L'Indice della Paura: la recensione dell'adrenalinica serie

Il nuovo financial thriller di Sky è arrivato: L'Indice della Paura, una serie ad alta tensione di cui vi parliamo nella nostra recensione.

Avatar di Rossana Barbagallo

a cura di Rossana Barbagallo

Nel mondo dei thriller, entra in campo la nuova miniserie Sky Original in quattro episodi L’Indice della Paura con protagonista Josh Hartnett, on demand su Sky e in streaming su NOW dal 18 febbraio. Un financial thriller tratto dall’omonimo best seller di Robert Harris pubblicato nel 2011; una serie TV al cardiopalma che manda in corto circuito la percezione della realtà, tra follia e paura, enormi quantità di denaro, nuove tecnologie e deliri paranoidi. Dietro la regia di David Caffrey (The Alienist, Peaky Blinders), L’Indice della Paura rivela di possedere diversi buoni motivi per essere guardata: vi raccontiamo qui quali sono.

L’Indice della Paura, soldi e terrore

In una sontuosa dimora di Ginevra con tanto di piscina e campo da tennis, vive il dottor Alex Hoffman (Josh Hartnett), un americano che si è fatto un nome lavorando in passato al CERN, per poi sfruttare le sue doti da genio informatico per diventare presidente di una società finanziaria sua. Questa, viene gestita insieme al migliore amico e socio Hugo Quarry (Arsher Ali), con il quale Alex sta lavorando per concludere l’affare del secolo. L’ex scienziato del CERN ha infatti sviluppato un algoritmo chiamato VIXAL-4 basato sull’indice vix: esso è in grado di elaborare in brevissimo tempo i dati provenienti dai mercati finanziari sfruttandone i timori per garantire ingenti ritorni economici. Una speculazione fatta sulla base del cosiddetto “indice della paura”. Alex e Hugo stanno dunque per convincere i ricchi investitori interessati nel progetto a mettere sul piatto il proprio denaro, per guadagnare con VIXAL-4 quantità di denaro talmente grandi da essere quasi imbarazzanti.

Alla vigilia di quello che potrebbe essere l’accordo della vita, Alex non sa che sta per vivere le 24 ore più terrificanti della sua esistenza. Qualcuno, in anonimato, gli ha dapprima recapitato un volume d’epoca che il magnate desiderava da sempre, L'Espressione delle Emozioni nell'Uomo e negli Animali di Charles Darwin. Poi, nel cuore della notte, una figura grottesca si è introdotta in casa sua disattivando senza problemi il sofisticato sistema di allarme e lasciando Alex con una brutta botta in testa. Mentre la moglie Gabrielle (Leila Farzad) teme per la salute mentale del marito e il detective Leclerc (Grégory Montel) indaga per scoprire chi è realmente Alex Hoffman, quest’ultimo precipiterà suo malgrado in un’escalation di eventi spaventosi, tra paranoie e presunte cospirazioni, follia e ricordi dolorosi, ora dubitando delle proprie facoltà mentali, ora cercando a tutti i costi chi sta cercando di incastrarlo.

Una tachicardia lunga 4 episodi

Tra i thriller più conosciuti a livello cinematografico, si contano pochi titoli di quelli che possono rientrare nell’ambito “finanziario”, complici probabilmente i linguaggi del mondo economico, sicuramente non sempre alla portata di tutti. Talvolta si potrebbe essere addirittura scoraggiati a priori dall’approcciarsi a determinati contenuti, tuttavia la nuova miniserie di Sky L’Indice della Paura è un financial thriller che, se da un lato si fonda su argomenti riguardanti il trading, dall’altro non fa sentire eccessivamente il peso di meccaniche che potrebbero risultare ostiche per alcuni. Questo, a nostro parere, è uno dei primi buoni motivi per cui guardare L’Indice della Paura, miniserie che si sviluppa più nel segno della tensione e della paura, che di misteriose affettazioni. Insomma, anche chi non mastica trading e finanza può capire esattamente cosa sta accadendo, ma soprattutto farsi coinvolgere dagli eventi.

L’Indice della Paura è un susseguirsi di suspense e rivelazioni sconvolgenti che mette a dura prova i nervi dello spettatore – siamo sicuri, anche quelli più saldi. Il ritmo è incalzante e concitato, sono veramente pochi i momenti in cui è possibile tirare il fiato e ogni episodio è sempre una promessa di eccessi d’adrenalina, provocati dalle situazioni in cui si trova il protagonista, Alex Hoffman. Le vicende che lo vedono coinvolto ci portano di continuo sull’orlo del precipizio oltre il quale si trova la follia, salvo poi tirarci nuovamente indietro per la manica così da far sorgere in noi il dubbio che forse, in realtà, il suo disturbo mentale non è poi così fondato solo sulla paranoia. Questo persistente tira e molla tra la mente in frantumi di Hoffman e quella che potrebbe essere una cospirazione ai suoi danni, avvolge la trama di un oscuro mistero di cui sembra non si riesca a trovare il reale colpevole e un costante clima di follia, che disturba la percezione della realtà. È Hoffman ad aver perso il treno della ragione o c’è qualcuno dietro che sta facendo in modo di farlo credere a lui e a tutti noi?

Una grossa parte del merito va qui a Josh Hartnett, che dimostra di essere calato così bene nella parte da risultare sempre convincente. Le sue angosce, i suoi peggiori timori, gli sconcertanti dubbi e le sinistre risposte cui approda, tutto diventa nostro grazie alla sua performance, in grado di comunicare un’acuta e perenne tensione. In Hoffman vi è costantemente la paura tangibile di essere il reale, subdolo e totalmente pazzo burattinaio che tira i fili della trama e Hartnett riesce a far trasparire tale paura con grande trasporto. Josh Hartnett è un protagonista coi fiocchi, ponendo anche un po’ in ombra il resto del cast, ma facendoci vivere le sue spaventose 24 ore “dall’interno”, a bordo di un carrello sopra le montagne russe dell’angoscia e della paura.

Uomo e tecnologia

Se da una parte i principi base de L’Indice della Paura sembrano essere la follia e la paura stessa, d’altro canto il presupposto da cui parte questa miniserie fin dai primi momenti è quello tecnologico. Alex Hoffman è un genio dell’informatica che ha saputo sfruttare la tecnologia per diventare un ricco magnate; la sua lussuosa abitazione è protetta da un sofisticato e super tecnologico sistema d’allarme; tutto il suo lavoro si fonda su un algoritmo, un’intelligenza artificiale, un prodotto della tecnologia che opera guadagnando quantità esorbitanti di denaro. L’Indice della Paura è insomma uno specchio che mostra come funziona oggi il mondo: attraverso codici binari, connessioni di reti, algoritmi, ma non solo. È la relazione tra l’uomo e questi mezzi tecnologici, la comunicazione tra l’intelligenza umana e quella artificiale, il rapporto di co-dipendenza che oggi abbiamo instaurato con i server nascosti in tutto il mondo, a muovere questa serie che non manca di spunti riflessivi.

Questo prodotto Sky Original che nasce e si sviluppa come un financial thriller sembra allora voler rasentare, quasi toccare con la punta delle dita, i pericoli del transumanesimo ed è molto interessante seguirne l’adrenalinica evoluzione, come il racconto di un sistema che sembra essere destinato all’entropia. In questa serie diretta da David Caffrey troviamo in questo caso alcuni passaggi espressi in maniera forse troppo semplicistica e la contrapposizione tra uomo e tecnologia è radicale e sembra non ammettere repliche.

Anche alcune sequenze danno l’impressione di essere state girate con una punta di superficialità e un eccesso di ingenuità (soprattutto quelle riguardanti gli interventi della polizia, che sembra essere talvolta abbastanza inutile). È interessante in questo caso la figura del detective Leclerc, timido e impacciato, in netta contrapposizione con l’immagine tipica che la cinematografia fornisce degli investigatori; eppure, nonostante ci si aspetti quantomeno una qualche sorta di epifania per lui, sembra essere presente solo per distribuire perle di saggezza ai protagonisti. Si perdonano queste mancanze, frutto probabilmente di scelte fatte nell’economia di una serie al cardiopalma che va con l’acceleratore (anche per condensare i fatti in soli quattro episodi, seppur di lunga durata) e fa della tensione la sua arma vincente. Consigliata, ma attenzione alle unghie perché si rischia di rosicchiarle tutte.