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a cura di Tom's Hardware

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Ma ecco che, appena il protagonista incontra di nuovo l'umanità (e in un certo modo si riunisce al consorzio civile), immediatamente viene a contatto con quello che è quasi un effetto collaterale della socialità: l'amore.

Non è un incontro casuale (come potrebbe mai esserlo, d'altra parte? NdC), tra due persone fra tante che incrociano le proprie vite. È l'incontro fra due anime solitarie: lui arenatosi su una spiaggia ignota, abbandonato a se stesso e sopraffatto da dubbi e paure; lei che ha scelto di isolarsi da una festa, un evento conviviale. Qui troviamo uno dei colpi messi a segno prima da Bioy Caseres e poi Greco: l'assurda apparizione della festa è un elemento di estraneità, ma sebbene lei ne faccia parte - è comparsa dal nulla insieme agli altri invitati - riesce a esserne estranea a sua volta.

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È quasi come se anche Faustine, questo il suo nome, fosse anche lei una naufraga come e quanto il protagonista. Alla deriva nella sua (in)esistenza, alla disperata ricerca di un appiglio che non è una zattera, non è un aiuto, non è una spiegazione all'incredibile.

I nostri due personaggi possono sembrarci simili per certi versi, ma sono in realtà due anime infinitamente diverse e infinitamente distanti. Siamo testimoni di un confronto delicato, mai uno scontro, e vediamo come nessuno dei due possa mai avere ciò che desidera. Uno dei due, tuttavia, si illude che sia possibile.