Made in Abyss: l'inganno dei bambini "carini e coccolosi"

Qual è l'inganno di Made in Abyss? Scopriamo un'opera controversa, che dietro uno stile dolce e bambinesco nasconde tanta oscurità.

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a cura di Livia Soreca

Made in Abyss è senza alcun dubbio una delle opere più seguite negli ultimi tempi, nel panorama giapponese. A metà strada tra azione, mistero e thriller, il manga di Akihito Tsukushi è ancora in corso e conta, finora, appena 11 volumi. L'anime, nato nel 2013 ma arrivato in Italia nel 2017, consta di due stagioni e un lungometraggio, Made in Abyss: Dawn of the Deep Soul (2020), tutti prodotti dello studio d'animazione Kinema Citrus disponibili in streaming su Prime Video - recuperate il nostro articolo con I Migliori Anime su Prime Video. Lo stile dell'anime riprende davvero fedelmente quello originale, conservando quei disegni puliti, quelle forme tondeggianti e quasi bambinesche che contraddistinguono l'opera, eppure questa non ha affatto come target i più piccoli. L'inganno di Made in Abyss è tra i più subdoli mai perpetrati. Cosa si cela dietro il dolce tratto di Tsukushi e, allo stesso modo, quello di Kinema Citrus?

Made in Abyss: l'inganno dei bambini "carini e coccolosi"

Made in Abyss: un viaggio dantesco

Tra i motivi per guardare Made in Abyss, spicca subito il suo forte carattere avventuroso. La piccola Riko e il suo nuovo amico Reg, un curioso bambino-robot dalle origini ignote, intraprendono un viaggio per discendere l’Abisso, una profondissima voragine al centro della città di Orth, oggetto di studi ed esplorazioni da tempo immemore. Spinti dalla voglia di ritrovare Lyza, madre di Riko, e di scoprire i segreti dell’Abisso, si incamminano verso scoperte e sorprese inimmaginabili, spesso fuori dalla loro portata.

Il primo inganno di Made in Abyss è quello di far credere al proprio pubblico che l'avventura dei due giovani protagonisti possa essere unicamente un viaggio all'insegna della curiosità e della scoperta, con pericoli sempre pronti ad essere affrontati e superati. Nulla di più lontano da ciò che la storia di Tsukushi si rivela dopo un po'.

L'Abisso, composto da 7 strati, è simbolo di una lunga e faticosa discesa verso le profondità, un viaggio vero e proprio che diventa portavoce di un percorso anche e soprattutto simbolico. Si tratta di una peregrinazione verso le origini, il punto più basso e nascosto della Terra da cui, probabilmente, qualcosa ha avuto inizio. Ma è anche il luogo più oscuro, centro di misteriosi segreti da svelare; il posto in cui Riko e Reg potrebbero trovare le risposte alle loro domande, e che mette alla prova tutti i viandanti.

Una vera discesa negli Inferi

La stratificazione dell'Abisso e la sua progressiva pericolosità ricordano molto l'Inferno di Dante Alighieri. Il regno di Lucifero, secondo la Divina Commedia, è formato da 9 cerchi, ognuno dei quali regolato da leggi proprie indissolubili, dettate da una forza superiore, che stabiliscono di volta in volta il diverso castigo per i peccatori. La voragine infernale mostra a Dante e a Virgilio la propria cupezza a partire dal sesto, oltre il fiume Stige. Qui sorge la Città di Dite, difficile da valicare in quanto sorvegliata da diavoli.

Curiosamente, anche in Made in Abyss l'oscurità comincia a prevalere su tutte le creature specialmente a partire dal sesto strato, in cui è ambientata l'intera seconda stagione. Qui si erge il Villaggio dei Residui, luogo apparentemente impenetrabile che nasconde una triste storia di violenza, morte, vendetta e punizione. Un grande Inferno, a modo suo, con leggi proprie da cui non si può fuggire. Anche questo, in fin dei conti, ha una connotazione che potremmo definire divina, tant'è che sin dai primi episodi si parla di un vero e proprio Culto dell'Abisso come fosse una grande entità.

C'è molta crudezza nel mostrare come i corpi dei personaggi siano attaccati dalle forze oscure che vivono nell'Abisso, tra cui la cosiddetta Maledizione; si tratta di scenari non troppo dissimili a quelli spesso descritti nell'Inferno. Anche dai disegni della voragine che sorge sotto la città di Orth, è possibile notare un'incredibile somiglianza con le raffigurazioni del mondo dantesco. La mappa dell'Abisso che spesso appare nel manga, e ancor più nell'anime con l'uso del colore, ricorda la famosa rappresentazione di Botticelli.

Tsukushi nel segno di Tezuka: le influenze di Astro Boy

Made in Abyss è un'opera piena di citazioni ad opere più o meno lontane. De da un lato, dunque, si rifà ad un immaginario classico e canonico come quello di Dante, dall'altro è evidente una contaminazione strettamente legata alla tradizione giapponese e al modo dei manga e degli anime. I primi segni del carattere profondamente violento dell'opera sono da ricercare in Dawn of the Deep Soul, lungometraggio essenziale che, come mai prima d'ora, sceglie di mettere da parte qualsiasi tentativo di edulcorare l'immaginario di Tsukushi.

Il personaggio di Reg è forse quello più amato ma anche quello più bistrattato all'interno del racconto. Ignaro delle proprie origini, egli ricorda soltanto il suo nome e si unisce a Riko per discendere l'Abisso, proteggendo entrambi con le sue capacità di combattimento. La sua natura apparentemente robotica, infatti, gli permette di possedere un braccio di metallo, in grado di allungarsi a dismisura e di sparare potenti colpi contro le creature nemiche che ostacolano il cammino.

Questo personaggio metà umano metà robot ricorda qualcuno. Per certi versi, Reg riprende molto l'idea nata intorno al personaggio di Astro Boy, protagonista dell'omonimo manga di Osamu Tezuka edito nel 1952. In Italia, Panini Comics ne crea un'antologia in 5 volumi tanti anni dopo, nel 2010. Chi è Astro Boy? Un bambino robot dai sentimenti umani, creato dal dottor Tenma, con le sembianze di suo figlio morto. Mentre trascorre la propria vita insieme ai suoi coetanei, combatte contro i nemici che minacciano la Terra.

Reg e Astro Boy a confronto

Seppur con un diverso aspetto e nati in contesti distanti tra loro, i due personaggi offrono un interessante confronto, accomunati da una simile natura. Si sa ancora poco di Reg, la seconda stagione è in grado di dare qualche indizio che, in ogni caso, non permette ancora di decifrare le sue criptiche origini. Il gusto per la tecnologia e per i robot, oggetto d'attenzione sin dal millennio scorso, investe tante opere. La produzione di anime e di manga, dagli anni di Astro Boy fino ad oggi, vede tanti personaggi con simili caratteristiche: si ricordano il gatto spaziale Doraemon o la cibernetica Arale creata dal Dottor Slump.

Ma la creatura di Tezuke, madre di tutte le altre, è il più diretto riferimento per Made in Abyss. Un bambino dal viso tondeggiante, dolce, rassicurante; uno stile quasi bambinesco come quello di Tsukushi, anche se differente nella sua estetica, fortemente legato all'iconografia del passato. Con i suoi stivali lanciafiamme vola e fronteggia i suoi nemici difendendo il pianeta; più avanti lancerà potenti fasci di luce dalle braccia, proprio come Reg. Un piccolo eroe dell'età atomica, inserito in un contesto fortemente legato al Secondo Dopoguerra.

Spesso la storia raccontata da Tezuke si tinge di sfumature d'orrore, con immagini forti. Astro Boy, come Reg, possiede sentimenti umani, reali, che pongono lo spettatore in uno stato di forte empatia. È per questo che vedere il piccolo robot attaccato a strani macchinari, vittima di esperimenti e circondato da occhi indiscreti e invadenti, suscita un senso di disagio, di malessere. Anche Made in Abyss ripropone un simile scenario, che in Dawn of the Deep Soul è sconvolgente e con un'intensità a dir poco disturbante.

Quella strana ossessione per gli orfanotrofi

L'inganno di Made in Abyss non finisce qui. Prima del lungo e pericoloso viaggio verso i meandri dell'Abisso, e ancor prima dell'incontro con Reg, il pubblico conosce la piccola Riko. Ella vive insieme ad altri bambini nell'orfanotrofio Belchero ad Orth. In questa vera propria scuola, i più piccoli sono addestrati per diventare Esploratori. I Fischietti Rossi, proprio come la protagonista, possono raggiungere il primo strato e cercare i cosiddetti Artefatti, così da poterli vendere per accrescere le finanze dell'orfanotrofio.

Riko trascorre qui tutta la sua infanzia, tant'è che non ha alcun ricordo della madre Lyza. È cresciuta per essere una bambina super intelligente, così tanto da poter già badare a sé stessa attraversando una voragine profonda almeno 20.ooo metri. Una narrativa davvero surreale, eppure un topic assai gettonato quello dei piccoli orfani dalle capacità sorprendenti. Questi presupposti, infatti, non sono poi così dissimili ad un'altra opera, ambientata proprio in un orfanotrofio. Il noto titolo è The Promised Neverland.

Il manga di Kaiu Shirai, illustrato da Posuka Demizu, si conclude nel 2020 in 20 volumi. L'anime di CloverWorks arriva prima su VVVVID poi su Prime Video, compiendosi in poco tempo in due stagioni, accolto con titubanza dalla critica e dai fan. EmmaRay e Norman vivono in un orfanotrofio insieme ad altri bambini più piccoli. Sono inseriti in un programma di studio che permette loro di divenire super intelligenti, mentre nel tempo libero i giovani orfani si dedicano alle attività quotidiane, supervisionati da una donna che chiamano Madre. Ogni tanto qualcuno lascia questa grande dimora senza fare ritorno, ma quelle che sembrano normali adozioni si rivelano essere qualcosa di terribile: alcuni Demoni si nutrono della loro carne. Emma e i suoi amici cercheranno un modo per fuggire.

La fiducia negli adulti: un altro inganno di Made in Abyss

In The Promised Neverland, così come in Made in Abyss, il mondo apparentemente idilliaco dell'orfanotrofio è disturbato e rovinato da tutto ciò che sussiste fuori da quella piccola realtà. Dietro l'innocenza si cela una macchia d'orrore, e man mano che si procede con la narrazione si assistono a scene più crudeli, spietate. Anche qui lo stile del disegno gioca un brutto scherzo, sortendo un effetto non dissimile al grande inganno di Made in Abyss. Il dolore che si prova entrando in questi due mondi comparati sta nel vedere come l'adulto, quello più crudele, sia in grado di sfruttare la bontà, l'ingenuità dei bambini, i quali si fidano di lui in quanto unica figura di riferimento in mancanza della propria famiglia.

È un tema che ritroviamo soprattutto in Dawn of the Deep Soul: la storia di Nanachi e Bondrewd, colui che ha tradito e ingannato lei e i suoi compagni. Ancora, nella seconda stagione, la Ganja, squadra suicida alla ricerca della Capitale Dorata, sembra l'unica dimora per Vueko, nuovo personaggio la cui fiducia per la figura paterna è stata duramente messa alla prova. Così come in The Promised Neverland e simili opere, Made in Abyss dimostra, con estrema schiettezza, che male non risparmia proprio nessuno, nemmeno i bambini.