Master of None, i sogni della Generazione Y

Lanciata quasi in contemporanea con Netflix Italia, Master of None è una miniserie comica ben fatta e soddisfacente, con qualche sperimentazione particolarmente riuscita. Il giovane comico Aziz Ansari propone un affresco interessante della sua generazione, in costante bilico fra età adulta e passioni giovanili.

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a cura di Andrea Balena

Crescere non è mai semplice. Specialmente quando occorre lasciare il nido familiare alla ricerca della nostra strada nel modo, lavorativa o affettiva che sia. Se poi si vive in una società sempre più caotica, con pochi punti di riferimento e certezze sociali a cui aggrapparsi, diventa davvero difficile emergere e realizzarsi.

Master of None Poster

A partire dagli anni '80, le generazioni più giovani hanno assistito a un completo stravolgimento dei ritmi di vita, che si andavano sempre più a intrecciare con quelli delle macchine e del sempre più onnipresente Internet, fino alla possibilità di "narrarsi" attraverso il web. A partire da questi anni e con l'arrivo dei videogiochi è stato possibile estraniarsi dalla realtà e dedicare maggior tempo in un mondo virtuale decisamente più semplice da gestire. Queste persone, che ora sono neotrentenni, sono comunemente definite la Generazione Y.

Aziz Ansari è un giovane comico americano di origini indiane e rientra pienamente in questa categoria sociale. Dopo molti anni passati interpretando ruoli minori in vari serial e tour comici, con il patrocinio di Netflix ha realizzato la sua opera prima. Master of None è una miniserie dramedy incentrata sul suo alter ego fittizio chiamato Dev, il quale condivide però gran parte del carattere e delle idee dell'originale. Prendendo ispirazione dal lavoro del suo collega Louis C.K., Ansari ha messo a punto un modo originale e innovativo per mostrare la sua sfera emotiva al pubblico, e ci ha regalato una miniserie che diverte e fa riflettere.

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Il Dev della finzione scenica è un attore di spot televisivi. Non è certamente belloccio, ma grazie alla sua innata simpatia riesce sempre a guadagnarsi da vivere. La sua vita scorre liscia e tranquilla, fra giri nei bar con i suoi amici del cuore e occasionali appuntamenti dagli esiti assurdi. Questo idillio viene però messo in discussione quando si rende conto di aver raggiunto i fatidici trent'anni. Mentre i suoi conoscenti si sono già sposati e hanno figli, Dev vede sé stesso sempre più come un "maestro del niente", che vive alla giornata senza riflettere troppo sul suo futuro, senza aver mai combinato qualcosa nella sua vita.

Master of None funziona proprio per l'intimità e onestà con cui Ansari ha imparato a raccontarsi lungo le 10 puntante della serie. A prima vista il suo bisogno potrebbe essere considerato come puramente riproduttivo, legato al desiderio di trasferire a qualcuno le proprie conoscenze e il proprio essere. In realtà, quella di Aziz è più una necessità di autorealizzarsi, di uscire da quel baratro di indifferenza e noia esistenziale in cui i suoi coetanei spesso cadono. È in quella fase della vita che gli psicologi definiscono come "adultescenza", nella quale i tempi di realizzazione personali e di crescita si dilatano e il termine ultimo per essere degli adulti pienamente responsabili si allontana sempre di più.

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Le mini storie autoconclusive scritte dall'autore sono incentrate su tanti aspetti della vita: storie normalissime come la ricerca di un rapporto più adulto con i suoi genitori o la ricerca di una relazione stabile sono narrate in un modo assolutamente frizzante e non convenzionale, ad esempio riuscendo a trasformare una trita e ritrita storia extraconiugale in una situazione esilarante. Misteriosamente, Ansari riesce a ridonare a queste vicende, veri e propri cliché dalla narrazione, una loro dignità e intimità, con personaggi che riescono spesso a districarsi da un semplice ruolo di macchiette per diventare tridimensionali e persino in grado di dare consigli all'insicuro protagonista.

Un'altra forza dello show è lo stile narrativo, ben lontano dalle comedy più semplici del genere che lascia molto spazio alla sperimentazione di tematiche e sceneggiature differenti. Lo possiamo vedere nella puntata Indians in Tv, che approfondisce e deride gli stereotipi e pregiudizi dell'industria televisiva verso le minoranze etniche, oppure in Mornings, che segue la relazione sentimentale di Dev con l'incantevole Rachel senza mai uscire dalle quattro mura domestiche.

La serie si dimostra una visione piacevole e leggera, che molto probabilmente lascerà un segno sui più giovani e sui coetanei di Aziz: lui parla principalmente a loro, facendo passare un messaggio chiaro e ben narrato sull'importanza e la necessità di crescere e maturare. Ma allo stesso tempo di non dimenticare la gioventù e i sogni nel cassetto.

In attesa della seconda stagione (che potrebbe essere ambientata in Italia, visto l'amore del comico per il nostro paese!), potrete recuperare facilmente la prima su Netflix, nella sezione degli Original.