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a cura di Stefano Paparozzi

retrocult

Nota del curatore. La invención de Morel è un libro particolarmente rilevante per tutta la narrativa Fantastica. Da una parte perché è un perfetto esempio di come il Fantastico sia un'azione che mette in discussione il concetto stesso di realtà. E dall'altra perché Bioy Casares fa parte di quel trio rioplatense che ha - di fatto - ridefinito l'idea stessa di letteratura fantastica.

Insieme a Julio Cortazar e Jorge Luis Borges, infatti, Bioy Casares ha creato testi che hanno obbligato il mondo a cambiare punto di vista. E se è vero che il più famoso tra questi testi non arriva nemmeno dalla stessa area geografica (è il capolavoro Cent'anni di solitudine di Gabriel Garcia Marquez, 1967), è vero anche che Borges è l'autore più importante. Anzi, parlando di letteratura non è fuori luogo affermare che Borges è il XX secolo. Non si può, in effetti, parlare del Fantastico senza conoscere Borges.

Mettere in discussione il concetto di realtà, dicevamo. Il romanzo di cui ci parla Stefano Paparozzi oggi si concentra sull'esistenza stessa di noi esseri umani. Esistiamo solo fino alla morte o finché qualcuno si ricorda di noi? Il ricordo è una versione della realtà? E il sogno? Una proiezione, un'immagine, se è abbastanza realistica può diventare parte della realtà stessa? È davvero ammirevole il modo in cui il "trio rioplatense" - ma molti autori ispanoamericani dell'epoca - riuscivano a condensare così tante cose in così poche pagine. Un pregio che, spero, ritroverete anche nell'articolo di questa settimana.

Prima di lasciarvi mi concedo una piccola nota promozionale. Stefano è anche uno scrittore e ha appena pubblicato un nuovo romanzo. Si intitola Madre Nostra ed è edito da Zona 42.  

Valerio Porcu

Incipit

Un uomo senza nome fugge da un carcere su un'isola e giunge stremato sulla spiaggia di un'altra isola. L'anonimo naufrago la esplora frastornato alla ricerca di un cenno di vita: non sembra essercene, e con lui girovaghiamo sperduti, silenziosi e solitari fra le rocce e le rade piante, e nelle soprattutto nelle misteriose strutture abbandonate. Poi, all'improvviso, una musica: alzando gli occhi, sopra la scogliera il nostro protagonista ha l'inverosimile visione di un affiatato gruppo di danzatori di valzer. Chi sono? Dove abitano? Cosa stanno facendo lì, lontani dalla civiltà? Non resta che arrampicarsi e tentare di scoprirlo. Comincia così il film L'Invenzione di Morel, diretto da Emidio Greco (Notizie degli Scavi e l'Uomo Privato, tra gli altri, )nel 1974 e tratto dall'omonimo romanzo dello scrittore argentino Adolfo Bioy Casares.