Per me va bene così

I segreti e le curiosità, un viaggio in Nuova Zelanda per scoprire come è stato girato il film Lo Hobbit.

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a cura di Andrea Ferrario

Editor in Chief

Per me va bene così

Come avete notato dal racconto del mio "viaggio inaspettato" è stata una scoperta dietro l'altra, dal mangiare fianco a fianco con attori del calibro di Ian McKellen, dal vedere come un'enorme macchina che coinvolge centinaia di persone possa funzionare così bene, allo scoprire come sia tutto così finto (così tanto), alla magia della computer graphics e all'ingegno di tante persone che riescono a lavorare come un'unica grande mente collettiva.

Non tutti i registri si chiamano Peter Jackson, e non tutti possono disporre di milioni di euro per fare un film, e tutto è correlato. Perché gli attori, le attrezzature, gli spazi, i materiali, gli artisti hanno un costo, ed è ovvio che la riuscita di un film dipende anche dalla disponibilità economica, ma non sottovalutiamo la capacità di attori e registi.

Certo dopo questa esperienza, e probabilmente anche per una parte di voi che ha letto queste pagine, guardare "Lo Hobbit" o altri film di questo tipo non sarà più come prima di scoprire tanti dettagli che si celano dietro alla produzione di un film. E dove fino a ieri era ovvio immaginare che alcune scene fossero create digitalmente, per altre si poteva pensare che fossero state girate alla vecchia maniera, e oggi ogni volta che vedo un'armatura o una spada sento il rumore della plastica. Ma un film deve emozionare e solleticare l'immaginazione, e finché quella plastica e quel polistirolo saranno dipinti in maniera impeccabile e tutta la scena sarà reale.. beh, per me va bene così.