Legion S01, la mente (mutante) che cancella

La miniserie sul mutante mentalmente instabile appena conclusasi si è rivelata una graditissima sorpresa, fra sperimentazioni visive e di sceneggiatura.

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a cura di Andrea Balena

Gli appassionati Marvel conoscono bene la strana e complicata situazione dei diritti di immagine dei loro eroi preferiti: agli inizi degli anni Duemila la Casa delle Idee cedette lo sfruttamento televisivo e cinematografico di molti personaggi, portando alla creazione dei primi cinecomics. La Fox ancora oggi detiene i diritti degli X-Men, sfruttati con una saga di blockbuster dedicati, e addirittura della parola mutante.

Recenti accordi fra le due case hanno permesso la nascita di Legion, una miniserie televisiva creata con la supervisione dalla Marvel per rilanciare il brand dei mutanti in TV. Dopo le ottime prime impressioni del pilot, nelle sue otto puntate la serie è riuscita a colpire gli spettatori per vari motivi, tra cui la varietà stilistica e il design accattivante. Per tutto questo dobbiamo ringraziare Noah Hawley, già dietro la serie TV Fargo.

dan stevens rachel keller david haller syd barrett legion

Oltre a ricoprire il ruolo di showrunner e regista del primo episodio, Hawley ha scritto le sceneggiature di tutte le puntate, infarcendole con la sua particolare cifra stilistica. Il risultato finale è una serie che non ha nulla in comune con i soliti racconti supereroistici, ma risulta piuttosto un ingarbugliato racconto di formazione sotto effetto di acidi. Acidi veramente pesanti.

David (Dan Stevens) è entrato a far parte e si è integrato nella realtà di Summerland, un rifugio per mutanti simile alla scuola di Xavier ma con ambientazione anni '70. Grazie all'aiuto della direttrice Melanie, il protagonista può curare la propria mente dilaniata da una misteriosa malattia e comincia ad usare pienamente i suoi immensi poteri. L'impresa si rivela più ardua del previsto, perché lo stesso David erge potentissime barriere mentali attorno ai ricordi della sua infanzia, e la presenza di un misterioso parassita - che si manifesta con sembianze sempre diverse - non fa che peggiorare la già delicata situazione.

Il protagonista, o meglio la mente del protagonista, è il centro nevralgico della serie. Come avevamo predetto, l'intero comparto registico è costruito su quest'idea e si traduce in puntate dense di avvenimenti e sofisticate riprese in diretta dal subconscio dello squinternato eroe. Lo stile del montaggio qui si fa alternato e spesso senza un filo conduttore, con intere sequenze sperimentali e citazionistiche: la migliore è quella che omaggia il cinema muto, roba da far invidia anche al famosissimo Inception.

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Un altro dettaglio interessante è offerto dalle scene d'azione: per sottolineare quei momenti e aumentarne il ritmo, sullo schermo compaiono due bande nere, che donano al prodotto un look più cinematografico.

Il grande merito di Legion risiede nella sua atipicità per il genere: non è la classica storia di un uomo che sconfigge il male e salva il mondo, ma il racconto di un eroe che ha bisogno di essere salvato dai suoi demoni interiori. Ad aiutarlo in questo cammino di scoperta e guarigione saranno i comprimari, tutti ottimamente caratterizzati: dalla avvenente Syd Barrett (sì, si chiama proprio così) alla relazione non convenzionale che crea col protagonista, all'interessante duo Cary/Kerry, due individui che condividono lo stesso corpo. Da segnalare, senza fare spoiler, il personaggio di Lenny interpretato dall'esuberante Aubrey Plaza, in assoluto il personaggio più folle e ricco di sorprese per lo show.

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Nonostante lo sviluppo non convenzionale, la stagione si chiude in maniera abbastanza classica per il genere di appartenenza, ma il finale pone basi interessanti per la già annunciata seconda stagione. Possiamo tranquillamente considerarla come una delle più intriganti sorprese telefilmiche del 2017. Per recuperarla potete affidarvi al canale Fox di Sky e al suo servizio On Demand.