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a cura di Tom's Hardware

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Il naufragio è un simbolo. Il naufrago inizia in una situazione di assoluta solitudine e desolazione; incontra altri esseri umani (che lo sembrino soltanto è irrilevante a questo punto) e tenta di entrare nelle loro vite. Ne scopre una, in particolare, nella cui esistenza tenta disperatamente di farsi strada. Lo sforzo non è ripagato: l'invenzione, vale probabilmente anche per le tecnologie moderne, non permette di far parte della vita di qualcuno semplicemente giustapponendo la propria presenza.

L'interazione è necessaria, e un dialogo non è semplicemente l'accostamento di due monologhi, distanti nei contenuti quanto nella pellicola sono distanti nel tempo. Parlare insieme non basta: bisogna parlarsi l'un l'altro, ascoltarsi l'un l'altro e interagire, cambiarsi a vicenda, avere reciproco effetto sulle proprie esistenze.

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La questione importante diventa allora quella della socialità: quanto abbiamo bisogno degli altri, quanto possiamo vivere senza gli altri, quanto siamo veramente noi stessi in assenza degli altri? Un essere umano da solo con sé stesso non è sufficiente: cerchiamo il prossimo, un contatto, un raffronto e un paragone con noi stessi. Chi è più sfortunato non lo avrà mai, e Faustine si ritroverà perennemente registrata nel suo tentativo di allontanarsi dalla folla.

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Il naufrago vive l'illusione di un'intesa ma vediamo come la vera comunicazione è impossibile. Ci sono gli anni di distanza tra i due personaggi, e lo scambio non è tale, ma solo una comunicazione a senso unico drammaticamente fraintesa.

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Fantafilm

Il film mette sul piatto concetti molto raffinati, complessi. Ci offre l'opportunità di riflettere sul concetto di realtà, su chi siamo e su come esistiamo. Tocca a noi spettatori, come sempre, fare il resto: capaci di guardarci, parlarci, interagire davvero. Non abbiamo alcuna paura della tecnologia, certo, ma spesso e volentieri la nostra vita somiglia molto al discorso del film: proiettarsi in un'esistenza che non è la nostra, diventare un ologramma in mezzo a migliaia di altri ologrammi, partecipare a un dialogo che, in fondo, è solo apparente.

Stefano Paparozzi

Stefano Paparozzi

Stefano Paparozzi nasce a Roma nel 1986. Esordisce vincendo il Premio Robot nel 2015, e pubblica l'anno seguente nell'antologia Dinosauria (Ed. Pendragon). Il suo ultimo romanzo è Madre Nostra, pubblicato a febbraio 2018. Stefano è impegnato anche nella realizzazione dei sottotitoli per la storica serie del 1963/'64 The Outer Limits, mai andata in onda in Italia: li trovate - insieme ad altro - nel suo blog, VersoErcole (Facebook / Twitter).

retrocult

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