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Cultura Pop

Lady Killer, recensione: cocktail party e omicidi nell'America anni '60

Organizzare un cocktail party quanto può esser diverso dal pianficiare un omicidio? Potete chiedere a Josie Schuster, Lady Killer.

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a cura di Manuel Enrico

In sintesi

Organizzare un cocktail party quanto può esser diverso dal pianficiare un omicidio? Potete chiedere a Josie Schuster, Lady Killer

Se si parla di serial killer nella cultura popolare, i nomi che saltano fuori sono sempre gli stessi, e rigorosamente sono maschili. Sarebbe lusinghiero considerare il gentil sesso incapace di simili efferatezze, ma, e qui viene in nostro soccorso la cronaca, esistono casi di assassine seriali, seppur in numerica ridotta rispetto alla controparte maschile. Condizione che si rivede anche nella narrativa, che sia letteraria, cinematografica o a fumetti, dove pur essendo presenti figure femminili affini alla violenza, quest’ultima viene spesso ricondotta a una radice emotiva o a un ruolo ‘da uomo’. E poi esiste Josie Schuster, protagonista di Lady Killer, fumetto in cui questo aspetto viene rivisto in modo differente.

Se rimaniamo nella pop culture, non mancano certo figura femminili violente e apparentemente prive di scrupoli. Natasha Romanoff, alias Vedova Nera, è una spia glaciale, un’assassina all’occorrenza, ma la violenza che la accompagna viene ricondotta a una radice emotiva, la celebre Stanza Rossa, che la rende empaticamente affine al lettore, che ne percepisce il dramma interiore (ancora di più per la versione del Marvel Cinematic Universe). E difficile non immaginare il bel viso di Charlize Theron prestato a Furiosa (Mad Max: Fury Road) e a Lorraine Broughton (Atomica Bionda, tratto dal graphic novel The Coldest City), in cui la violenza che le accompagna è una risultato del loro contesto culturale, ne sono portatrici e al contempo schiave. A ben vedere, quasi tutte le donne violente del mondo dell’immaginario, dalla capostipite Nikita sino alle più recenti declinazioni, sono costrette a vivere in questo sanguinario modo. Tutte, tranne Josie Schuster, che merita appieno il nomignolo di Lady Killer.

Lady Killer: cocktail party e omicidi nell'America anni '60

Verrebbe da chiedersi come sia venuto in mente a Joelle Jones di realizzare una storia simile. Nel volume edito recentemente da Panini che raccoglie Lady Killers nella sua interezza, questo interrogativo trova risposta nella prefazione di Chelsea Cain:

È vero la maggior parte dei serial killer son uomini. Gli uomini sono più propensi a uccidere degli estranei,. Le donne sono invece più inclini a uccidere persone che conoscono. Gli uomini, quando uccidono, fanno un casino. Noi invece soffochiamo i nostri neonati e avveleniamo i nostri mariti. Così poi c’è meno da pulire.

Battuta finale a parte, la visione della Cain sembra abbastanza lucida. E lo dice da esperta, considerata la sua florida carriera di scrittrice di thriller con protagoniste donne violente lontane dagli stereotipi. Esattamente come Josie Schuller, che diventa una vera e propria figura di rottura all’interno degli archetipi narrativi femminili. La scaltrezza di Joelle Jones è quella di avere creato una donna che scardina profondamente i preconcetti, non solo relativamente al concetto di serial killer, ma anche per la visione della figura della donna all’interno di una società fortemente fallocentrica come quella dell’America degli anni ’60.

Josie Schuster appare come la perfetta donna della middle class americana anni ’60. Bella, perfetta in ogni dettaglio, moglie fedele e madre amorevole, con tanto di pargolette e villetta in una bella zona residenziale di Seattle. Eppure, questa casalinga da manuale è tutt’altro che desperate, considerato che per scelta ha deciso di lavorare per una rete di assassini, svolgendo incarichi che spesso arrivano a contrastare con la sua vita familiare. Una doppia vita, che comincia a presentare un duro conto, al punto che la bella Josie diventa a sua volta un bersaglio, quando non riesce a compiere uno degli incarichi affidatigli: uccidere un bambino, ultimo sopravvissuto di una famiglia condannata.

Da questo momento Josie si ritrova a dovere fronteggiare una lotta interiore, divisa fra l’amore innegabile per la sua famiglia e il suo lavoro. Ma dove termina l’incarico e inizia l’impulso alla violenza? Difficile, infatti, non percepire nei dialoghi calzanti della Jones la presenza di una ricerca istintiva del brivido dell’assassinio, un lato oscuro che, per quanto Josie tenti di negare e ammansire, graffia sempre il suo animo. Con sagacia, la Jones crea un fragile equilibrio, fatto di espedienti e piccole menzogne, che consente a Josie di muoversi su questi due piani della sua esistenza, almeno sino a quando la minaccia di uccidere i suoi cari non la spinge a rivolgersi a uno dei più efferati assassini della sua organizzazione, Irving Reinhardt. Una mossa disperata, che si rivelerà un’arma a doppio taglio, riaprendo capitoli oscuri della sua famiglia.

Bisogna tributare alla Jones di aver scelto un periodo storico perfetto per la sua storia. Gli anni ’60 sono un momento catartico nella società americana, tra l’affermazione come potenza nucleare e la conquista dello spazio, con l’ascesa di un innovatore come Kennedy e le piccole ipocrisie della quotidianità, con il ruolo della donna sempre in secondo piano. Come in altre opere (da Mad Men a La Fantastica Mrs Maisel), anche in Lady Killer abbiamo una donna che deve sottostare certi dettami sociali rigidi, ma che pare trovare proprio nella sua seconda, sanguinaria esistenza una rivalsa, lasciando emergere una grinta ferina che non solamente muscolare, ma umorale.  La sua determinazione nel preservare la propria doppia vita è evidente alla luce della lettura dei due archi narrativi preseti nel volume di Panini (Seattle 1962 e Cocoa Beach 1963), dove si evince come l’inevitabile confronto delle due anime di Josie non possa più essere rinviabile.

Azione, umorismo e sangue

La profondità di Lady Killer passa anche da una veste grafica che consente di apprezzare il connubio tra ricostruzione storica del periodo e l’irruenza della vita di Josie. La cura nel ricreare la società americana riesce a evitare il macchiettistico per declinare l’immaginario classico del periodo all’interno di una grammatica visiva in cui la doppia natura di Josie viene ritratta con intelligenza, che si tratti della sua dimensione domestica o della sua attività professionale. Sfruttando al meglio la verticalità delle tavole, la Jones riesce a trasformare le sue idee in una verve visiva appassionante, con una particolare attenzione alla tensione muscolare dei protagonisti nelle scene più dinamiche, non dimenticando di privilegaire l’espressione dei volti. Ovviamente, la ricostruzione delle scene dei ‘lavori’ di Josie viene resa con una curiosa commistione tra violenza splatter e ritratto di una donna adamantina.

Panini presenta Lady Killer in un volume che raccoglie i due archi narrativi della produzione della Jones. La grafica di copertina strizza l’occhio alla tradizione cinematografica degli anni ’60, con una sequenza di scene prese dalle storie unite per creare un mosaico in cui si posiziona il titolo della serie, con un font dalla spiccata personalità. Le dimensioni tipiche dei volumi deluxe di Panini (18.3 x 27.7) consentono di apprezzare al meglio l’impianto visivo delle tavole, complice una carta lucida su cui i colori di Laura Allred (Seattle 1962) e Michelle Madsen (Cocoa Beach 1963) trovano piena valorizzazione. Lady Killer – Edizione Deluxe è una lettura appassionante, ideale per arrivare preparati all’omonima serie in lavorazione per Netflix.

Voto Recensione di Lady Killer - Edizione Deluxe



Voto Finale

Il Verdetto di Tom's Hardware

Pro

  • - Storia appassionante e ben raccontata

  • - Disegni curati e dalla forte identità

  • - Ricostruzione del periodo anni '60 curata

Contro

  • - Lettura adatta a un pubblico adulto

Commento

In Lady Killer abbiamo una donna che deve sottostare certi dettami sociali rigidi, ma che pare trovare proprio nella sua seconda, sanguinaria esistenza una rivalsa, lasciando emergere una grinta ferina che non solamente muscolare, ma umorale.  La sua determinazione nel preservare la propria doppia vita è evidente alla luce della lettura dei due archi narrativi preseti nel volume di Panini (Seattle 1962 e Cocoa Beach 1963), dove si evince come l’inevitabile confronto delle due anime di Josie non possa più essere rinviabile.

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Immagine di Lady Killer - Edizione Deluxe

Lady Killer - Edizione Deluxe