Magic Mike - The Last Dance, recensione: la danza come voce e rivincita

Magic Mike - The Last Dance è un film irriverente che conserva la sua precedente identità, cercando d'inserirla in un ragionamento più ampio.

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a cura di Nicholas Massa

La danza è un elemento imprescindibile della storia umana, qualcosa che appartiene alle culture di tutto il mondo fin dalla preistoria, giocando di volta in volta un ruolo differente in relazione al momento storico e al contesto in cui si presenta. Magic Mike - The Last Dance, nel ritornare sul personaggio che tutti conosciamo, cerca fin dall’inizio di ampliare la portata della sua narrazione agganciandosi a riflessioni di questo genere.

Il significato del danzare, in questa ormai saga, ha assunto significati estremamente soggettivi il più delle volte, anche se le metodologie di rappresentazione filmica hanno sempre cercato di elevare la situazione, in qualche modo. Nel nuovo film di Steven Soderbergh, in uscita il 9 febbraio, si parte da un ragionamento più grande che sfrutta elementi più piccoli per far divertire il pubblico in sala ed trasformare, in qualche modo, il peso del materiale in scena. Così Magic Mike - The Last Dance non diventa solamente l’ennesima esperienza eccitante fatta di omaccioni e provocazioni, ma anche contorto tentativo di mettere in scena il percorso di una donna che tenta di emanciparsi, passando per una strada del tutto inaspettata e abbastanza forzata per certi versi.

Magic Mike - The Last Dance, casualità e arte

La storia di Magic Mike - The Last Dance è quanto mai semplice un po' forzata nell'insieme, nel modo in cui delinea soprattutto le sue dinamiche chiave. Quando Mike Lane (Channing Tatum) vede andare in fumo i suoi sogni e decide di ripiegare in qualche lavoretto per tirare avanti (se interessati a recuperare altri film dell'attore li trovate su Netflix). Fra questi lo vediamo lavorare come bar tender a un lussuoso evento di beneficenza in cui incontra una sua vecchia cliente. Questo evento è stato organizzato da Maxandra Mendoza (Salma Hayek), una donna molto ricca e potente, anche se il suo status deriva da un matrimonio che sembra in procinto di finire a breve (la Hayek ha fatto parlare di sé anche con il lavoro in House of Gucci, che potete recuperare facilmente su Amazon). Lei e Mike entrano in contatto a fine serata, e lei gli chiede un favore: un’ultima danza privata (l’invitata che Mike stesso ha incontrato ha parlato con Maxandra di lui consigliandoglielo). Dopo qualche titubanza Mike accetta e, da quell’ultimo ballo scaturiranno tutti gli eventi successivi del film.

Maxandra vede qualcosa di speciale in Mike, non solamente sesso o eccitazione, ma un vero e proprio dono, un talento che è convinta di poter sfruttare e far sbocciare a dovere, ma lui deve accettare di seguirla a Londra. Ritrovandosi con lei in uno dei teatri più antichi del posto, Mike dovrà lavorare a uno spettacolo teatrale rivoluzionando da cima a fondo una delle storiche piece inglesi con… il suo specialissimo tocco.

Cambiare qualcosa per davvero

Magic Mike - The Last Dance non è solamente la storia del talento del suo protagonista e del modo in cui, ancora adesso, riesce a stregare gli appartenenti del sesso opposto, in questa pellicola si è voluto dare molto spazio alla dimensione familiare di Maxandra, alla sua realtà personale in contrapposizione a quello che avviene sul palco. Lei è una donna vincolata al potere da un matrimonio infelice. Questa condizione la opprime e definisce continuamente il modo in cui il prossimo la vede (i suoi amici, conoscenti e sottoposti). La sua stessa identità, quindi, cerca una sorta di via d’uscita, una ribellione che vuole concretizzarsi con il lavoro insieme a Mike. 

L’emancipazione di una donna oppressa da un matrimonio infelice, quindi, in relazione a uno spettacolo che vuole scuotere la morale benpensante londinese, diventando ben preso la voce di questa donna e delle altre lì presenti.

Muoversi come l’acqua piovana

Un messaggio sicuramente interessante quello alla base di Magic Mike - The Last Dance, se non fosse per la leggerezza della sua scrittura. Molti degli sviluppi di questo film lasciano il tempo che trovano in termini di logica, sfruttando un umorismo che gioca con gli spettatori, anche se fin troppo abusato in certi casi. La regia di Soderbergh sfrutta a pieno la fisicità dei suoi protagonisti, cercando continuamente d’inserire nella trama sviluppi moderni e ben studiati (in termini concettuali), pur senza troppo approfondire le motivazioni di fondo dei suoi personaggi.

Conosciamo Max, conosciamo sua figlia e il “maggiordomo” inglese, brillante e con la battuta pronta, conosciamo le ragioni di questa donna e la sua sofferenza celata da una maschera di sicurezza e denaro, conosciamo il contesto… eppure non conosciamo mai le ragioni di Mike, almeno fino alla fine. Magic Mike - The Last Dance riprende in mano un protagonista che conosciamo bene e lo trasforma prima in una sorta di gigolò artista (nel modo più forzato possibile) e poi in un regista/ballerino che esprime se stesso sfruttando una fisicità con finalità strettamente sentimentali. Non fraintendete, nel suo insieme si tratta di un film che fa esattamente quello che deve fare: divertire. Si prende i suoi tempi, scherza continuamente su se stesso, e cerca di distinguersi con una narrazione che attinge dalla dimensione macro (la storia della danza ecc.ecc., sempre abbozzata) per approfondirne il potere in un contesto micro. Non un capolavoro, ma una storia che, anche se sembra non prendersi sul serio, ci crede in quello che può offrire, pur con tutte le problematiche e gli elementi abbozzati che si trascina dietro.