazione studiata per la stanza di Jenny, l’unico scorcio che ci è concesso vedere della vita privata della protagonista, che è decorata con una coloratissima carta da parati a fiori, probabilmente un richiamo alla nostalgia del Flower Power anni sessanta.

Una chicca interessante e divertente si coglie con occhio attento nell’episodio 13, dopo che Jenny e Teddy si scontrano e i loro quaderni cadono per terra. Una scritta si distingue in mezzo alle altre “Obladì Obladà”, proprio un omaggio ai Beatles e alla loro famosissima canzone composta nel 1968.

Indiscutibilmente la british culture ha influenzato fortemente quest'opera e ha contribuito a rendere indimenticabile Jenny e la sua storia.