Loki: il vero inizio della Fase Quattro dell'MCU

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E venne il multiverso. Non poteva concludersi diversamente Loki, la serie di Disney+ con protagonista il Dio dell’Inganno interpretato da Tom Hiddleston nel Marvel Cinematic Universe, divenuto il nostro punto di vista privilegiato all’interno della creazione del multiverso marveliano al cinema. Che questo tema fosse centrale all’interno della Fase Quattro del MCU non è certo una sorpresa, considerato quanto visto in WandaVision e date le anticipazioni già emerse su Ant-Man and The Wasp: Quantumania, una gustosa anticipazione che ha reso Loki centrale all’interno della nuova dinamica narrativa del MCU. Senza nulla togliere alle due serie precedenti, infatti, è con Loki che vengono gettate le fondamenta dell’impalcatura narrativa della Fase Quattro del Marvel Cinematic Universe, che sin dalla sua presentazione ci era stata presentata come ‘cosmica’.

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Parlando di cosmico, in casa Marvel, si apre a scenari spesso noti principalmente ai voraci lettori di comics, ma che ora, grazie alle produzioni ad alto budget a cui ci hanno abituato dieci anni di MCU, possono diventare scenari finalmente accessibili a un più ampia platea di spettatori. Un cambio di registro rispetto alle avventure più terrene dei Vendicatori, che dopo il loro epico finale in Avengers: Endgame hanno lasciato in eredità a nuovi eroi il compito di mantenere vivo il loro mito. Una missione da compiersi con una nuova coscienza collettiva, passata dalla Battaglia di New York vista in Avengers sino alla comprensione di come ci siano pericoli nello spazio che attendono solo di abbattersi su di noi, Quell’ansia che aveva spinto Stark e Banner a realizzare il progetto Ultron, ora è divenuta la nuova spinta motrice del Marvel Cinematic Universe, un rinnovamento che necessitava di un punto di svolta. osvolto egregiamente da Loki.

ATTENZIONE: quanto segue contiene spoiler sulla prima stagione di Loki

Loki: infinite dimensioni, in infinite combinazioni

Una coraggiosa impresa, degna dei grandiosi propositi di cui il Dio dell’Inganno vaneggia sin dalla sua prima apparizione. Il multiverso non nasce con Loki, ovviamente, era già stato introdotto nell’MCU, basta pensare al dialogo tra Banner e l’Antico in Endgame, ma cioò che mancava era il concretizzare questo concetto, renderlo da ipotesi a pietra angolare del nuovo corso narrativo della saga. Serviva dunque un ‘qualcosa’ che ne fosse piena incarnazione, soprattutto sul piano emotivo. D’altronde, parlando di multiverso difficilmente si può andare oltre aspetti filosofici, che in Loki sono perfettamente incarnati dall’asgardiano interpretato da Tom Hiddleston. La scelta di offrirci un Loki ‘variante’, diverso da quello conosciuto nel corso degli ultimi anni, è una perfetta chiave di lettura di quello che ci attenderà.

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Poche frasi come quella rubata al buon Spock possono spiegare, sul piano narrativo, le potenzialtià di un multiverso. Loki ne è la dimostrazione, ritratto di un personaggio complesso e incapace di trovare la propria natura, da sempre strattonata da emozioni contrastanti. Questo è Loki, villain che lentamente cerca una redenzione, ma che ora, nella serie di Disney+, viene radicalmente cambiato grazie a un interrogativo: quale versione di te vuoi essere? Quesito sottinteso sin dalle prime puntate di Loki, grazie alla scelta di mettere questa variante dell’asgardiano di fronte a quello che sarebbe dovuto essere il suo futuro, mostrandogli dolori e fallimenti che divengono una sorta di catarsi morale che lo porta a scegliere finalmente chi vuole essere. Se filosoficamente questa sua crescita è appassionante, va riconosciuto che la sua liceità poggia proprio sul concetto di multiverso inteso come possibilità infinite, un’occasione di grande libertà ma anche di caos.

E ora, il caos...

Ed è proprio su libertà e caos che si fonda Loki, una contrapposizione ideologica che viene lentamente arricchita e valorizzata, tramite un cast di primo livello che vede in Hiddleston, Sofia di Martino e Owen Wilson degli interpreti impeccabili. La loro caratterizzazione dei personaggi, infatti, non delude mai, è sempre specchio perfetto delle loro emozioni e delle loro frustrazioni, contribuendo a consolidare il mutamento che sta avvenendo nell’MCU. Michael Waldron ha dimostrato di possedere una visione precisa di quanto necessario in questo snodo fondamentale dell’MCU, prendendosi rischi per trasmettere agli spettatori un primo assaggio della follia che ci attenderà nei prossimi capitoli della saga marveliana al cinema.

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Se è vero che WandaVision e The Falcon and The Winter Soldier sono stati i nostri primi, timidi passi nella nuova fase dell’MCU, è altrettanto innegabile che sia Loki a essere il vero spartiacque tra passato e futuro del Marvel Cinematic Universe, è qui che tutto cambia. Wanda e Sam sono stati protagonisti di due produzioni focalizzate principalmente sul presente, su un’evoluzione di due personaggi raccontata tramite una narrazione godibile anche come stand alone, inserita nella contintuity della saga ma senza sconvolgerla. Loki, invece, rivoluziona tutto, gioca sul concetto di tempo lineare e univocità dell’esistenza con la stessa sicurezza con cui nei comics abbiamo visto dilettarsi Busiek, Simonson e Lein, nomi che specialmente per l’ultimo episodio di questa prima stagione andrebbero tributati come i fautori di questo cambio passo dell’MCU.

Un Multiverso di possibilità

È grazie a loro infatti se oggi abbiamo la TVA, Colui che Rimane o Immortus, sono le loro intuizioni  e la loro capacità di rendere questo incredibilmente complesso multiverso temporale una delle attrattive maggiori del Marvel Universe. Attraente ma spesso convoluto, ricco di eventi paralleli di portata cosmica e portatore di confusione che ora si appresta a mettere a dura prova anche gli spettatori dell’MCU. Già in Loki, specialmente in Per tutti i tempi. Sempre, le prime avvisaglie di questa complessità si fanno notare, aggiungendosi ad alcuni aspetti poco chiari della trama orizzontale della serie, non dovuti a una scrittura deficitaria ma conseguenza del tipo di racconto in cui ci si sta addentrando.

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WandaVision e The Falcon & The Winter Soldier, per fare un paragone, erano molto lineari e standard nella loro definizione, nonostante l’esperienza metalinguistica tentata dalla serie dedicata a Scarlet Witch. Loki, invece, unisce a una spettacolarità visiva una ricchezza tematica, che non a caso rende necessario andare oltre il concetto di miniserie, regalando ai fan una seconda stagione. È un passo necessario, motivato non solo dal cliffhanger dell’ultimo episodio, ma dall’esigenza di raccontare al meglio il multiverso marveliano, rendendolo credibile e non un’accozzaglia di fantascientifiche idee.

Motivo per cui si ha la sensazione, in alcuni punti, che la sceneggiatura di Loki sia fragile, lasciando in sospeso qualcosa. A ben vedere, se ragioniamo in termini di una serialità tradizionale, fatta di più stagioni con una trama orizzontale in costante evoluzione, Loki è la più completa delle tre produzioni dell’MCU sinora realizzate. Non si limita a entrare nella continuity, la deve rivoluzionare, con una prima stagione che lascia emergere più domande che risposte, introducendo nuovi personaggi, come Mobius e Sylvie, e dando un volto al futuro villain, Kang, che promette di esser il Thanos della Fase Quattro. Esigenze che portano a dare vita a un ritmo narrativo più pacato, fatto di dialoghi emotivi che trasmettano i mutamenti interiori dei protagonisti, evitando ampollosi sermoni e capace di regalarci uno ‘spiegone’ esaltante e divertente, grazie all’interpretazione impeccabile di Jonathan Mayor.

Sicuramente un’identità narrativa diversa rispetto a WandaVision e The Falcon and The Winter Soldier, ma è anche vero, al netto dei gusti personali, che Loki ha una diversa ragion d’essere all’interno del Marvel Cinematic Universe, una missione che poteva esser affidata solamente al dio asgardiano e alla sua eclettica personalità. Ci si chiede spesso, dopo l’uscita di un film Marvel, come cambierà l’universo degli Avengers, ma dopo aver visto la prima stagione di Loki questo interrogativo diventa ancora più intrigante, perché ora, con un multiverso a disposizione, tutto è possibile.

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