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a cura di Tom's Hardware

Immaginate un artefatto alieno che appare sulla Terra all'alba dell'umanità, con l'effetto di innescare il salto evolutivo che conduce dalle scimmie agli esseri umani. Suona familiare? Ovviamente si tratta dell'idea alla base del ben più celebre classico di fantascienza 2001: Odissea nello spazio (1968); ma è anche il nucleo de L'astronave degli esseri perduti. La differenza sta nello sviluppo dell'idea.

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L'intelligenza aliena in 2001: Odissea nello spazio, dopo aver spinto avanti i nostri pelosi antenati nella scala evolutiva, non lascia alcun dubbio sul progresso dell'umanità: verso la Luna, verso le stelle e oltre. Ma nella visione atavica di Nigel Kneale le entità aliene artefici del salto in avanti erano in cerca di schiavi da sfruttare, e hanno trasmesso solo involontariamente la scossa evolutiva all'uomo, insieme ad alcuni istinti malevoli e violenti.

La sceneggiatura di Kneale offre una buona dose di shock e dà molto spazio a temi e teorie complesse. Azione e pensieri sono giudicati con raziocinio dall'attore principale Andrew Keir, da James Donald e dalla favorita della Hammer Barbara Shelley.

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Al posto della fredda e minimalista lastra nera del monolito di Kubrik, l'artefatto di Kneale è un reperto dal sapore gotico: un'astronave piena di cadaveri alieni. Al centro della sua visione non si trova uno splendente neonato cosmico, ci sono invece enormi cavallette rinsecchite. E invece di guidare l'umanità verso le vette del progresso, dall'invenzione di strumenti alla conquista dello spazio, fin dentro agli abissi della coscienza individuale e collettiva, le maligne creature di Kneale sono responsabili degli impulsi più oscuri dell'uomo.

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L'astronave degli esseri perduti, come gli altri libri e film della saga di Quatermass (e in fondo come l'intera opera di Kneale), si snoda sul tetro confine fra due generi: la fantascienza, fautrice delle potenzialità di crescita dell'uomo in un cosmo sostanzialmente ordinato (la cui fredda logica può bensì ancora distruggerci, ma senza cattiveria), e l'horror, per il quale la natura stessa dell'universo ha un fondo guasto, quando non del tutto marcio, e gli esseri umani sono condannati a vite d'ignoranza, follia, schiavitù e morte.