Le Montagne della Follia di Gou Tanabe, recensione: trapped under ice

J-Pop propone in edizione deluxe cartonata Le Montagne della Follia di Gou Tanabe, l'adattamento manga del celebre romanzo di H.P. Lovecraft.

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a cura di Domenico Bottalico

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Le Montagne della Follia di Gou Tanabe è il nuovo volume deluxe che J-Pop dedica agli ottimi adattamenti delle visionarie opere di H.P. Lovecraft da parte di Gou Tanabe che ha già firmato Il Colore Venuto dallo Spazio, L’Ombra Venuta dal Tempo, Il Mastino e altre Storie, L’Abitatore del Buio e Il Richiamo di Cthulhu (uscito anche in versione deluxe). Il mangaka si sta ricavando anche nel nostro paese una fetta sempre più grande di estimatori non solo fra i lettori abituali di manga ma anche fra gli amanti di Lovecraft e più in generale fra coloro che apprezzano il fumetto horror e gli adattamenti visto anche il rigore e la passione con cui il sensei si dedica alle sue opere.

Le Montagne della Follia di Gou Tanabe, tekeli-li!

Settembre 1930. Il professor William Dyer è a capo di una spedizione della Miskatonic University diretta al Polo Sud. Con lui ci sono altri 15 esploratori fra ingegneri, biologici e geologi: l'obbiettivo è quello di spingersi a fondo nel continente antartico alla ricerca di campioni minerali e vegetali che possano spiegare meglio l'origine della vita. Con tutte le difficoltà del caso la spedizione giunge sana e salva a destinazione e i primi ritrovamenti sembra già sancire il successo della spedizione stessa non senza qualche episodio singolare causato dalle condizioni ambientali estreme come il riflesso della montagne all'orizzonte che creano un "miraggio" di una città capovolta agli occhi degli esploratori.

L'entusiasmo aumento poi dopo il ritrovamento di uno strano fossile che attira l'attenzione del Professor Lake. Il motivo è presto detto: il fossile è databile a millenni prima della comparsa della vita sulla Terra, come è possibile che vi sia impressa una impronta? Con le condizioni meteorologiche in rapido peggioramento, Lake spinge parte della spedizione verso nord-ovest alla ricerca di altri fossili simili.

Giunta in una zona inesplorata del Polo, la spedizione di Lake compie davvero una scoperta sensazionale: una caverna che contiene diversi esseri dall'aspetto mostruoso, presumibilmente ibernati da milioni di anni e in perfetto stato di conservazione. Lake e la sua squadra li preleva, iniziando una autopsia su uno degli esemplari. La biologia è assurda: il tutto fa pensare ad una creatura anfibia capace di vivere sott'acqua ma anche di volare con appendici prensili e un cervello con cinque lobi. Che siano di natura extraterrestre pre-datando la vita sulla Terra? Entusiasta Lake comunica la scoperta al campo base rinominando quegli essere gli Antichi, come le creature descritte in uno dei libri proibiti custoditi nella biblioteca della Miskatonic.

A seguito di una devastante tempesta, le comunicazioni si interrompono. Un gruppo di soccorso raggiunge il campo di Lake. Al loro arrivo la scena è raccapricciante: gli uomini sono stati mutilati con precisione chirurgica e 6 dei 14 dei corpi degli Antichi rinvenuti sono stati sotterrati sotto dei tumuli di neve a forma di stella. La zona è devastata, l'unico a mancare all'appello è il giovane Gedney e le tracce di trascinamento puntano in direzione di una immensa catena montuosa nera. Pur contravvenendo al senso comune, Dyer e Danforth decidono di prendere uno degli aeroplani, seguire le tracce e aggirare le montagne nere.

Increduli i due scoprono un immenso altopiano in cui giacciono silenziosi i resti di una megalopoli aliena. Che Lake avesse davvero trovato traccia degli Antichi e quella fosse una città dei primi abitanti della Terra? Avventuratisi nella città, i due ignari esploratori apprendono dai raffinati bassorilievi all'interno di uno degli edifici più grandi l'arrivo degli Antichi sulla Terra, la loro evoluzione da creature acquatiche ad anfibie e le loro lotte con la progenie di Cthulhu, con i Mi-Go ed anche con gli Shoggoth quelli che inizialmente erano i loro schiavi.

Scendendo sempre più in profondità, Dyer e Danforth capiscono che gli Antichi non si sono mai estinti ma, dopo la glaciazione, si sono addormentati in un sonno profondo ora disturbato. I due comprendono velocemente quello che è davvero successo all'accampamento di Lake: gli Antichi, confusi dall'incontro con gli umani (i veri alieni dal loro punto di vista) li avrebbero attaccati per autodifesa e avrebbero poi condotto un'autopsia sui loro corpi, con lo stesso spirito scientifico della spedizione umana, per poi sotterrare i loro caduti e portare con sé Gedney e uno dei cani.

Ed effettivamente è così: i resti dei due giacciono in una camera isolata dove risuona solo un rauco lamento. Con altrettanta sorpresa i due esploratori rintracciano la fonte del lamento, è il verso di alcuni giganteschi pinguini albini e ciechi. È un presagio di un nuovo orrore perché in un'altra camera isolata ci sono altri Antichi decapitati. Lì a pochi passi da loro si è risvegliata un'altra creatura, un enorme Shoggoth il cui unico obbiettivo è tornare a dominare.

Dyer e Danforth inziano una fuga disperata nella labirintica città. La salvezza è ben poca consolazione però: Danforth ha perso il senno avendo scorto al di là dell'altopiano un'altra vasta catena montuosa nera. Che sia la regione delle leggendarie Kadath e Leng, di cui si parla nel Necronomicon? Dyer tornato alla Miskatonic conferma di voler scoraggiare una nuova spedizione in partenza per il Polo Sud affinché l'uomo non risvegli definitivamente gli orrori ancestrali che vi dimorano.

Le Montagne della Follia di Gou Tanabe, trapped under ice

Ispirato a Storia di Arthur Gordon Pym di Edgar Allan Poe, Alle Montagne della Follia è stato un romanzo sfortunato (fu scritto nel 1931 ma pubblicato, dopo molti rifiuti, solo nel 1936 e in forma rimaneggiata) e come spesso accade in questi casi fu un precursore inaugurando quel filone della narrativa d'avventure legate alle spedizioni nelle regioni polari dalle sfumature horror e fantascientifiche che troverà il suo apice in La "cosa" da un altro mondo (Who Goes There?) di John W. Campbell Jr. e che fungerà da canovaccio per il film del 1951 La cosa da un altro mondo (The Thing from Another World) e soprattutto per il suo successivo La cosa (The Thing) di John Carpenter del 1982.

Ed effettivamente la prima parte del romanzo, così come del manga che ne è un adattamento fedelissimo così come ci ha abituati il sensei Tanabe, è tutto incentrato prima sulla tensione tipica dell'avventura in senso lato e poi, in un crescendo soffocante, sull'ossessione che sfocia in orrore. La grandezza di questo romanzo coincide con il suo punto di svolta a metà racconto: la sorpresa della scoperta degli Antichi, la sua genuina curiosità scientifica, cozza contro la raccapricciante scoperta del chirurgico massacro della spedizione di Lake che verrà "normalizzato" solo dopo molte pagine e con una rivelazione altrettanto brutale.

Nella prima parte del suo adattamento Gou Tanabe predilige un tratto chiaro e pulitissimo con particolare attenzione ai dettagli (non solo anatomici ma anche "tecnici" basti vedere gli equipaggiamenti della spedizione) in cui si bilancia molto bene l'uso delle mezze tinte con quello parsimonioso del nero. Il motivo è lapalissiano: quando Dyer e Danforth si trovano dinnanzi le gigantesche montagne di ardesia e iniziano l'esplorazione della città il tratteggio inizia a farsi sempre più complesso e il nero inizia a prendere inesorabilmente il sopravvento. Cambiano anche la costruzione della tavola e le inquadrature: la costruzione ordinata, fatta di riquadri spesso lunghi e orizzontali, e le inquadrature ravvicinate cedono il posto ad una verticalità soverchiante ed in anatomie melliflue ed informi in cui a risultare alieni sono proprio i due umani.

Il lavoro del sensei Tanabe è in questo simile nell'approccio, seppur diametralmente diverso nella realizzazione, a quello di Alberto Breccia. Se il disegnatore argentino utilizzava il nero come una macchina che si espandeva in modo perverso per dare forma agli incubi di Lovecraft, il mangaka invece utilizza il rigore geometrico prima e un certo gusto per il body horror poi (entrambi fra i segni distintivi di un certo fumetto nipponico) per dare forma e "razionalizzare" quella che è di fatto la più complessa e sistematica cosmogonia lovecraftiana.

L'autore compie in questo senso un lavoro magistrale perché riesce benissimo a trasmettere il sentimento dei due esploratori che, da bravi scienziati sono entusiasti di aver scoperto una forma di vita che precede l'uomo, salvo poi cedere il passo all'orrore e l'angoscia di scoprire che l'uomo non è a capo della catena evolutiva ma al contrario spettatore, e in taluni casi vittima fisica oltre che psicologica, di una guerra combattuta per millenni fra entità provenienti dallo spazio più profondo.

Le Montagne della Follia di Gou Tanabe è sicuramente fra gli adattamenti migliori delle opere di H.P. Lovecraft perché il mangaka sfrutta in maniera decisiva la innata "povertà" del medium fumetto, nello specifico la mancanza di suono, per creare un'opera opprimente e tesissima dalla fortissima atmosfera in cui convivono con armonia le ispirazioni originali dell'autore di Providence (il cosmicismo, il nichilismo e la semplice paura del freddo come vuole una delle tante leggende metropolitane su di lui) con le esigenze del fumetto di genere in una lettura coinvolgente ed appagante.

Il volume

La versione deluxe de Le Montagne della Follia di Gou Tanabe è un volume cartonato di grande formato (16.7×24 cm) con copertina in finta belle bianca e scritte nere in rilievo. Una scelta cromatica che apparentemente può spiazzare ma che risulta azzeccata se si pensa all'ambientazione del racconto. Da segnalare anche la presenza di una cordino segnalibro (inserito nella rilegatura a filo). Dal punto di vista carto-tecnico, il volume è quindi ineccepibile: la rilegatura e la rifilatura delle pagine permettono una lettura agevole, la qualità della stampa è ottima a fronte di una carta spessa e porosa e bianca in cui risalta il tratteggio preciso del sensei.

Il volume presenta una breve introduzione impreziosita da alcune pagine a colori (presenti anche in apertura di uno dei capitoli finali), una breve nota a fine volume sul Necronomicon (a vantaggio soprattutto di chi conosce poco il corpus di Lovecraft) e le immancabili bio degli autori. Da segnalare anche l'ottimo adattamento e l'ottima traduzione italiani. In definitiva pur trattandosi di un volume dal costo importante soprattutto se rapportato alla media dei manga (€ 30) il volume non solo è una eccellente lettura sia per gli amanti di Lovecraft che per i neofiti, ma è inequivocabilmente anche un ottimo "oggetto" dalla pregevole fattura da esporre in libreria magari proprio accanto ad una raccolta (in prosa) di H.P. Lovecraft.