Memoria: siamo ciò che ricordiamo? (con qualche spoiler)

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a cura di Tom's Hardware

invenzione di morel locandina originale[1]

Da qui in avanti dovremo rivelare qualcosa in più del film, perché è necessario al discorso che vogliamo affrontare. Se siete di quelli allergici agli spoiler dovreste fermarvi qui. Come ogni opera degna di nota, e di questa rubrica, L'invenzione di Morel ha una forza che non dipende dai colpi di scena. Detto questo, andiamo avanti.

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Scopriamo così cos'è quell'invenzione che dà il titolo al film e al romanzo. Il congegno di Morel non è altro che un riproduttore di immagini: dal proiettore cinematografico al televisore, Bioy Casares immagina un oggetto in cui molti di noi potrebbero vedere il ponte ologrammi di Star Trek o almeno una sua versione. Gli uomini e le donne della festa sono dunque proiezioni, ricordi, finzioni ... anzi, Finzioni per citare un'altra grande opera ben nota al Bioy Casares.

Si ripropone dunque l'annosa questione dell'Opera d'arte (e non solo) nell'epoca della sua riproducibilità tecnica: cosa rimane dell'umano quando lo si può riprodurre completamente? Questione non da poco, esplorata anche in molti altri ambiti. Il tema più comune è certamente quello dell'Androide, che ritroviamo nel citato Star Trek (Data in particolare), in Blade Runner e poi Blade Runner 2049, nei racconti di Asimov e William Gibson - che tra i primi elimina il corpo dall'equazione. Guardiamo anche al mitico Metropolis, di cui ha scritto Marco Violi per Retrocult. La lista potrebbe continuare molto a lungo.

La riproduzione di cui ci occupiamo oggi in ogni caso è limitata. È una registrazione riprodotta all'infinito, la rappresentazione di un tempo limitato e finito. Un ricordo che vive senza che nessuno lo stia effettivamente ricordando.

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Ma il ricordo delle cose le rende reali? I protagonisti di questa antica festa lo sono stati senz'altro: entrare nella registrazione con loro renderà più reale l'ultimo arrivato? Qual è il confine fra il ricordo e la realtà? Domande che nel naufrago generano confusione, in un disperato tentativo di inserirsi in una vita altrui di cui è testimone pur non essendolo stato. Una confusione simile, senz'altro, a quella che vediamo rappresentata in Waking Life, in Donnie Darko o persino in Matrix.

A posteriori, nell'Invenzione di Morel possiamo forse vedere un'anticipazione della moderna smania di riprendersi, di testimoniare la propria presenza in ogni luogo e a ogni evento, di eclissare il mondo esterno fotografandolo non nella sua interezza, ma occupando il campo visivo con la propria faccia entrandovi di prepotenza in un selfie? Immortalare la propria immagine nel ricordo di un altro, però, non ci fa automaticamente diventare parte di quel ricordo: la reazione del naufrago quando finalmente se ne accorge non è l'unica possibile, ma di certo è la più istintiva e comprensibile.