Master of None S02, l'amore fra pasta e TV spazzatura

Il comico Aziz Ansari ci propone la seconda stagione della sua serie televisiva, ancora più intima e personale, dove mette in scena il conflitto fra gli affetti personali e la carriera professionale. Con in mezzo una gita nel Bel Paese.

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a cura di Andrea Balena

La prima stagione di Master of None si rivelò essere una piacevole e inattesa sorpresa nel panorama televisivo, specialmente per essere stata l'opera prima del giovane comico indiano Aziz Ansari, un vero volto nuovo nell'industria. La critica (compresi noi) ha promosso a pieni voti il suo lavoro, considerandolo il giusto proseguimento del filone di comedy televisive con un'impronta più autoriale, del quale l'oramai classico Louie è il capostipite. Dopo quasi due anni di lavori, dovuti anche al momentaneo trasferimento di Ansari in Italia, finalmente la seconda stagione è arrivata lo scorso 12 maggio, sempre nella categoria Netflix. E si rivela nuovamente un piccolo gioiello seriale.

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Non abbiamo citato il prolungato viaggio dell'attore nel nostro paese senza motivo: anche il suo alter ego televisivo Dev riprende la storia nella città di Modena, impegnato in un apprendistato in un pastificio locale. Infatti dopo gli eventi finali della scorsa stagione, il Nostro decide di concedersi un periodo sabbatico dalla caotica New York per concentrarsi su una scuola culinaria e per riflettere sul suo percorso professionale. Master of None si riconferma una serie che parla di formazione e di esplorazione personale, che vuole affrontare questioni e domande martellanti comuni a molti giovani senza tuttavia imporre una morale ben precisa. Darci una lezione di vita non è nei piani di Dev/Aziz, che fa già fatica a mettere ordine nella sua.

La narrazione delle vicende italiane è tra le migliori mai apparse sul piccolo schermo: a differenza di film o importanti produzioni che tendono a soffermarsi sugli incantevoli paesaggi - e troppo spesso indugiano su stereotipi un po' macchiettistici - l'occhio più attento di Ansari riesce a fornire un quadro molto più profondo, che mette in risalto i contrasti del nostro paese e dei nostri connazionali, aspetti che solo un residente riesce a notare. Il protagonista non nasconde il suo amore viscerale per la nostra produzione cinematografica, fino ad omaggiare visivamente molti film italiani del neorealismo, con un occhio di riguardo alla carriera di Federico Fellini. Non mancano comunque ampie riprese delle campagne emiliane e delle stradine dei paesini, in mezzo alle quali Dev e il suo amico Arnold finiscono inevitabilmente incastrati con la macchina!

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Ma il soggiorno italiano non dura molto, e si torna presto nella tentacolare metropoli statunitense. Sappiamo tutti come la Grande Mela sia un scenario potenzialmente infinito per storie di ogni genere, e Aziz mette in scena in ogni puntata una tematica differente per esaltare la pluralità di voci, credi religiosi e generazioni che si intrecciano anche in un singolo quartiere. Sono anche gli episodi dove l'autore si mette dietro la macchina da presa e ci regala interessanti idee sperimentali, come nell'episodio First Date, nel quale accompagniamo Dev nello stesso identico appuntamento ripetuto più volte con donne diverse; oppure in Thanksgiving, dove invece ripercorriamo la storia dell'amica Denise e di come la sua famiglia affronta la notizia della sua omosessualità, ogni volta casualmente riuniti al tavolo del Ringraziamento.

Ma la stagione si concentra prevalentemente su una tematica in particolare: la difficoltà di Dev nel coniugare la sua vita sentimentale con la sua carriera nel mondo dello spettacolo. In particolare, l'impossibile cotta d'amore per l'italianissima Francesca (interpretata da una incantevole Alessandra Mastronardi) è l'elemento più approfondito dalla sceneggiatura, specie nel rappresentare le mille turbe mentali del protagonista. La chimica fra i due attori funziona e si evolve di pari passo con la loro intesa, in alcune scene esteticamente bellissime, come quella del ballo sotto le note di Un anno d'amore di Mina.

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La riflessione sul mondo del lavoro verte invece sul discutibile impiego di Dev presso un'emittente televisiva di programmi di cucina. Le incomprensioni e i contrasti con il produttore sono all'ordine del giorno, e in più di un'occasione il comico è costretto a tornare sulle sue decisioni. Il rapporto con il datore di lavoro Cheff Jeff (interpretato da Bobby Cannavale di Vynil) diventa un elemento centrale della trama, e mostra in maniera esaustiva come in questo settore le persone non sono quasi mai come appaiono su schermo.

La seconda stagione di Master of None conferma la straordinaria bravura di Ansari nel rappresentare i drammi delle nuove generazioni con una visione e un registro inediti. Le disavventure quotidiane di Dev Shah sono le stesse di tutti coloro che rientrano nella categoria dei millennials, termine che ha assunto una connotazione dispregiativa per la stampa di tutto il mondo. Una categoria di sognatori, che guardano con occhi ingenui la realtà che li circonda ma allo stesso tempo la comprendono con estrema chiarezza.