La Terra Senza Figli, recensione: un western post-apocalittico tutto italiano

La Terra Senza Figli è una graphic novel autoconclusiva italiana che mette in contrapposizione due generi diversi, ma con la stessa anima.

Avatar di Giovanni Arestia

a cura di Giovanni Arestia

Ci sono generi letterari talmente diversi e distanti tra loro che viene anche difficile immaginarli insieme in qualche opera. Non dovevano essere dello stesso avviso lo scrittore Giuseppe Grossi e il disegnatore e colorista Lorenzo Nicoletti quando hanno pensato di realizzare la graphic novel La Terra Senza Figli. Si tratta di un racconto autoconclusivo, pubblicato da Hyppostyle Publishing e presentato in anteprima a Lucca Comics & Games 2022, che vede l'unione del western invernale gelido e nevoso e del post-apocalittico più realistico. Al loro interno si districa una complessa ed estenuante caccia che avviene tra l'orrore, i rimpianti e storie che spaventano più della morte.

La Terra Senza Figli: un prete cacciatore di taglie e un'assassina

La Terra Senza Figli racconta una storia unica e atipica che vede come protagonisti e antagonisti due figure classiche del panorama western: un cacciatore di taglie e un assassino. La particolarità sta nel fatto che il cacciatore di taglie è un prete che decide di mettere in dubbio la sua fede, mentre l'assassino è in realtà una donna con delle motivazioni ben solide che mettono in crisi anche l'uomo. Padre Ewan, questo il nome del prete, è una figura molto enigmatica, ben distante da ciò che potremmo immaginarci da un uomo di chiesa e il cui cambio di vita vede delle ragioni particolarmente dure, che danno origine a una disillusione totale nei confronti del futuro. Anche il suo mettersi costantemente in discussione, con frequenti domande esistenziali, collide non poco con il concetto di fede della figura religiosa.

L'assassina, invece, è Mildred Jones, una sanguinaria che ha compiuto diverse stragi tra i monti dell'Oregon senza avere il minimo accenno di ripensamento o senso di colpa. Dopotutto è dell'idea che il sangue e la morte rendano fertili il mondo e quindi prosegue la sua striscia di uccisioni indisturbata. In realtà dietro le sue cruenti azioni si nascondono delle motivazioni ben più serie che le rendono più ragionevoli e meno folli. Entrambi i personaggi, ottimamente descritti e caratterizzati, vedono le loro storie intrecciarsi e girare intorno al cuore del racconto che non vi riveliamo per ovvi motivi.

Il futuro come collante per un presente stravolto

In ogni caso fin dall'inizio è chiaro come il western e lo scenario post-apocalittico siano tanto diversi, quanto identici nell'anima. Ci sono, ovviamente, vari elementi di trama molto differenti tra di loro e anche tanti personaggi che rendono la storia realistica, viva e ancora più cruda. Come se non bastasse si inseriscono temi facenti parte dell'esoterismo come il misterioso culto della maschera che vede proprio l'assassina farne parte (tra l'altro, esteticamente, la maschera è meravigliosa, ma di questo ne parliamo più avanti). Vi è però un elemento tanto inaspettato, quanto evidente che riesce a fare da collante a tutto ciò: il titolo dell'opera. La Terra Senza Figli è un mondo senza futuro, dove anche le speranze più delicate e umane diventano degli incubi e ogni gesto assume un significato differente. Come dice anche il nostro Manuel Enrico, in un breve periodo della sua splendida prefazione dell'opera intitolata Non è un paese per bambini (evidente il riferimento ai meravigliosi romanzo e film western Premio Oscar Non è un paese per vecchi): "la terra senza figli è una metafora di ciò che possiamo divenire se privati della nostra speranza nel futuro, il ritratto di un'umanità privata del suo retaggio".

È proprio per questa ragione che le azioni dei personaggi, anche le più semplici, prendono pieghe inaspettate e inedite. La violenza, la lotta per la sopravvivenza e la prevaricazione sul più debole, classici elementi sia del western che del genere post-apocalittico, non sono i veri protagonisti del racconto poiché in realtà risultano alquanto statici come se ogni personaggio volesse mantenere infinito il loro senso di disagio interiore e sociale. Perché cercare di sopraffare gli altri quando non si ha nessuna luce da seguire? Togliere la vita a qualcuno quando la stessa diviene incerta anche per l'assassino diventa, quindi, inutile nonostante l'ambiente obblighi a farlo. Questa metafora, studiata ottimamente e in maniera intelligente da Giuseppe Grossi, è molto potente e si inserisce efficacemente nel contesto generale del racconto. Inoltre, aspetto da non sottovalutare, è la grande capacità da parte degli autori di essere riusciti a sintetizzare e raccontare tutto in modo pressoché perfetto nonostante il volume non abbia molte pagine: questa è la grande potenza del fumetto nella sua massima espressione.

Lo stile artistico e la componente editoriale

Ovviamente un grande merito va dato alle stupende tavole di Lorenzo Nicoletti. Queste presentano una suddivisione libera molto d'impatto per rappresentare al meglio le azioni più concise e dinamiche. La presenza, infatti, di piccole vignette in mezzo a quelle più grandi consentono di comprendere il vero ritmo della storia con un climax che tende a crescere sempre di più fino a stabilizzarsi verso la fase finale. Ciò che colpisce di più dello stile artistico è la cura dei dettagli dalle espressioni facciali dei personaggi ai loro abiti, armi e accessori fino alle tanto suggestive quanto tristi e fredde ambientazioni. Il risultato finale è estremamente funzionale ai fini della narrazione e funziona anche grazie alla scelta di una palette cromatica improntata su colori, il più delle volte, freddi e scuri.

Totalmente azzeccata anche la copertina di Michele Benevento che consente fin da subito di comprendere il fulcro del fumetto. È possibile osservare, infatti, una composizione piramidale in cui emergono il cattivo sullo sfondo e i protagonisti davanti, con un distacco cromatico netto che si ricongiunge in piccoli punti a dimostrazione che, dopotutto, tra bene e male la virtù sta nel mezzo. È proprio qui che è possibile osservare per la prima volta la meravigliosa sopracitata maschera dell'assassina in tutto il suo splendore e originalità. Inoltre, anche dal punto di vista editoriale è stato svolto un ottimo lavoro con la realizzazione di un bel volume cartonato ricco anche di extra finali. Tra quest'ultimi, infatti, è possibile osservare degli omaggi di altri disegnatori come per esempio Annamaria Duello e Valerio Pastore e una breve intervista proprio a Michele Benevento.

Conclusioni

In conclusione La Terra Senza Figli è un piccolo gioiello del fumetto italiano che riesce a raggiungere tutti gli obiettivi prefissati grazie alla bravura dei suoi autori. Il racconto è coinvolgente, appassionate, crudo e riesce anche a far nascere delle riflessioni di natura filosofica e religiosa nonostante la sua brevità. I concetti di futuro, morte e fede prendono delle pieghe sempre diverse nel corso della storia, con il primo che si ritrova totalmente privato della luce di speranza. Il mondo che vi ritroverete a leggere e osservare ha bisogno anche di voi affinché possa riaccendersi la scintilla di vita, quindi l'unico consiglio che possiamo darvi è di prepararvi mentalmente e compiere il viaggio in questo meraviglioso western post-apocalittico.