L'impero del vampiro, la recensione del primo libro della saga di Jay Kristoff

Dopo il grande successo de le Cronache di Nevernight, lo scrittore australiano Jay Kristoff arriva in Italia con il fantasy L'impero del vampiro.

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a cura di Giovanni Arestia

Dopo il grande successo de le Cronache di Nevernight, lo scrittore australiano Jay Kristoff arriva in Italia con una nuova serie fantasy rivolta soprattutto a un pubblico adulto per le tematiche più esplicite e crude. L'impero del vampiro è il primo grosso volume (più di 700 pagine tradotte da Gabriele Giorgi) della serie Empire of the Vampire che arriva in Italia grazie a Mondadori per la linea Oscar Fantastica.

La storia ruota attorno a un mondo oscuro popolato dai vampiri, alcune tra le creature notturne più antiche, affascinanti e tenebrose della storia della letteratura mondiale. L'opera attinge a piene mani dai grandi classici del genere e, soprattutto nella prima metà del libro, potrebbe essere palese la poca originalità, ma proseguendo nella lettura la realtà che si presenta al lettore è contraddistinta da un'elevata creatività e cura. Scopriamone di più insieme con questa recensione, ovviamente, priva di spoiler.

L'impero del vampiro: il racconto dalla testa di Gabriel

La storia è ambientata ventisette anni dopo l'ultima alba. Per quasi trent'anni i vampiri hanno compiuto una guerra contro l'umanità costruendo il loro impero eterno con l'unico scopo di demolire il nostro. Dopo tutto questo tempo, sono rimaste solo minuscoli scorci di luce in un grande oceano di oscurità. Tra questi spicca Gabriel de León, un essere metà uomo, metà mostro e ultimo dei Santi d'Argento (confratello nonché una delle migliori spade del sacro Ordine d'argento, dedito a difendere il regno dalle creature della notte) è l'unica speranza tra il mondo e la fine eterna. Ostacolato e imprigionato dagli stessi mostri che ha promesso di distruggere, si trova obbligato a raccontare la sua storia. Quest'ultima è fatta di battaglie leggendarie e un segreto amore proibito, di fede perduta e amicizie ritrovate, della guerra del Re Sempiterno e della ricerca dell'ultima speranza rimasta all'umanità: il Sacro Graal.

In questa sorta di "racconto del racconto" è presente un ampio gruppo di personaggi incredibilmente eterogeneo sia a livello socio-culturale che per quanto riguarda i vari elementi caratteriali dei singoli individui. Ogni vampiro, infatti, mette in mostra qualità, debolezze e caratteristiche peculiari inerenti alla famiglia di appartenenza: vi sono aristocratici arroganti e aggressivi, audaci borghesi e inarrestabili popolani. Questa grande diversificazione, unita all'ottima caratterizzazione, permette loro di essere ben distinguibili all'interno della storia principale senza il rischio di confondere il lettore nel corso della lunga e tutt'altro che leggera lettura.

La struttura metanarrativa è il punto di forza, ma anche di debolezza de L'impero del vampiro. Il motivo è presto detto: le vicende vengono raccontate dal povero protagonista sotto forma di ricordi più o meno vividi. Pagina dopo pagina si ripercorrono tutti gli eventi che lo hanno portato alla delicata situazione attuale e pertanto il romanzo si apre al presente e via via vengono raccontati i più importanti eventi del passato. Ricordiamo, infatti, che Gabriel viene letteralmente obbligato a narrare la sua storia, quindi questa per ovvi motivi occuperà piano piano l'intera narrazione, tuttavia finisce per mettere in secondo piano quello che inizialmente sembrava essere l'intreccio di trama principale. Il problema più grosso di questa decisione è che, ad un tratto, l'autore decide di introdurre un altro filone narrativo con la presentazione della vita del narratore (Gabriel) secondo ben due differenti linee temporali che proseguono parallele in contemporanea.

Le tre vite di Gabriel

Si capisce subito che L'impero del vampiro non è un racconto lineare, poiché la storia di Gabriel salta dal presente, agli anni adolescenziali passando dai giorni dopo essere diventato un decantato spadaccino dotato di una grande dose di nichilismo e cinismo. Nella sua giovinezza, Gabriel era un adolescente caparbio e testardo i cui atti eroici spesso, ma non sempre, contrastavano il suo disprezzo per le regole.

Cercava solo di diventare un eroe e diventare lo spadaccino più abile al mondo, al contrario del Gabriel più anziano che è un uomo più concentrato e determinato, ma pieno di rabbia tanto da ritrovarsi in una missione che si spera possa portare alla fine della regola dei vampiri e a un rasserenamento del mondo. Questa ricerca coinvolge il Santo Graal con il protagonista che mette in discussione la sua stessa fede. L'alternanza di questi tre periodi storici e i relativi sviluppi è sempre introdotta in modo abbastanza chiaro ed è alquanto comprensibile il periodo di ambientazione, tuttavia trattandosi di un romanzo molto grande con una storia densamente ricca di dettagli diventa complicato riuscire a mantenere sempre una lucidità per tutti gli avvenimenti.

Mentre viene esplorato il viaggio di Gabriel con la sua fede, diventa chiaro che è un uomo spinto al limite. Riflette sulle battaglie vinte e sui sacrifici fatti, sui nemici potenti e sull'amore proibito allettante e sulle situazioni in cui non esiste una giusta via da seguire. A poco a poco, l'erosione della fede di Gabriele diventa evidente. Ma l'autore fa un ulteriore passo avanti, e invece di includere solo il punto di vista della distruzione della fede, apre invece la conversazione sulla natura complessa della stessa e su come può apparire a persone differenti. Tutto ciò porta a una dinamicità che obbliga il lettore a non essere sempre in perfetta sintonia con gli eventi perché in breve tempo viene catapultato tra due narrazioni suddivise in tre periodi storici differenti.

Il linguaggio e la componente editoriale

Ciò che fortunatamente rende accattivante l'opera alleggerendo la lettura è il linguaggio utilizzato da Kristoff. Questo è diretto, semplice, non aulico e ricco di descrizioni anche ampie e cruente. Si allontana fortemente dallo stile pomposo e onirico delle classiche storie di ambientazione fantasy e la tendenza verso la violenza anche esplicita certamente rende la lettura meno complessa, anche se potrebbe impressionare i lettori più suscettibili. A tutto ciò, comunque, viene inserito anche un tono di speranza che impedisce al romanzo di diventare troppo cupo. Attraverso un'abbondante dose di umorismo, sarcasmo e scherno tra i personaggi, L'impero del vampiro diventa divertente nella sua crudeltà, regalando numerosi momenti memorabili.

Un altro aspetto di questo libro che è impossibile ignorare sono le sue dimensioni. Nel mezzo sono presenti delle bellissime illustrazioni di Bon Orthwick, ma sono alquanto sporadiche (36 sul gran numero di pagine totali) quindi il vero punto di forza della componente editoriale è la grande cura posta da Mondadori. La casa editrice italiana è riuscita a confezionare un romanzo di elevato pregio con copertina rigida decorata con elementi lucidi neri e impreziosita da una sovraccopertina in stile gothic-retrò a sua volta arricchita da inserti lucidi di colore rosso. Una volta aperto, sia nelle prime pagine che nelle ultime, sono presenti due bellissime mappe a colori, una che rappresenta l'Impero di Elidaen e l'altra che mostra il viaggio compiuto da Gabriel. Inutile dire che la vera chicca visiva sono le pagine che presentano una colorazione esterna porpora che dona all'opera uno stile unico e ineguagliabile.

Conclusioni

In poche parole, L'impero del vampiro è una bella bestia costruita in modo davvero impressionante. È ricca di tradizioni del genere, ma anche elementi originali e innovativi. Sono presenti numerosi dettagli e colpi di scena inseriti per non far annoiare mai il lettore. Una struttura narrativa più lineare e meno arzigogolata avrebbe reso la lunghissima lettura meno complessa, ma l'ottima caratterizzazione dei personaggi e il linguaggio tutt'altro che aulico consentono di addentrarsi nell'oscuro mondo di Gabriel con il giusto equilibrio.