Lost in Space Stagione 3, anteprima della nuova stagione della serie Netflix

Con Lost in Space Stagione 4, la saga della famiglia Robinson pronta a concludersi su Netflix.

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a cura di Manuel Enrico

Nel palinsesto di Netflix, la fantascienza ha sempre rivestito un’importanza rilevante. Dirlo oggi che il servizio streaming ha perso una produzione di rilievo come The Expanse e Star Trek: Discovery, migrata ora su Pluto TV come vi abbiamo raccontato nell’anteprima dei due episodi della quarta stagione, soprattutto ora che ci apprestiamo a salutare un’altra delle serie sci-fi del servizio di Reed Hastings: Lost in Space. Probabilmente non una delle offerte più note del canale, soppiantata da nomi altisonanti come Altered Carbon, ma questo remake di una popolare serie della tradizione seriale americana ha saputo dimostrare un proprio fascino, semplice ma evidente.

La serie di Netflix, infatti, è il remake di una popolare serie tv americana di fantascienza, andata in onda dal 1965 al 1968, nota in Italia come Perduti nello spazio. In un periodo in cui la fantascienza americana era stimolata dalla paura dell’atomica e di mutanti (come nel celebre Cittadino dello spazio) o dalle atmosfere più inquietanti di Ai confini della realtà, Lost in Space si caratterizzava come una sci-fi più leggera, avventurosa e con un pizzico di ironia. Per l’epoca, Lost in Space fu una fantascienza diversa, una qualifica che mantenne sino all’arrivo della serie fantascientifica per eccellenza, Star Trek.

Lost in Space: rotta verso Alpha Centauri

A rendere complesso il viaggio della famiglia Robinson tra le stelle è stato, inizialmente, il sentore che la produzione non avesse ben chiaro in che direzione spingersi. La prima stagione di Lost in Space, infatti, sembrava priva di un equilibrio che ne definisse l’identità, lasciando allo spettatore la sensazione di essere di fronte a un prodotto promettente, ma acerbo, incapace di trovare la giusta alchimia tra le diversi componenti narrative. Family drama dalle tinte teen ed esplorazione fantascientifica si confondevano con poca lucidità, lasciando emergere crepe in fase di scrittura, che venivano comunque perdonate in virtù di un concept narrativo avvincente e capace di dare nuova grinta a uno dei temi classici della sci-fi.

Questa visione confusa di Lost In Space era, a ben vedere, riprova del DNA della serie. Condensare in pochi episodi questa caratterizzazione familiare, inserendola in un contesto di esplorazione cosmica volta a cercare una nuova casa per la razza umana, ha costretto gli sceneggiatori a incastrare l’approfondimento dei personaggi all’interno di dinamiche dal ritmo accelerato, che spesso sacrificando la personalità dei Robinson e dei loro compagni di avventura, le vere vittime della prima stagione. Una debolezza che anche gli sceneggiatori devono avere intravisto, considerato come la seconda stagione abbia dato maggior spazio a tutti i componenti di questa epopea spaziale.

Ha sicuramente aiutato in questo una gestione della trama orizzontale più definita, capace di sviluppare i punti fermi della prima stagione di Lost in Space all’interno di una narrativa coesa e lineare, che ha dato struttura all’intera serie. Se nella prima stagione aveva un’idea generale della missione dei Robinson, ossia colonizzare insieme ad altri astronauti Alpha Centauri, l’avere ritrovato i propri compagni ha consentito di dettagliare con più cura questo incarico, creando un corpus narrativo più avvincente e appassionante. Occasione sfruttata egregiamente per sviluppare anche i villain della serie, ossia la razza meccanica cui appartiene Robot, l’amico metallico di Will Robinson che ha aiutato in diverse occasioni l’intrepida famiglia.

I dubbi sulla prima stagione di Lost in Space sono stati abbondantemente fugati con gli episodi del successivo capitolo. Il ruolo della famiglia Robinson, anche in questa nuova stagione, rimane centrale, ma viene mitigato in favore di una maggior caratterizzazione di altre figure, che pur non diventando di primo spicco, diventano comunque ingranaggi essenziali per la trama della serie, che riavvicinando i Robinson al resto dei colonizzatori umani ritrova un tratto essenziale della fantascienza d’avventura, la scoperta. Aspetto che viene sviluppato parallelamente alla definizione del pericolo costituito dalla razza di esseri sintetici, che culmina con il cliffhanger finale: la separazione della famiglia.

L'ultima avventura della famiglia Robinson

La seconda stagione di Lost in Space, infatti, terminava con gli adulti che scelgono di dare una speranza ai propri figli, facendoli fuggire a bordo della Jupiter 2, guidati dai tre ragazzi Robinson, Judy (Taylor Russel), Penny (Mina Sundwall) e Will (Maxwell Jenkins). Accompagnati da Robot, questi tre ragazzi sono la guida di 97 giovani coloni, destinati a essere la speranza finale di colonizzare Alpha Centauri.

Da questo spunto prende il via la terza e ultima stagione di Lost in Space, in arrivo su Netflix dal 1 dicembre. Abbiamo avuto la possibilità di vedere in anteprima i primi quattro episodi dell’ultima stagione, ritrovando i Robinson in una situazione decisamente complessa.

Penny, Judy e Will sono atterrati su un pianeta sconosciuta assieme agli altri 97 ragazzi, dopo che la loro nave è rimasta danneggiata. L’unico obiettivo dei giovani sopravvissuti, guidati da Judy, è quello di riparare il loro vascello per riprendere la rotta verso Alpha Centauri, nonostante sentano la mancanza dei genitori. Questi ultimi sono alle prese con una disperata lotta per la sopravvivenza, nel tentativo di raggiungere la destinazione del loro viaggio senza farsi scovare dalla razza robotica, intenzionata a scovare l’anello mancante per adempiere la propria programmazione: Will Robinson.

Il primo arco narrativo della stagione finale di Lost in Space ci riporta in modo inequivocabile nelle dinamiche tipiche delle serie. L’iniziale separazione dei due gruppi umani consente alla serie di muoversi su due piani narrativi caratterizzati da due linguaggi diversi, in cui il gruppo di giovani sopravvissuti risulta valorizzato da una tipica dinamica da teen drama, che viene ben intrecciata al contesto sci-fi generale della serie. La lotta per la sopravvivenza lascia spazio all’emergere di amori e delle conseguenti gelosie, ben affrontate dalla sceneggiatura, che non perde di lucidità nel ricordare allo spettatore la missione principale.

Una visione che premia la caratterizzazione dei personaggi, in particolare Judy. Responsabile dei sopravvissuti, Judy diventa non solo il fulcro della giovane comunità, ma viene ulteriormente impreziosita da una sottotrama personale che, gestita in modo accorto, consente di inserire una nuova figura che potrebbe rappresentare un aspetto importante di questa ultima stagione. Judy, a ben vedere, è la protagonista dei primi due episodi, un centro emotivo attorno a cui gravitano gli altri due fratelli, maggiormente sfruttati nelle precedenti stagioni e quindi più definiti. Will, in particolare, porta sulle spalle la consapevolezza di essere il fine ultimo della ricerca dei robot, una nozione che lo porterà a sviluppare piani per mettere al sicuro la propria famiglia.

Questi primi quattro episodi, nonostante venga dato spazio anche ai membri più adulti della spedizione umana, si focalizza emotivamente in particolare sui giovani Robinson. Anche quando l’attenzione viene spostata su Maurine (Molly Parker) e John (Toby Stephen), la definizione emotiva degli adulti viene subordinata alla progressione della storia, con un lieve accenno alle ansie e rimpianti di Maurine e John. Solo al termine della frenetica sequenza composta dai quattro episodi iniziali, si inizia a delineare una maggior rilevanza degli adulti, precedentemente rappresentati degnamente dalla Smith di Parker Poswy, il personaggio più riuscito all’interno della serie.

Lost in the Space mantiene inalterata la sua cura realizzativa sul piano visivo. Tratto da sempre apprezzabile della serie è sempre stata la gestione dell’aspetto tecnologico, con un design futuristico credibile, valorizzato da un comparto di effetti speciali ben realizzato, che contribuisce a sentirsi parte di questa avventura futura. Quando visto nei primi quattro episodi della terza stagione di Lost in Space lascia presagire che il capitolo finale della storia della famiglia Robinson possa riservarci un epilogo avvincente.