Immagine di Le Vacanze di Donald: la tradizione disneyana secondo Brrémaud e Bertolucci, recensione
Cultura Pop

Le Vacanze di Donald: la tradizione disneyana secondo Brrémaud e Bertolucci, recensione

Le vacanze di Donald: la tradizione disneyana dell'animazione secondo Frédéric Brrémaud e Federico Bertolucci.

Avatar di Manuel Enrico

a cura di Manuel Enrico

La tradizione disneyana ci ha abituato a identificare i personaggi di questo colorato mondo rivedendo in loro alcune delle nostre caratteristiche quotidiane. Moderna Esopo, la Disney ha spesso utilizzato Topolino, Pippo o Paperino come tramite per rivestire questi personaggi antropomorfi delle nostre umane doti, dai pregi più nobili ai difetti più irritanti, mitigando il tutto in una narrazione che non fosse solamente divertente e scanzonata, ma che assumesse i toni di una metafora emotiva veicolata tramite una gestualità sempre riconoscibile, identificativa. Un tratto tipico del mondo disneyano che affidato a un duo artistico come quello composto da Frédéric Brrémaud e Federico Bertolucci ha assunto la forma de Le vacanze di Donald , volume edito da Panini che vede come protagonista il più irascibile dei paperi disneyani.

Basta sfogliare rapidamente il volume per ritrovare una delle caratteristiche che hanno reso celebre il duo Brrémaud-Bertolucci: l’assenza di parlato. Da sempre, il fumetto vede come componente essenziale della sua natura la presenza di dialoghi, che aiutano il lettore a entrare in sintonia con la storia.  Tipica della produzione di Brrémaud e Bertolucci è una costruzione narrativa in cui il parlato abbia pochissimo risalto, come visto in Brindille, o sia del tutto assente, seguendo un concept che ha visto nella serie di volumi Love una degna rappresentazione. Una scelta autoriale coraggiosa e ispirata, che spinge quindi gli artisti a concentrarsi con particolare attenzione su una costruzione di trama e conseguente racconto emotivo, in cui la componente visiva deve farsi anche tramite dei suoni, che sono privi di una rappresentazione onomatopeica. Le Vacanze di Donald, in pratica, è un graphic novel muto, ma questa definizione sarebbe ingiusta perché la storia realizzata dai due artisti è, al contrario, ricca di vitalità e vivacità.

Le vacanze di Donald: Paperino alla conquista della foresta!

La cifra per comprendere l’ingannevole silenzio di questo volume ci viene data da Federico Bertolucci, che nei ricchi extra di questo volume, lascia intendere come ci sia approcciati alla storia:

“Un sonno disturbato è la prima delle tanti situazioni stressanti alle quali abbiamo sottoposto il nostro povero protagonista durante tutta la durata della storia…Lo so, siamo stati un po’ cattivi, ma è così divertente farlo arrabbiare”

Parole che indicano la radice stessa della potenza di questa divertente storia. Paperino, che si tratti di fumetti o di cartoni animati, resta uno dei personaggi più chiassosi di casa Disney. Le sue leggendarie sfuriate per i piccoli inconvenienti ci divertono perché rispecchiano i nostri momenti di quotidiana rabbia, ma sono rese ancora più iconiche dalla sua nota voce gracchiante e difficilmente comprensibile. Pensare di privare di quest’ultimo tratto il papero vuol dire puntare l’attenzione del lettore sulla mimica e la comunicazione corporea di Paperino, elemento che all’interno di un graphic novel è la chiave essenziale per trasmettere tutta la solidità di una storia avvincente.

Quasi in un contrappasso narrativo, gran parte della trama di Le vacanze di Donald si focalizza sull’elemento visivamente assente: il suono. Dopo una notte agitate in cui Paperino non riesce a prendere sonno a causa di tanti rumori urbani, il papero decide di partire alla volta del bosco, dove spera di poter trovare un rifugio tranquillo in cui godersi il meritato riposo. Incipit abbastanza tradizionale, sfruttando numerose volte anche nell’animazione disneyana, a cui si sono rivolti gli attori nel coinvolgere personaggi nati in quel contesto, come l’orso Onofrio o lo scoppiettante duo Cip e Ciop, per creare una storia che si appellasse all’affetto dei lettori nei confronti dell’irascibile protagonista.

Rimani aggiornato su tutte le nostre news ed articoli. Iscriviti al canale Telegram di CulturaPOP

Brrémaud imbastisce una storia che, come detto, vede proprio nel rumore, nel fastidio percepito da Paperino, la sua essenza. In linea con la rumorosità del papero, questo graphic novel muto sembra volere chiedere a Bertolucci una vera e propria prova autoriale: disegnare il rumore. Sfida che il disegnatore affronta creando di una bellezza disarmante, che tramite una crasi tra la consuetudine disneyana e un gusto moderno influenzato dalla scuola francese, ricreano un ambiente naturale affascinante e sprizzante vitalità.

Piccoli passaggi, come un fiore che sboccia o una farfalla che abbandona il suo bozzolo, sono ritratti con una cura encomiabile, invitandoci in un mondo brulicante di vita e di cui riusciamo a percepire i tipici suoni. La bravura di Bertolucci è tale che la sua perfetta riproduzione di questi elementi narrativi echeggia con la nostra memoria, scatenando quasi subliminalmente i suoni del bosco. O dei tipici momenti divertenti dell’animazione disneyana, quando entrano in scene le tipiche scene di disavventure di Paperino alle prese con la natura. Una cura quasi maniacale che si estende anche alla colorazione, capace di passare dai toni freddi della città, che viene raffigurata con una precisa identità cromatica, alle tonalità luminose e lussureggianti della foresta.

La tradizione disneyana dell'animazione deiventa fumetto

Merito della perfetta riproduzione da parte di Bertolucci della mimica facciale e dell’espressività non verbale di Paperino. Bertolucci fa propria la personalità complessa del papero, facile alla rabbia ma con un cuore estremamente buono, dando vita a siparietti che ne colgono in pieno l’essenza, sotto ogni aspetto. Dai divertenti momenti in cui si infrange la quarta parte con sguardi direttamente rivolti al lettore, quasi a cercare un supporto morale che diviene divertita risata, alle situazioni più irruente e dinamiche con cui Paperino domina la scena con la sua consueta rapida furia, Bertolucci porta su carta tutta la passione e la veridicità di uno dei personaggi più amati del parterre Disneyano.

Le vacanze di Donald è un’opera che, alla base, mostra un profondo amore per Paperino, con una particolare affezione all’animazione disneyana degli anni ’50 e ’60, periodo in cui il papero veniva spesso messo al centro di situazioni di esasperante divertimento, anni in cui si consolidò proprio quel sodalizio comico tra Paperino e Cip e Ciop, nato nel ’47 con il corto animato Cip e Ciop (Chip an’ Dale), divenuto poi una tradizione dell’animazione Disney in corti come Colazione per tre (Three for Breakfast, 1948), Provviste per l’inverno (Winter Storage, 1949) o Tutto in un guscio di noce (All in a Nutshell, 1949). Il volume Panini rende pieno onore all’opera di Brrémaud e Bertolucci, perfetti interpreti moderni di questa tradizione, offrendo ai lettori anche una ricca serie di extra che mostrano la ricerca di Bertolucci della perfezione nel ritrarre al meglio uno dei volti più amati dell’universo disneyano.

Voto Recensione di Le vacanze di Donald



Voto Finale

Il Verdetto di Tom's Hardware

Pro

  • - Storia rispettosa della tradizione disneyana

  • - Brrémaud e Bertolucci si conferma una coppia artistica spettacolare

  • - Tavole affascinanti ed espressive

  • - Edizione di Panini curata

Contro

  • - Non pervenuti

Commento

Le vacanze di Donald è un’opera che, alla base, mostra un profondo amore per Paperino, con una particolare affezione all’animazione disneyana degli anni ’50 e ’60, periodo in cui il papero veniva spesso messo al centro di situazioni di esasperante divertimento, anni in cui si consolidò proprio quel sodalizio comico tra Paperino e Cip e Ciop

Informazioni sul prodotto

Immagine di Le vacanze di Donald